Stamane a Gaza, la fragile tregua umanitaria è stata bruscamente interrotta. Durante la distribuzione degli aiuti, scene di caos e violenza hanno preso il sopravvento: almeno tre persone sono rimaste uccise in uno degli episodi più gravi della giornata, che secondo fonti mediche ha visto un bilancio complessivo salire ad almeno venti vittime. A provocare l’escalation, sarebbero stati colpi d’arma da fuoco esplosi nei pressi dei punti di raccolta degli aiuti, dove la popolazione civile, ormai stremata, si era radunata nella speranza di ricevere beni di prima necessità.
La risposta del governo israeliano è stata immediata. Dopo le forti pressioni politiche del ministro Bezalel Smotrich, che aveva minacciato le dimissioni se la distribuzione fosse proseguita, Tel Aviv ha ordinato la sospensione di ogni consegna verso la Striscia. Contestualmente, il premier Benjamin Netanyahu ha incaricato le Forze di Difesa israeliane (IDF) di elaborare, entro 48 ore, un piano operativo in grado di garantire la sicurezza dei convogli e impedire che possano finire sotto il controllo o l’influenza di Hamas.
Parallelamente, le tensioni si estendono oltre i confini di Gaza. L’intelligence statunitense ha rivelato che i recenti attacchi condotti contro alcune strutture nucleari iraniane hanno prodotto danni significativi. Secondo il direttore della CIA, John Ratcliffe, i siti colpiti risultano “devastati” al punto da richiedere una ricostruzione che potrebbe protrarsi per anni. Tuttavia, ha aggiunto, alcuni impianti essenziali potrebbero tornare operativi già nei prossimi mesi, evidenziando la resilienza e la complessità del programma atomico di Teheran.
La rivelazione ha immediatamente riacceso il dibattito internazionale sul ricorso a operazioni militari preventive e sulla legittimità delle azioni unilaterali nella regione. Da Teheran, la reazione non si è fatta attendere: le autorità iraniane hanno definito i raid “una palese violazione del diritto internazionale” e hanno avvertito che qualsiasi ulteriore attacco alla loro sovranità non resterà senza risposta. Nella capitale, per il pomeriggio, sono state indette manifestazioni di sostegno al programma nucleare nazionale, alle quali si stanno unendo proteste spontanee anche in altre città del Paese.
L’attuale escalation, che intreccia la crisi umanitaria a Gaza e le tensioni strategiche con l’Iran, mette in luce la crescente instabilità dell’intero scacchiere mediorientale. Mentre la sospensione degli aiuti colpisce direttamente milioni di civili palestinesi, i segnali provenienti da Teheran lasciano temere un nuovo ciclo di contrapposizioni, con potenziali conseguenze ben oltre i confini regionali.