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Israele-Iran, Netanyahu apre a un possibile accordo di pace mentre Khamenei rivendica la vittoria

Dopo una settimana di intensi raid e tensioni, il primo ministro israeliano fa un passo verso il dialogo, ma la guida suprema iraniana sottolinea il trionfo di Teheran, mantenendo alta la tensione nella regione

Israele-Iran, Netanyahu apre a un possibile accordo di pace mentre Khamenei rivendica la vittoria

Nelle ultime ore, il conflitto tra Israele e Iran ha vissuto una nuova fase di tensione e ambiguità diplomatica. Mentre il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha espresso apertura verso la possibilità di negoziati di pace, la leadership iraniana, guidata dall’ayatollah Ali Khamenei, ha ribadito con fermezza la propria rivendicazione di vittoria nel conflitto, rafforzando un clima di forte contrapposizione che domina il Medio Oriente.

La settimana appena trascorsa è stata segnata da un’escalation di attacchi militari di vasta portata, con le Forze di Difesa israeliane (IDF) che hanno annunciato l’eliminazione di 11 scienziati nucleari iraniani e la distruzione di oltre 900 obiettivi strategici, compresi 200 lanciamissili e numerosi siti di produzione missilistica. Questi attacchi, secondo quanto dichiarato dalle IDF, hanno seriamente compromesso la capacità di Teheran di produrre nuovi armamenti a lungo raggio, segnando un punto di svolta nella pressione militare israeliana sul programma nucleare iraniano.

Parallelamente, la popolazione civile palestinese a Gaza continua a pagare un prezzo altissimo, con almeno 72 morti registrati nelle ultime 24 ore e migliaia di feriti, tra cui molti civili coinvolti nelle violenze durante la distribuzione degli aiuti umanitari. Le condizioni nei presidi sanitari, come testimoniano operatori italiani presenti in loco, restano drammatiche e l’emergenza umanitaria continua ad aggravarsi.

Nonostante la durezza degli attacchi, Netanyahu ha aperto un piccolo spiraglio alla diplomazia, auspicando la possibilità di “accordi di pace” che possano garantire stabilità e sicurezza a Israele e ai suoi vicini. Tuttavia, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ribadito che la supremazia militare di Israele sarà mantenuta con ogni mezzo necessario, non escludendo ulteriori azioni militari qualora fosse richiesto. Katz ha inoltre ammesso che durante il conflitto non si è riusciti a colpire direttamente la guida suprema iraniana, una figura che Israele considera centrale nella strategia militare di Teheran.

Dall’altra parte, Khamenei ha definito la resistenza iraniana una “vittoria storica” e ha promesso che l’Iran non arretrerà nelle sue posizioni, continuando a sfidare apertamente Israele e i suoi alleati. Questa dichiarazione giunge mentre si intensificano le manifestazioni in Iran, segno di un sostegno popolare forte e della determinazione del regime a proseguire nel conflitto.

Il contesto internazionale segue con attenzione l’evoluzione del confronto: le Nazioni Unite e numerosi Paesi europei sollecitano entrambe le parti a evitare un’escalation ulteriore e a riprendere il dialogo. Il Consiglio Europeo ha espresso preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza, mentre gli Stati Uniti confermano il loro sostegno a Israele ma ribadiscono l’importanza di una soluzione diplomatica.

Il bilancio di questi giorni è drammatico, con conseguenze pesanti non solo sul piano militare ma soprattutto umanitario e politico, in una regione dove ogni segnale di apertura o di chiusura viene analizzato come un potenziale punto di svolta.

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