Negoziati tra Russia e Ucraina a Istanbul: nessuna tregua, ma accordo sul più grande scambio di prigionieri.
Colloqui lampo al palazzo Ciragan senza progressi verso un cessate il fuoco. Mosca presenta condizioni durissime, Kiev rilancia: "Serve un vertice con Putin e Trump". Erdogan si offre come mediatore.
Negoziati tra Russia e Ucraina a Istanbul: nessuna tregua, ma accordo sul più grande scambio di prigionieri.
Colloqui lampo al palazzo Ciragan senza progressi verso un cessate il fuoco. Mosca presenta condizioni durissime, Kiev rilancia: “Serve un vertice con Putin e Trump”. Erdogan si offre come mediatore.
Dopo oltre tre anni di guerra e a poco più di due settimane dall’ultimo faccia a faccia, le delegazioni di Ucraina e Russia si sono ritrovate ieri al palazzo Ciragan di Istanbul per una nuova tornata di negoziati diretti. Il vertice, durato appena un’ora, ha prodotto un unico risultato concreto: il più grande scambio di prigionieri dall’inizio del conflitto. Ma sulle grandi questioni — il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe, il futuro dei territori occupati — l’impasse resta totale.
Il nodo della tregua: condizioni “impossibili” per Kiev
Mosca ha presentato un nuovo memorandum con proposte che Kiev ha giudicato “inaccettabili”. Per una tregua di 30 giorni, la Russia chiede il ritiro delle forze ucraine da tutte le regioni occupate — Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Crimea — il riconoscimento della sovranità russa su questi territori e la fine del supporto militare occidentale. Una seconda opzione prevede invece la smobilitazione dell’esercito ucraino, la revoca della legge marziale e nuove elezioni entro 100 giorni. La neutralità dell’Ucraina e la rinuncia all’ingresso nella NATO completano il pacchetto di richieste.
Da Kiev la risposta è netta. Il presidente Volodymyr Zelensky ha escluso qualsiasi concessione territoriale e ha rilanciato l’idea di una tregua alternativa, sostenuta da garanzie occidentali e dalla presenza di forze internazionali. “Putin non deve ottenere nulla,” ha ribadito, chiedendo un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Zelensky a Trump: “Serve pressione politica ed economica”
Il leader ucraino si è rivolto direttamente al presidente statunitense Donald Trump, sollecitandolo a sostenere nuove misure punitive per “costringere la Russia a fermare l’aggressione”. Washington, per ora, mantiene una linea prudente. Ma la Casa Bianca ha confermato che Trump è “aperto” all’ipotesi di un vertice a tre con Zelensky e Vladimir Putin, a condizione che “entrambi i leader siano pronti a sedersi allo stesso tavolo”.
La proposta di un summit tripartito è stata avanzata anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che si è detto disponibile a ospitare l’incontro proprio a Istanbul tra il 20 e il 30 giugno. Un’apertura simbolica, ma che finora non ha trovato riscontro concreto da parte del Cremlino, che continua a subordinare ogni vertice a “progressi reali nei negoziati”.
Il fronte militare: escalation e raid incrociati
La tensione sul campo resta altissima. Alla vigilia dei colloqui, l’Ucraina ha lanciato un attacco coordinato con droni su basi aeree russe lontane dal fronte, mentre Mosca ha risposto con il più vasto raid aereo da inizio guerra. Un’escalation che ha raffreddato le aspettative su Istanbul, confermando quanto le rispettive strategie militari influenzino — e spesso compromettano — il cammino diplomatico.
Lo scambio di prigionieri: il primo spiraglio
Nonostante il gelo politico, un risultato tangibile è stato raggiunto. I negoziatori hanno concordato lo scambio simultaneo di migliaia di militari, con priorità ai feriti gravi, ai malati e ai soldati con meno di 25 anni. “Abbiamo restituito seimila caduti per parte,” ha dichiarato il capo negoziatore ucraino Rustem Umerov. “Un gesto umanitario che, seppur limitato, rappresenta un segnale.”
Tra i temi toccati anche la controversa questione dei bambini ucraini deportati in Russia. Kiev ha consegnato una lista di oltre 300 nomi, chiedendone il rimpatrio. Mosca ha respinto le accuse di rapimento, sostenendo che i minori siano stati “salvati” e che saranno riconsegnati “quando possibile” ai familiari.
L’Ucraina verso l’Aia, la NATO e la linea occidentale
Sul fronte diplomatico, Zelensky ha annunciato l’invito dell’Ucraina al vertice NATO dell’Aia, previsto per il 24 e 25 giugno. Un segnale importante, in un momento in cui la leadership occidentale appare divisa: se da un lato l’Unione Europea prepara nuove sanzioni, dall’altro Trump ha finora mantenuto una postura ambigua verso Mosca.
Anche il Regno Unito ha reagito: il premier Keir Starmer ha ribadito il sostegno all’Ucraina e ha annunciato una revisione strategica delle forze armate britanniche “per far fronte alla minaccia russa”, incluso l’ammodernamento della flotta sottomarina nucleare.
Prospettive: un dialogo congelato, ma ancora aperto
La guerra in Ucraina entra oggi nel giorno 1.195 e la speranza di una svolta resta lontana. Le proposte russe, giudicate ultimative, sembrano più mirate a ottenere legittimazione internazionale che a trovare un compromesso realistico. Dall’altra parte, Kiev rifiuta qualsiasi soluzione che implichi una sconfitta territoriale o una rinuncia alla propria sovranità.
Il prossimo appuntamento potrebbe essere un nuovo round negoziale entro fine giugno, ma senza segnali di apertura da Mosca — soprattutto su un eventuale incontro diretto tra Putin e Zelensky — anche quel tavolo rischia di essere solo un altro passaggio interlocutorio.
Come ha sintetizzato il ministro Umerov: “Abbiamo consegnato i nostri documenti in anticipo. Il memorandum russo è arrivato all’ultimo minuto. Così non si costruisce la pace. Ma noi restiamo disponibili a ogni passo necessario per arrivarci”.
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