CAMBIA LINGUA

Israele ingloba Rafah nella zona cuscinetto: escalation del conflitto e crisi umanitaria a Gaza

Israele ingloba Rafah nella zona cuscinetto al confine con l’Egitto, riaccendendo il conflitto con Hamas. Emergenza umanitaria a Gaza, scontro diplomatico sul riconoscimento dello Stato palestinese

Israele ingloba Rafah nella zona cuscinetto: escalation del conflitto e crisi umanitaria a Gaza

Con la ripresa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza dopo due mesi di tregua, la guerra tra Israele e Hamas ha raggiunto un nuovo punto critico. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno ampliato la cosiddetta “zona cuscinetto” lungo il confine meridionale con l’Egitto, inglobando l’intera città di Rafah, che rappresenta circa il 20% dell’intera Striscia di Gaza. L’operazione, secondo Israele, mira a rafforzare la sicurezza nazionale, ma sta generando gravi conseguenze umanitarie e critiche internazionali.

La trasformazione di Gaza in un “campo di sterminio”

Le parole più dure arrivano dal Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, che ha definito Gaza “un campo di sterminio”, denunciando l’aggravarsi della situazione e sottolineando come l’attuale corso del conflitto non conduca a una soluzione sostenibile. “Il rischio che la Cisgiordania occupata si trasformi in un’altra Gaza lo rende ancora più grave”, ha dichiarato, aggiungendo che la politica militare israeliana sta destabilizzando ulteriormente la regione.

Riconoscimento della Palestina: l’annuncio di Macron scuote la diplomazia internazionale

In parallelo, la dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron ha suscitato reazioni contrastanti. Parigi potrebbe riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese entro giugno. Hamas ha accolto con favore la notizia, definendola un “passo importante”, mentre Israele ha reagito duramente, sostenendo che si tratterebbe di “una ricompensa per il terrorismo”. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha affermato che una tale azione “non porterà né pace né sicurezza, ma aggraverà il conflitto”.

La conferenza internazionale prevista per giugno, organizzata congiuntamente da Francia e Arabia Saudita presso le Nazioni Unite, potrebbe segnare un punto di svolta nella diplomazia mediorientale.

Emergenza umanitaria senza precedenti

L’Unicef ha lanciato un ulteriore allarme: dall’inizio del conflitto, oltre 15.000 bambini sono stati uccisi e più di 34.000 feriti a Gaza. Le strutture sanitarie sono al collasso, e l’accesso agli aiuti umanitari è bloccato da oltre 40 giorni a causa della chiusura dei valichi da parte di Israele. Anche il valico di Rafah, lato palestinese, è chiuso da 23 giorni consecutivi, impedendo il trasferimento di feriti e malati verso l’Egitto.

Secondo il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, solo dal 18 marzo sono stati registrati 1.523 morti e 3.834 feriti. Questi numeri, tuttavia, non distinguono tra civili e combattenti, rendendo difficile una verifica indipendente.

Israele: offensive e dissenso interno

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato che l’esercito ha occupato vaste aree nella Striscia, con l’obiettivo di creare zone disabitate sotto controllo militare. Katz ha affermato che l’offensiva potrebbe fermarsi solo nel caso di un accordo sugli ostaggi. Intanto, si moltiplicano le proteste contro il governo Netanyahu, accusato da parte della popolazione di alimentare una guerra motivata politicamente.

Circa mille riservisti dell’Aviazione israeliana hanno firmato una lettera pubblica chiedendo il rilascio degli ostaggi, anche a costo di fermare l’offensiva. Il premier Benjamin Netanyahu ha definito la loro posizione “imperdonabile”, e l’Aeronautica ha annunciato il licenziamento di tutti i firmatari ancora in servizio attivo.

Controllo degli aiuti umanitari: lo scontro tra Israele e Hamas

Hamas ha respinto la proposta israeliana di gestire direttamente la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza, definendola una violazione del diritto internazionale. “Imparzialità, neutralità e indipendenza” devono restare alla base dell’assistenza umanitaria, ha dichiarato il gruppo, che ha chiesto alla comunità internazionale di garantire la sicurezza e il libero accesso degli aiuti alla popolazione.

Porto di Eilat “abbandonato”: l’effetto degli attacchi Houthi

Il leader dei ribelli Houthi, Abdul-Malik al-Houthi, ha dichiarato che gli attacchi missilistici e con droni hanno reso inutilizzabile il porto israeliano di Eilat, definendolo “una grande vittoria” per il movimento yemenita filo-iraniano. Malgrado i raid aerei statunitensi sullo Yemen, gli Houthi affermano che le loro capacità militari restano intatte e che Israele ha perso un nodo commerciale cruciale nel Mar Rosso

Una tregua lontana

La situazione in Medio Oriente continua a deteriorarsi, con la Striscia di Gaza sempre più isolata e la crisi umanitaria in peggioramento. Mentre la comunità internazionale tenta timidamente di aprire nuovi spiragli diplomatici, come il possibile riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Francia, sul terreno prevalgono ancora le logiche del conflitto. Le vittime civili aumentano, i negoziati sugli ostaggi stentano a produrre risultati concreti e la tensione resta altissima anche all’interno di Israele, dove cresce il dissenso.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×