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Migranti venezuelani, la Corte Suprema blocca Trump: stop alle deportazioni verso El Salvador.

L’Alta Corte sospende l'espulsione di presunti membri di gang rinchiusi in Texas: rischio violazione dei diritti fondamentali. Il caso Abrego García infiamma lo scontro tra giustizia e Casa Bianca.

Migranti venezuelani, la Corte Suprema blocca Trump: stop alle deportazioni verso El Salvador.

L’Alta Corte sospende l’espulsione di presunti membri di gang rinchiusi in Texas: rischio violazione dei diritti fondamentali. Il caso Abrego García infiamma lo scontro tra giustizia e Casa Bianca.

Washington – Si aggrava lo scontro istituzionale tra la Casa Bianca e la magistratura federale statunitense, mentre la Corte Suprema ha ordinato il blocco immediato delle deportazioni di un gruppo di cittadini venezuelani detenuti in Texas e destinati a un carcere di massima sicurezza in El Salvador. La decisione arriva in risposta a un ricorso d’urgenza presentato dai legali dell’American Civil Liberties Union (ACLU), dopo che ai detenuti era stato comunicato che sarebbero stati espulsi “già stasera”.

Al centro della contesa c’è l’utilizzo da parte del presidente Donald Trump dell’Alien Enemies Act, una legge del 1798 adottata nei tempi di guerra e raramente invocata nella storia statunitense – solo durante conflitti come la guerra del 1812 e le due guerre mondiali. Il presidente l’ha rispolverata per giustificare l’arresto e l’espulsione di migranti venezuelani sospettati di far parte della gang Tren de Aragua, considerata una delle organizzazioni criminali più pericolose del Sud America.

La misura, però, ha sollevato gravi preoccupazioni legali e umanitarie. Secondo gli avvocati dell’ACLU, molti dei detenuti non avrebbero alcun legame con attività criminali e sarebbero stati identificati solo sulla base dei tatuaggi, trattati come prova implicita di affiliazione a una gang. “Queste persone erano in imminente pericolo di trascorrere il resto della loro vita in una brutale prigione salvadoregna, senza aver mai avuto un giusto processo”, ha dichiarato l’avvocato Lee Gelernt, tra i firmatari del ricorso.

Un carcere da incubo finanziato dagli USA

La Corte Suprema ha emesso l’ordinanza che impone lo stop immediato alle espulsioni “fino a nuovo ordine”, sottolineando come le deportazioni possano avvenire solo qualora ai migranti sia concessa la possibilità di presentare la propria difesa in tribunale e un tempo sufficiente per farlo. La decisione è passata nonostante il dissenso esplicito dei giudici conservatori Clarence Thomas e Samuel Alito.

La situazione è esplosa dopo la visita in El Salvador del senatore democratico Chris Van Hollen, che ha denunciato pubblicamente il trattamento riservato a Kilmar Abrego García, cittadino salvadoregno residente nel Maryland, deportato in marzo in violazione di una protezione legale che ne impediva il rimpatrio. Van Hollen ha incontrato Abrego in un carcere salvadoregno e ha raccontato come sia stato prelevato senza preavviso, arrestato a Baltimora, trasferito in Texas, e poi deportato con manette e catene, a bordo di un aereo con i finestrini oscurati.

Il senatore ha inoltre rivelato che gli Stati Uniti stanno pagando 15 milioni di dollari al governo di El Salvador per “ospitare” nelle sue prigioni i migranti espulsi, una pratica che ha definito “moralmente ripugnante”. Abrego è stato inizialmente recluso nel famigerato carcere CECOT, noto per le condizioni disumane, prima di essere trasferito in una struttura dalle condizioni leggermente migliori.

“La sua storia è emblematica. Non si tratta solo della sorte di un uomo, ma della salvaguardia dei diritti costituzionali di tutti i residenti negli Stati Uniti”, ha affermato Van Hollen in una conferenza stampa.

Trump sfida i giudici, ma la Corte Suprema blocca le deportazioni

La Casa Bianca, però, ha respinto le accuse, ribadendo che Abrego García non sarà autorizzato a rientrare negli Stati Uniti, ignorando un’ordinanza della Corte Suprema che impone all’amministrazione di facilitarne il ritorno. Trump, dal canto suo, ha attaccato duramente il senatore Van Hollen, definendolo “un idiota” per aver viaggiato fino in El Salvador “per fare da babysitter a un criminale”.

La tensione tra potere esecutivo e giudiziario intorno alla politica migratoria dell’amministrazione resta alta. Solo giovedì scorso, una corte d’appello federale ha criticato con parole durissime il governo per aver disobbedito a un ordine giudiziario nel caso di Abrego García, sottolineando una sistematica violazione delle garanzie costituzionali.

Al momento, i migranti venezuelani restano detenuti nel centro Bluebonnet di Anson, in Texas. Resta incerto il loro futuro, ma la decisione della Corte Suprema segna una battuta d’arresto significativa per la strategia migratoria dell’ex tycoon, che in campagna elettorale ha promesso espulsioni di massa e tolleranza zero contro i migranti irregolari.

Secondo l’ACLU, il caso in corso non solo rappresenta un test fondamentale per la tenuta dello Stato di diritto negli Stati Uniti, ma anche una sfida morale e giuridica su come uno dei Paesi più influenti al mondo affronta il tema dei diritti umani.

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