L’UE introduce nuove regole per rendere trasparente l’attività di lobbying dei Paesi terzi
Il Parlamento Europeo adotta in commissione la direttiva per rendere trasparenti le attività di lobbying dei Paesi terzi nell’UE. Il testo prevede registri nazionali obbligatori, portali interconnessi e regole uniformi per monitorare l’influenza straniera nei processi decisionali europei, senza penalizzare la società civile. Vălean: “Nessuna criminalizzazione, solo chiarezza e fiducia nella democrazia.”
L’UE introduce nuove regole per rendere trasparente l’attività di lobbying dei Paesi terzi.
Approvata in commissione IMCO la direttiva sulla trasparenza delle attività di rappresentanza d’interessi da parte di soggetti extraeuropei. Vălean (PPE): “I cittadini vogliono sapere chi influenza le nostre leggi: questa norma tutela la democrazia, non la limita.”
Bruxelles, 16 ottobre 2025 – Il Parlamento Europeo compie un passo decisivo verso una maggiore trasparenza nelle istituzioni dell’Unione.
La Commissione per il Mercato interno e la Protezione dei consumatori (IMCO) ha approvato la sua posizione sulla nuova direttiva per la trasparenza delle attività di lobbying condotte da Paesi terzi, un testo che risponde alla crescente preoccupazione per le interferenze straniere nei processi decisionali delle democrazie europee.
Con 35 voti favorevoli, 4 contrari e 8 astensioni, la commissione ha adottato un documento che introduce registri nazionali obbligatori, maggiore chiarezza sui finanziamenti e una serie di garanzie per evitare la stigmatizzazione delle organizzazioni civiche e non governative.
Obiettivo: trasparenza senza ostacolare la partecipazione civile
La direttiva, proposta dalla Commissione e modificata dai deputati europei, mira a garantire che le attività di rappresentanza d’interessi condotte per conto di soggetti di Paesi terzi — governi, società o fondazioni — siano tracciabili, trasparenti e verificabili, senza però creare un clima di sospetto o penalizzare la società civile.
“Questa direttiva non impone colpe, ma solo chiarezza,” ha spiegato la relatrice Adina Vălean, eurodeputata del Partito Popolare Europeo (Romania).
“L’81% dei cittadini europei si dice preoccupato per il denaro straniero che può influenzare le nostre decisioni. Con questa norma rispondiamo a quella preoccupazione: i cittadini hanno il diritto di sapere chi parla e con quali risorse.”
Il principio alla base è quello della responsabilità democratica: rendere visibili le fonti di influenza sui processi legislativi europei senza scoraggiare la partecipazione o criminalizzare chi opera legittimamente nel dibattito pubblico.
Quali attività rientrano nelle nuove regole
Le nuove norme si applicheranno a tutte le attività di rappresentanza d’interessi — retribuite o comunque remunerate — finalizzate a influenzare politiche, leggi o decisioni dell’UE.
Rientrano tra queste:
- l’organizzazione o la partecipazione a incontri e conferenze;
- la presentazione di contributi a consultazioni o audizioni pubbliche;
- campagne di comunicazione, anche tramite influencer sui social media;
- la redazione di documenti di posizione o proposte di emendamento;
- studi e sondaggi volti a orientare il processo decisionale.
Sono invece escluse le attività di natura diplomatica, i servizi giornalistici, la consulenza legale, la ricerca accademica e tutte le forme di cooperazione che non abbiano finalità di lobbying.
I deputati hanno inoltre precisato che i finanziamenti ricevuti da organizzazioni della società civile (CSO) nell’ambito di progetti o donazioni generali non saranno considerati come “remunerazione” a fini di registrazione, se non direttamente collegati a iniziative di pressione politica.
Registri nazionali interconnessi: un sistema europeo di trasparenza
La direttiva prevede la creazione, in ciascuno Stato membro, di registri nazionali gestiti da autorità indipendenti, incaricate di verificare l’esattezza e la completezza delle informazioni fornite da chi svolge attività di lobbying per conto di Paesi terzi.
Questi registri dovranno essere interconnessi attraverso un portale unico europeo, accessibile al pubblico, per garantire una visione d’insieme delle influenze esercitate nel processo decisionale dell’Unione.
Il Parlamento ha insistito affinché la registrazione non venga interpretata come una forma di “schedatura” o di “etichettatura negativa”: l’obiettivo, ribadiscono gli eurodeputati, non è quello di colpevolizzare, ma di rendere trasparenti i rapporti d’influenza.
Nessun rischio di “leggi sugli agenti stranieri”
Il testo approvato chiarisce esplicitamente che la direttiva non si ispira alle cosiddette “foreign agent laws” adottate in altri Paesi e spesso utilizzate per limitare le libertà civiche.
Non potrà dunque essere usata per vietare attività, reprimere organizzazioni non governative o imporre obblighi di trasparenza su finanziamenti non legati a lobbying.
“Abbiamo voluto evitare qualsiasi rischio di stigmatizzazione,” ha dichiarato Vălean.
“Questo strumento non serve a sospettare dei cittadini, ma a proteggere la democrazia europea dalle ingerenze esterne, fissando standard minimi di trasparenza che ogni Stato membro dovrà rispettare.”
Prossime tappe legislative
Dopo il voto in commissione IMCO, il testo sarà discusso nella sessione plenaria del Parlamento Europeo di novembre (24-27 novembre, Strasburgo).
Solo dopo il via libera dell’aula, e l’adozione di una posizione analoga da parte del Consiglio, potranno iniziare i negoziati interistituzionali (triloghi) che porteranno alla versione definitiva della direttiva.
La relatrice ha sottolineato che il consenso raggiunto in commissione — trasversale tra diversi gruppi politici — rappresenta “un segnale forte di unità” su un tema che tocca direttamente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee.
Perché serviva una direttiva europea
Fino ad oggi, la regolamentazione del lobbying è stata lasciata alla discrezionalità dei singoli Stati membri, con sistemi disomogenei e spesso incompleti.
Solo 16 Paesi dell’UE hanno introdotto registri di trasparenza, molti dei quali di natura volontaria, generando squilibri di concorrenza e lacune normative.
In questo contesto, le attività di pressione potevano facilmente spostarsi verso i Paesi con regole più permissive, eludendo controlli più rigorosi altrove.
La nuova direttiva mira quindi a uniformare le regole, assicurando che chiunque tenti di influenzare il processo decisionale europeo lo faccia in modo trasparente, tracciabile e sotto la supervisione di autorità indipendenti.
Un passo avanti per la democrazia europea
La proposta nasce da un’esigenza sempre più urgente: proteggere le istituzioni comunitarie dalle interferenze esterne, soprattutto in un contesto geopolitico segnato da campagne di disinformazione, pressioni economiche e operazioni di soft power da parte di attori extraeuropei.
Per molti osservatori, la direttiva rappresenta un punto di equilibrio tra la necessità di difendere la democrazia e quella di non ostacolare la partecipazione legittima di imprese, università, ONG e fondazioni che operano in modo trasparente e costruttivo.
Se approvata, l’Unione Europea si doterà per la prima volta di un quadro legislativo comune sulla trasparenza del lobbying internazionale, rafforzando la fiducia dei cittadini e la credibilità del processo democratico europeo.
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