Medio Oriente: incendi, raid su Gaza e diplomazia in stallo.
Incendi devastanti a Gerusalemme dopo un appello di Hamas a "bruciare boschi e case dei coloni". Tensione alle stelle tra attacchi a Gaza, crisi umanitaria e appelli internazionali per la pace.
Medio Oriente: incendi, raid su Gaza e diplomazia in stallo.
Incendi devastanti a Gerusalemme dopo un appello di Hamas a “bruciare boschi e case dei coloni”. Tensione alle stelle tra attacchi a Gaza, crisi umanitaria e appelli internazionali per la pace.
Una nuova, pericolosa escalation scuote il conflitto israelo-palestinese. Mentre il movimento islamista Hamas incita apertamente all’incendio di boschi, foreste e case nei territori israeliani, vaste aree a ridosso di Gerusalemme sono già avvolte dalle fiamme. Parallelamente, nella Striscia di Gaza, almeno 16 persone hanno perso la vita in nuovi raid aerei israeliani, mentre crescono le pressioni diplomatiche sulla crisi umanitaria in corso.
Incendi sulle colline di Gerusalemme, dichiarata l’emergenza nazionale
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale dopo che incendi di grande entità sono scoppiati nelle aree boschive sopra Gerusalemme. Il rogo ha provocato la chiusura dell’autostrada verso Tel Aviv e sta mettendo sotto pressione le forze antincendio e la protezione civile. L’origine degli incendi è ancora da accertare, ma le autorità sospettano un collegamento diretto con un messaggio diffuso da Hamas via Telegram, che esorta i palestinesi a “bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni”.
Il messaggio, che si rivolge ai giovani della Cisgiordania, di Gerusalemme e anche ai cittadini arabi israeliani, è un chiaro invito alla sabotaggio e alla vendetta per l’operazione militare in corso su Gaza. Subito prima del post di Hamas, anche il canale Telegram “Jenin News Network” aveva lanciato un appello simile, accompagnato da un’immagine simbolica e da hashtag come “Bruciate le case dei coloni”.
Gaza sotto attacco, almeno 54 morti in due giorni
Intanto la Striscia di Gaza continua a essere teatro di attacchi incessanti. Secondo fonti di Al Jazeera, sarebbero almeno 16 i palestinesi uccisi dall’alba di oggi, mentre ieri le vittime erano state 38. La maggior parte dei decessi si è registrata nel centro di Gaza City. Israele afferma di colpire obiettivi militari e membri di Hamas, ma il bilancio tra i civili continua a crescere drammaticamente.
Katz: “Vittoria netta su Hamas e difesa dei drusi in Siria”
Durante le celebrazioni del Memorial Day sul Monte Herzl, il ministro Katz ha ribadito la linea dura: “Il nostro obiettivo è ottenere una vittoria netta, senza compromessi”. Ha ricordato gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza, definendo il loro ritorno una “missione sacra”. Lo stesso Katz ha inoltre rivolto un monito alla Siria dopo le violenze settarie contro la minoranza drusa nei pressi di Damasco. “Israele proteggerà i drusi, nostri fratelli, anche oltre confine”, ha dichiarato in una nota congiunta col premier Netanyahu. Le IDF hanno già condotto un’operazione mirata contro un gruppo armato che stava per colpire ancora nella provincia di As-Suwayda.
Scontro diplomatico all’Aia: la Francia contro i blocchi di Israele
Alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia si è alzata la voce della Francia. Il rappresentante Diego Colas ha chiesto a Israele la revoca dei blocchi che impediscono l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza. “L’aiuto deve arrivare in modo massiccio, le restrizioni vanno tolte al più presto”, ha dichiarato. Israele, che ha disertato le udienze, ha accusato la corte di persecuzione sistematica.
Netanyahu: “Gli ostaggi vivi sono 24″
Una nota ufficiale del team negoziale israeliano ha confermato che 24 ostaggi sono ancora vivi a Gaza. Il chiarimento si è reso necessario dopo che un video, diventato virale, ha mostrato Sara Netanyahu – moglie del premier – sussurrare a Benjamin Netanyahu che il numero reale potrebbe essere inferiore. Il premier ha ribadito pubblicamente che Israele farà di tutto per riportarli a casa.
Guterres: “Soluzione dei due Stati a un punto di non ritorno”
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha parlato di un “momento critico” per il futuro della regione. In un discorso al Consiglio di Sicurezza, ha avvertito che “la soluzione dei due Stati è sempre più lontana” e ha chiesto ai leader mondiali “coraggio politico” per evitare che il conflitto si trasformi in una spirale infinita di violenza e occupazione.
La crisi israelo-palestinese sta conoscendo una nuova, drammatica escalation. Tra incendi, bombardamenti, tensioni internazionali e uno stallo diplomatico che sembra inamovibile, cresce il rischio che la situazione degeneri ulteriormente. Le parole di Guterres riecheggiano come un allarme globale: “Abbiamo superato la fase della formalità. Il tempo stringe.”
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