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Nicaragua, parole sotto sequestro: Bibbie e giornali vietati alla frontiera.

Il governo Ortega-Murillo rafforza i controlli ai confini: stop a libri, riviste, quotidiani, fotocamere e droni. ONG e media indipendenti denunciano un nuovo giro di vite su libertà religiosa e informazione.

Nicaragua, parole sotto sequestro: Bibbie e giornali vietati alla frontiera.

Alla frontiera nicaraguense non si fermano più soltanto le persone. A essere trattenute, controllate e talvolta respinte sono anche le parole, le immagini e le storie contenute in una valigia. Libri, giornali, riviste, Bibbie, ma anche fotocamere e droni finiscono sotto la lente delle autorità, trasformando un normale ingresso nel Paese in un atto di selezione preventiva di ciò che può circolare. Un segnale che va oltre la semplice prassi doganale e che racconta, ancora una volta, l’irrigidimento del controllo esercitato dallo Stato nicaraguense sull’informazione e sulla libertà di espressione.

Se la carta stampata diventa “sensibile”, allora qualsiasi racconto, analisi o cronaca proveniente dall’esterno può essere percepita come una minaccia. Vietare l’ingresso di testi religiosi e informativi significa esercitare un controllo preventivo sul flusso di parole, prima ancora che esse possano circolare all’interno del Paese.

La misura è emersa in modo concreto attraverso avvisi affissi nelle aree di partenza di una delle compagnie di autobus più utilizzate sulla rotta tra Costa Rica e Nicaragua. Si tratta della Tica Bus, che collega San José a Managua. La regola viene sintetizzata senza ambiguità: non è consentito l’ingresso di Bibbie, giornali, riviste e libri di alcun tipo.

Fotocamere e droni: il controllo delle immagini

A rendere la vicenda ancora più significativa è la presenza, nella lista degli oggetti vietati, di fotocamere e droni. Il divieto non riguarda quindi soltanto ciò che si legge, ma anche ciò che si può documentare. Limitare l’accesso a strumenti di ripresa significa incidere sulla possibilità di testimoniare, raccontare e mostrare ciò che accade all’interno del Paese, rafforzando il controllo sulla narrazione ufficiale.

La cornice politica del potere Ortega-Murillo

Il Nicaragua è guidato dal fronte sandinista con Daniel Ortega e Rosario Murillo al vertice del potere. Negli ultimi anni, secondo numerosi osservatori internazionali e organizzazioni per i diritti umani, lo spazio civico si è drasticamente ridotto. Media indipendenti sotto pressione, ong chiuse, oppositori e voci critiche costretti all’esilio hanno disegnato un quadro di progressiva concentrazione del potere. In questo contesto, un divieto alla frontiera appare come un tassello coerente di una strategia più ampia di filtraggio delle idee.

Libertà religiosa sotto condizione

L’organizzazione Christian Solidarity Worldwide sottolinea come il provvedimento si inserisca in un modello di pressioni sulle espressioni religiose non allineate al governo. Negli ultimi anni si sono registrati arresti arbitrari di sacerdoti e leader religiosi, oltre a restrizioni sulle celebrazioni pubbliche, consentite solo a gruppi considerati compatibili con la linea ufficiale. Quando la fede è tollerata solo se non disturba il potere, smette di essere un diritto e diventa una concessione revocabile.

Anna Lee Stangl, responsabile per le Americhe di Csw, ha chiesto apertamente la revoca immediata del divieto, definendolo particolarmente preoccupante nel contesto attuale del Paese. Secondo l’organizzazione, la misura rappresenta un ulteriore passo verso la repressione sistematica delle manifestazioni di fede e della libertà di espressione, già fortemente compromesse.

La stampa come nervo scoperto

Il divieto di introdurre giornali e riviste colpisce in primo luogo viaggiatori e turisti, ma invia soprattutto un messaggio simbolico alla società nicaraguense: l’informazione esterna è sospetta. Questo si aggiunge a un ecosistema mediatico già indebolito da chiusure forzate, pressioni amministrative e limitazioni operative. In passato, anche l’accesso a carta e inchiostro è stato indicato come strumento di pressione. Bloccare i giornali alla frontiera significa testare e allargare il perimetro del controllo.

L’impatto concreto per chi viaggia

Per chi entra nel Paese via terra – turisti, lavoratori, studenti o famiglie transfrontaliere – le conseguenze sono immediate. I controlli diventano più severi e cresce il rischio di dover consegnare o abbandonare oggetti ritenuti vietati. La sensazione diffusa è quella di una frontiera che non si limita a controllare le persone, ma anche le loro idee e le loro possibilità di testimonianza.

Perché questa storia riguarda anche l’esterno

Le restrizioni su testi e strumenti di ripresa sono indicatori sensibili dello stato di salute delle libertà civili. Quando uno Stato decide che un viaggiatore non può portare con sé una Bibbia o un giornale, la questione supera la dimensione individuale. Diventa una domanda collettiva: chi stabilisce cosa può circolare? In Nicaragua, la risposta sembra sempre più concentrata nelle mani del potere politico, con un confine che smette di essere solo una linea geografica e diventa un filtro ideologico.

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