Israele: ridotti gli aiuti umanitari a Gaza finché le salme degli ostaggi non verranno restituite
Hamas consegna quattro salme degli ostaggi, mentre Israele chiude il valico di Rafah e riduce gli aiuti verso Gaza. L’OMS lancia l’allarme sul collasso sanitario, Onu e Croce Rossa chiedono l’apertura di tutti i valichi.
Israele: ridotti gli aiuti umanitari a Gaza finché le salme degli ostaggi non verranno restituite
I funzionari israeliani hanno disposto la chiusura del valico di Rafah e la riduzione temporanea del flusso di aiuti diretti alla Striscia a causa della mancata consegna di tutte le salme degli ostaggi deceduti. Lunedì, infatti, sarebbero stati consegnati a Israele solo quattro dei 28 corpi attesi. Le salme identificate sarebbero quelle dello studente nepalese Bipin Joshi e di tre israeliani, uno dei quali si chiamava Guy Illouz. Gli altri due corpi rimangono senza nome.
Gli alti funzionari di Hamas hanno consegnato ieri, 13 ottobre, quattro delle 28 salme degli ostaggi. Il rilascio è avvenuto a seguito della pressione di Israele e dei mediatori internazionali che ha spinto Hamas a cedere. I funzionari israeliani hanno dichiarato l’intenzione di chiudere il valico di Rafah, fondamentale per l’arrivo degli aiuti umanitari in Palestina, finché non verranno restituite le 24 salme mancanti all’appello. Israele aveva fissato per oggi, martedì 14 ottobre, la scadenza per la restituzione dei corpi degli ostaggi, ed ha accusato Hamas di non aver rispettato gli accordi previsti dal cessate il fuoco.
Il Times of Israel ha riportato che i mediatori avrebbero segnalato difficoltà nel rintracciare tutti i corpi sotto le macerie. Secondo l’emittente pubblica Kan, però, Israele ritiene che alcuni dei resti siano già in possesso di Hamas.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato un aggravarsi della crisi sanitaria a Gaza: oltre 15.600 pazienti, di cui 3.800 bambini, necessitano di evacuazione immediata per ricevere cure. Si tratta in gran parte di amputati e feriti gravi. L’Oms chiede inoltre un monitoraggio delle epidemie e il ripristino dei corridoi umanitari.
Hamas, d’altro canto, ha accusato l’esercito israeliano di aver violato l’accordo di cessate il fuoco con un’operazione militare condotta nella mattinata a Gaza, in cui diversi palestinesi sono rimasti uccisi. In merito a ciò, il portavoce Hazem Qassem ha chiesto ai mediatori di vigilare sul rispetto degli impegni da parte di Israele.
Secondo l’agenzia palestinese Wafa, sei persone sono state uccise da droni israeliani nel quartiere di Shuja’iyya, a est di Gaza City.
Il recupero e la consegna dei corpi a Gaza: una sfida enorme
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha definito “una sfida enorme” il recupero e la consegna dei corpi, spiegando che l’operazione richiederà giorni o settimane a causa delle difficoltà logistiche e della distruzione diffusa.
Dall’inizio del cessate il fuoco, le squadre di soccorso hanno recuperato oltre 250 corpi tra le macerie, ma migliaia di persone risultano ancora disperse. L’agenzia Wafa parla di almeno 10.000 individui sepolti sotto i resti degli edifici.
Le Nazioni Unite e la Croce Rossa hanno chiesto l’apertura di tutti i valichi per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari. A Ginevra, il portavoce della Croce Rossa Christian Cardon ha ribadito la necessità “di garantire che ogni punto di accesso sia operativo”, mentre l’Onu ha chiesto di “assicurare la continuità dei flussi di soccorso”.
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ha inoltre denunciato che oltre l’80% degli edifici della Striscia risulta distrutto o gravemente danneggiato, percentuale che a Gaza City sale al 92%. L’agenzia parla di “una devastazione senza precedenti” e stima almeno 55 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere.
Il lavoro di sgombero, già iniziato in alcune aree, procede a rilento a causa della presenza di ordigni inesplosi e delle difficoltà nel reperire mezzi adeguati. Durante le operazioni vengono ancora ritrovati corpi, segno che la portata della tragedia non è stata ancora del tutto accertata.
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