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Jenin, colpi di avvertimento dell’IDF durante visita diplomatica: proteste internazionali e condanna dell’Italia.

Durante una missione umanitaria con diplomatici di 31 Paesi, l’esercito israeliano ha sparato in aria vicino al campo profughi di Jenin. Nessun ferito, ma panico tra i presenti. Immediate le reazioni da Roma, Bruxelles, Parigi e Berlino.

Jenin, colpi di avvertimento dell’IDF durante visita diplomatica: proteste internazionali e condanna dell’Italia.

Durante una missione umanitaria con diplomatici di 31 Paesi, l’esercito israeliano ha sparato in aria vicino al campo profughi di Jenin. Nessun ferito, ma panico tra i presenti. Immediate le reazioni da Roma, Bruxelles, Parigi e Berlino.

Un episodio di forte tensione ha scosso la comunità diplomatica internazionale mercoledì 21 maggio 2025: durante una missione ufficiale di osservazione umanitaria presso il campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania, soldati dell’esercito israeliano (IDF) hanno esploso colpi di avvertimento in aria, generando momenti di panico tra i presenti.

La delegazione era composta da diplomatici e ambasciatori provenienti da 31 Paesi, inclusi Italia, Canada, Regno Unito, Egitto, Giordania e altri Paesi dell’Unione Europea. Tra i presenti anche Alessandro Tutino, viceconsole italiano a Gerusalemme. Nessuno è rimasto ferito, ma le immagini pubblicate dal Ministero degli Esteri palestinese mostrano chiaramente la concitazione: militari armati, spari in sottofondo e diplomatici costretti a rifugiarsi rapidamente nelle auto.

La versione dell’IDF e la replica internazionale

L’esercito israeliano, in un comunicato ufficiale, ha confermato l’accaduto, spiegando che la delegazione si era allontanata dal percorso autorizzato ed era giunta in un’area soggetta a operazioni militari. I soldati, “non informati della presenza di diplomatici”, hanno quindi sparato colpi di avvertimento per “scoraggiare l’ingresso non autorizzato”. “Non ci sono stati feriti o danni”, ha dichiarato un portavoce, assicurando che l’IDF avvierà colloqui con i rappresentanti coinvolti e fornirà un aggiornamento sugli esiti dell’indagine interna.

Tuttavia, la spiegazione non ha placato l’ondata di reazioni diplomatiche. Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha espresso una ferma condanna, definendo l’episodio “inaccettabile” e chiedendo chiarimenti immediati a Tel Aviv. L’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, è stato convocato alla Farnesina dove il segretario generale Riccardo Guariglia ha ribadito la necessità di proteggere le missioni diplomatiche internazionali.

Condanne da UE, Francia e Germania: “Minaccia ai diplomatici inaccettabile”

La Francia ha reagito duramente, convocando il rappresentante israeliano a Parigi. Anche la Germania ha definito “immotivati” i colpi di arma da fuoco. L’Alto rappresentante dell’UE per la politica estera, Kaja Kallas, ha espresso “profonda preoccupazione” chiedendo a Israele di avviare un’inchiesta credibile: “Qualsiasi minaccia alla vita di diplomatici stranieri è una violazione grave delle convenzioni internazionali, in particolare della Convenzione di Vienna del 1961”.

Il Ministero degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha definito l’episodio un “attacco criminale deliberato“, sottolineando che la visita era stata ufficialmente organizzata per documentare la situazione umanitaria e le violazioni commesse dall’esercito israeliano. “Tali atti non possono restare impuniti”, si legge nella nota diffusa su X (ex Twitter), dove sono stati pubblicati anche video con immagini degli spari.

Tensione crescente a Jenin e nella Cisgiordania

L’episodio si inserisce in un contesto già estremamente teso: a Jenin e in altre zone della Cisgiordania è in corso da mesi una massiccia operazione antiterrorismo da parte dell’IDF, che vede anche il coinvolgimento delle forze di sicurezza palestinesi. Secondo fonti israeliane riportate da Ynet, l’incidente con i diplomatici è stato “frutto di un malinteso”, ma una fonte del ministero degli Esteri israeliano ha riconosciuto che “il Paese sta affrontando un vero e proprio tsunami diplomatico che rischia di aggravarsi”.

Un precedente pericoloso

Diversi osservatori internazionali e ONG hanno messo in guardia contro le implicazioni dell’episodio, che potrebbe rappresentare un precedente pericoloso nei rapporti tra Israele e la comunità diplomatica internazionale. L’accesso umanitario ai territori occupati è già estremamente limitato e sorvegliato, e un simile incidente solleva interrogativi sulle modalità operative dell’esercito e sulla tutela dei diritti garantiti dal diritto internazionale.

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