Israele uccide due comandanti di Hezbollah a Beirut: Hamas minaccia ritorsioni
Israele colpisce duramente Hezbollah a Beirut uccidendo due comandanti chiave, Hamas promette ritorsioni mentre crescono le preoccupazioni internazionali per un'escalation del conflitto.
Israele uccide due comandanti di Hezbollah a Beirut: Hamas minaccia ritorsioni.
In un raid aereo lanciato dall’esercito israeliano sulla periferia sud di Beirut, sono stati uccisi due importanti comandanti di Hezbollah: Ahmed Wahbi e Ibrahim Aqil. L’attacco, parte di una serie di operazioni mirate contro obiettivi di Hezbollah, ha colpito duramente l’organizzazione paramilitare libanese sostenuta dall’Iran, già impegnata attivamente nel conflitto in corso contro Israele.
La figura di Ibrahim Aqil e il suo ruolo chiave in Hezbollah
Ibrahim Aqil, uno dei leader di spicco di Hezbollah, è stato ucciso nell’attacco israeliano. Aqil, conosciuto anche con il nome di battaglia Tahsin, era un veterano del gruppo e capo delle forze speciali Radwan, una delle unità più temute e operative nelle battaglie contro Israele, soprattutto nel sud del Libano. La sua lunga carriera in Hezbollah risale agli anni ’80, quando l’organizzazione fu fondata con il sostegno dell’Iran rivoluzionario.
Aqil era considerato un obiettivo prioritario da Israele e dagli Stati Uniti, che lo avevano inserito nella lista dei “terroristi globali” e avevano posto su di lui una taglia di 7 milioni di dollari. Era accusato di aver partecipato agli attentati del 1983 contro l’ambasciata americana a Beirut e la caserma dei Marines, eventi che causarono la morte di oltre 300 persone. Nonostante fosse sopravvissuto a diversi tentativi di assassinio, l’attacco israeliano di ieri ha posto fine alla sua lunga carriera militare.
L’uccisione di Ahmed Wahbi
Tra le vittime del raid israeliano si annovera anche Ahmed Wahbi, altro comandante di alto rango di Hezbollah. Wahbi, 60 anni, aveva guidato le operazioni militari dell’unità Radwan durante la guerra di Gaza fino all’inizio del 2024. Dopo la morte del comandante Wissam Tawil a gennaio, Wahbi aveva assunto la responsabilità dell’unità centrale di addestramento di Hezbollah, svolgendo un ruolo chiave nella preparazione delle nuove leve del gruppo. Inoltre, era noto per la sua stretta collaborazione con Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso dagli Stati Uniti nel 2020.
La reazione di Hamas e il timore di un’escalation
L’uccisione dei due comandanti ha suscitato la dura condanna di Hamas, l’organizzazione palestinese che sostiene Hezbollah nella lotta contro Israele. Hamas ha descritto l’attacco come un “crimine” e una “follia” e ha promesso che Israele pagherà per le sue azioni. Il messaggio, riportato da Al Jazeera, sottolinea il rischio di un’escalation del conflitto nella regione, che già si trova in uno stato di tensione crescente.
Questa nuova fase di violenza ha sollevato timori in tutta la comunità internazionale, preoccupata per la possibilità di un conflitto su larga scala. Andrea Tenenti, portavoce della Forza delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), ha espresso il suo allarme per il rischio di una guerra più ampia. “Dopo 11 mesi di bombardamenti quotidiani, il potenziale per un conflitto più ampio è davvero dietro l’angolo”, ha dichiarato Tenenti ad Al Jazeera. Ha inoltre ribadito l’impegno di UNIFIL a cercare di ridurre le tensioni attraverso sforzi diplomatici.
La posizione USA
Anche gli Stati Uniti hanno commentato l’attacco, riconoscendo il ruolo di Ibrahim Aqil negli attentati del 1983 ma esprimendo preoccupazione per la strategia israeliana. Durante una conferenza del Consiglio israelo-americano a Washington, un alto funzionario statunitense, Brett McGurk, ha dichiarato che pur non versando alcuna lacrima per la morte di Aqil, gli Stati Uniti non condividono la tattica di Israele di intensificare il conflitto con il Libano. “Ibrahim Aqil era responsabile dell’attentato all’ambasciata di Beirut 40 anni fa. Quindi nessuno piange la sua morte”, ha detto McGurk, aggiungendo però che gli Stati Uniti ritengono che una guerra con il Libano non porterebbe necessariamente agli obiettivi sperati.
Gli Stati Uniti hanno quindi sottolineato l’importanza della diplomazia per evitare un’escalation ulteriore. McGurk ha affermato di essere fiducioso che, attraverso la deterrenza e altri strumenti diplomatici, si possa trovare una soluzione pacifica al conflitto nel nord.
L’attacco israeliano a Beirut, con la morte di due importanti comandanti di Hezbollah, ha aumentato la tensione in una regione già profondamente instabile. La reazione di Hamas e la crescente preoccupazione internazionale segnalano il pericolo di un conflitto su più fronti, mentre la comunità internazionale cerca di trovare una via diplomatica per disinnescare la crisi.
Riproduzione riservata © Copyright La Milano