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La tragedia di Wang Fuk Court: indagini, responsabilità e ferite aperte nella città di Hong Kong.

Il devastante rogo che ha colpito il complesso residenziale di Tai Po espone gravi falle nella sicurezza dei cantieri e nella supervisione pubblica. Il governo istituisce una commissione indipendente mentre la popolazione chiede giustizia e trasparenza.

La tragedia di Wang Fuk Court: indagini, responsabilità e ferite aperte nella città di Hong Kong.

Lo spaventoso incendio che il 26 novembre ha devastato sette degli otto edifici del complesso residenziale Wang Fuk Court, nel distretto di Tai Po, ha lasciato un segno profondo nella storia recente di Hong Kong. Con almeno 151 vittime accertate, decine di dispersi e oltre 4.000 residenti coinvolti, si tratta del più grave rogo che la città abbia affrontato negli ultimi quasi ottant’anni.

La tragedia ha sollevato interrogativi drammatici sulla sicurezza nei cantieri, sulla supervisione governativa e sulla gestione delle ristrutturazioni edilizie in una delle metropoli più densamente popolate al mondo.

Le prime responsabilità e l’azione della polizia

Le indagini sono state immediate e serrate. La polizia di Hong Kong ha arrestato tredici persone con l’accusa di omicidio colposo: tra queste figurano dipendenti della società incaricata delle ristrutturazioni in corso dal luglio 2024, consulenti edili, appaltatori e subappaltatori. Parallelamente, altri dodici individui sono stati fermati nell’ambito di un’inchiesta per corruzione, che sembra collegarsi alle stesse attività di manutenzione e ai controlli sul cantiere, anche se non è ancora chiaro se alcuni degli arrestati risultino coinvolti in entrambe le indagini.

Le prime analisi tecniche hanno messo in luce un quadro allarmante: le impalcature di bambù che circondavano gli edifici erano rivestite da teli plastici che non rispettavano gli standard ignifughi. Non solo, questi materiali scadenti erano stati installati proprio nelle zone più difficili da raggiungere, una scelta che appare finalizzata a eludere le verifiche governative. La loro natura altamente infiammabile ha contribuito a trasformare un incendio localizzato in un inferno incontrollabile nel giro di pochi minuti.

Oltre ai teli, anche il polistirolo e la schiuma isolante utilizzati per sigillare le finestre durante i lavori hanno alimentato le fiamme. Gli impianti di allarme antincendio, poi, si sono rivelati in parte malfunzionanti, impedendo a molti residenti di rendersi conto del pericolo, e quando è successo ormai era troppo tardi. Questo insieme di fattori ha costretto centinaia di persone a tentare una fuga disperata attraverso scale invase dal fumo, corridoi crollati e terrazze improvvisate come ultime vie di salvezza. Molti corpi sono stati rinvenuti proprio nelle trombe delle scale e sui tetti degli edifici.

La reazione del governo e la commissione d’inchiesta

Di fronte alla pressione crescente dell’opinione pubblica e all’impatto emotivo della tragedia, il capo dell’esecutivo di Hong Kong, John Lee, ha annunciato la creazione di una commissione indipendente guidata da un giudice. L’obiettivo dichiarato è comprendere nel dettaglio le cause dell’incendio, spiegare la straordinaria rapidità con cui le fiamme si sono propagate e individuare eventuali falle nel sistema di supervisione delle ristrutturazioni edilizie.

Durante il suo intervento, Lee ha dichiarato che la città deve “scoprire la verità, fare giustizia e permettere ai defunti di riposare in pace”, assumendo un tono di lutto e, allo stesso tempo, una postura politica precisa: trasformare la rabbia in una spinta per riforme profonde. Ha promesso che la commissione opererà con “alta efficienza” e massima trasparenza, anche se alcuni osservatori hanno sottolineato come il suo status — una commissione indipendente, e non una commissione d’inchiesta con pieni poteri legali — potrebbe limitarne l’impatto.

La tragedia, inoltre, si inserisce in un momento politico delicato: le elezioni legislative del 7 dicembre sono state confermate nonostante lo shock collettivo, e molti analisti ritengono che l’affluenza sarà un termometro della fiducia — o del malcontento — verso la leadership locale.

Indignazione, controlli contestati e accuse di repressione

I giorni successivi all’incendio sono stati segnati da una crescente frattura tra governo e cittadini. Molti gruppi civici hanno chiesto una maggiore trasparenza, mentre altre voci, provenienti da organizzazioni internazionali, come Human Rights Watch, hanno avvertito il rischio di una repressione del dissenso sotto la giustificazione dell’“unità sociale”.

Tre persone — tra cui uno studente — sono state fermate con accuse legate alla sedizione; altre due risultano indagate. Le autorità hanno ammonito contro il rischio che la tragedia venga “politicizzata”, mentre la polizia e l’Ufficio per la sicurezza nazionale cinese hanno avvertito i cittadini di non “trascinare Hong Kong nel caos” come nel 2019, durante le proteste pro-democrazia.
Secondo i critici, questo atteggiamento rischia di trasformare la ricerca di verità e responsabilità in un terreno sensibile, sottraendo spazio al dibattito pubblico.

Un dramma annunciato: le segnalazioni ignorate

Uno degli elementi più inquietanti emersi nelle ultime settimane riguarda il fatto che alcuni residenti avevano già segnalato, nel settembre 2024, possibili rischi legati ai materiali usati nelle impalcature. Avevano espresso timori specifici sull’infiammabilità dei teli plastici, ma erano stati rassicurati dal Dipartimento del Lavoro, che aveva parlato di rischi “relativamente bassi”. La realtà ha purtroppo dimostrato il contrario, e questo passaggio sarà sicuramente uno dei punti centrali dell’inchiesta indipendente.

Il volto umano della tragedia

Al di là dei numeri, del linguaggio tecnico e delle responsabilità politiche, la tragedia di Wang Fuk Court è fatta soprattutto di vite spezzate e di comunità in lutto. Tra le vittime figurano anche dieci lavoratrici domestiche migranti — nove indonesiane e una filippina — un dato che ha suscitato particolare commozione nelle comunità straniere della città.

La Society for the Prevention of Cruelty to Animals ha reso noto che oltre sessanta animali domestici sono morti nell’incendio, mentre più di duecento sono stati salvati dai vigili del fuoco e dai volontari. Nel frattempo, quasi 1.500 residenti hanno trovato riparo in alloggi temporanei, mentre altri 945 sono stati ospitati in ostelli e hotel, in attesa di una sistemazione più stabile.

In tutta Hong Kong — e persino a Tokyo, Taipei e Londra — si sono svolte veglie e cerimonie di commemorazione. Settimanalmente, centinaia di persone continuano a riunirsi per pregare, deporre fiori di loto di carta e partecipare ai rituali tradizionali del “ritorno dell’anima”, che nella cultura cinese simboleggiano la transizione spirituale dei defunti.

Ricerche ancora in corso

Le operazioni di recupero procedono lentamente. Gli ultimi due edifici, i più danneggiati, rimangono instabili e difficili da esplorare. Le immagini diffuse dalle autorità mostrano squadre intere di investigatori in tute bianche che avanzano con cautela tra pavimenti allagati, scale collassate e interi piani ridotti in cenere. Si teme che il numero delle vittime possa aumentare con il progredire delle ricerche.

L’incendio di Wang Fuk Court non è soltanto una tragedia umana di proporzioni enormi, ma un evento che ha messo in luce gravi falle strutturali nel settore delle costruzioni e nella macchina dei controlli di Hong Kong.

La commissione guidata da un giudice potrà fare chiarezza, ma la popolazione chiede un cambiamento profondo e duraturo.

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