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La BCE taglia i tassi al 2,50%: gli impatti sull’economia e le prospettive future

La BCE taglia i tassi al 2,50%, riducendo il costo del denaro per la sesta volta consecutiva. Lagarde avverte sui rischi dazi e sulle incertezze economiche

La BCE taglia i tassi al 2,50%: gli impatti sull’economia e le prospettive future

La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato un ulteriore taglio dei tassi di interesse, riducendo il tasso sui depositi di 25 punti base, portandolo dal 2,75% al 2,50%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali cala dal 2,90% al 2,65% e quello sui prestiti marginali da 3,15% a 2,90%.

Si tratta del sesto taglio consecutivo dall’inizio del ciclo di allentamento monetario avviato lo scorso giugno. La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha sottolineato che la politica monetaria sta diventando “sensibilmente meno restrittiva”, lasciando intendere che il percorso di riduzione dei tassi potrebbe essere vicino alla conclusione.

Un taglio atteso ma con riserve

L’abbassamento del costo del denaro era previsto dagli analisti e rientra nella strategia della BCE per stimolare l’economia dell’Eurozona. Tuttavia, Lagarde ha precisato che le future decisioni sui tassi dipenderanno dai dati macroeconomici, affermando: “Se i dati ci diranno che non è il momento di tagliare, non taglieremo i tassi e faremo una pausa”.

Nonostante il percorso di disinflazione sia “ben avviato”, con le proiezioni che indicano un’inflazione del 2,3% nel 2025, dell’1,9% nel 2026 e del 2% nel 2027, la BCE ha deciso di rivedere al ribasso le stime di crescita del PIL. Per il 2025, il PIL dell’Eurozona è ora stimato allo 0,9% (rispetto all’1,1% delle previsioni di dicembre scorso), mentre per il 2026 si attende una crescita dell’1,2% (dal precedente 1,4%).

Export in calo e il rischio dazi dagli USA

Uno dei fattori principali che frena la crescita è il calo delle esportazioni, aggravato dall’incertezza sulle politiche commerciali internazionali. Lagarde ha inoltre espresso preoccupazione per l’eventuale introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, che potrebbero influenzare negativamente l’economia europea. L’incertezza sulle politiche commerciali e la riduzione degli investimenti continuano a pesare sulla crescita.

L’impatto sui mutui e sul mercato finanziario

Il nuovo taglio dei tassi avrà ripercussioni dirette sulle rate dei mutui. Secondo una stima della Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, la riduzione del costo del denaro potrebbe tradursi in un risparmio fino a 200 euro all’anno su un mutuo da 125.000 euro con durata di 25 anni.

I mercati obbligazionari hanno reagito con un aumento dei rendimenti: i Bund tedeschi hanno registrato un balzo di 34 punti base in due giorni, mentre il rendimento del BTP decennale italiano è salito al 3,95%, toccando il 4% nel corso della giornata.

La questione della spesa per la difesa come motore di crescita

Nonostante le difficoltà, la BCE ha evidenziato alcuni possibili elementi di stimolo economico. L’aumento della spesa pubblica per la difesa e le infrastrutture potrebbe rappresentare un impulso positivo per la crescita dell’Eurozona. Il piano dell’UE sulla difesa e il progetto tedesco per le infrastrutture mobiliteranno centinaia di miliardi di euro, un elemento che potrebbe avere un impatto significativo sull’economia nei prossimi anni.

Futuro della politica monetaria

La BCE sta navigando in un contesto economico dominato da incertezze, con un equilibrio delicato tra il controllo dell’inflazione e il supporto alla crescita economica. Il futuro dei tassi di interesse dipenderà dall’evoluzione dei dati macroeconomici, dalle tensioni commerciali internazionali e dall’effetto delle politiche fiscali adottate dai governi europei.

La BCE taglia i tassi al 2,50%: gli impatti sull'economia e le prospettive futurePer il momento, la BCE mantiene un approccio prudente: i tassi sono stati ridotti, ma la possibilità di una pausa nei prossimi mesi è concreta. Lagarde ha ribadito l’importanza di riforme strutturali e investimenti strategici per garantire la stabilità economica dell’Eurozona nel lungo periodo.

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