Israele, incendio a Gerusalemme sotto controllo: oltre 13.000 ettari in fumo, evacuazioni e feriti.
Le autorità israeliane dichiarano l’incendio domato dopo due giorni di emergenza. Strade riaperte, città evacuate pronte al rientro. Restano attivi piccoli focolai, l’allerta resta alta per il rischio di nuovi roghi.
Israele, incendio a Gerusalemme sotto controllo: oltre 13.000 ettari in fumo, evacuazioni e feriti.
Le autorità israeliane dichiarano l’incendio domato dopo due giorni di emergenza. Strade riaperte, città evacuate pronte al rientro. Restano attivi piccoli focolai, l’allerta resta alta per il rischio di nuovi roghi.
Gerusalemme –Dopo giorni di devastazione, l’incendio che ha colpito le colline attorno a Gerusalemme è stato dichiarato “sotto controllo” dalle autorità israeliane. Le operazioni di spegnimento proseguono incessantemente, con 163 squadre dei vigili del fuoco ancora dispiegate sul campo, supportate da 12 velivoli antincendio. Il rogo, uno dei più vasti degli ultimi dieci anni, ha divorato circa 13.000 ettari di vegetazione e lambito diversi centri abitati, provocando evacuazioni e gravi disagi alla popolazione.
Il fuoco, alimentato da temperature estreme e venti violenti, si è propagato a partire da mercoledì in almeno undici località nei dintorni di Gerusalemme, estendendosi fino all’autostrada che collega la città a Tel Aviv. Il comandante dei vigili del fuoco di Gerusalemme, Shmulik Friedman, ha parlato di “uno degli incendi più vasti mai affrontati nel Paese”, ammettendo che dopo i primi focolai naturali si sono verificati anche diversi episodi dolosi.
Città evacuate, rientri scaglionati
Le autorità hanno autorizzato il rientro nelle abitazioni per i residenti delle città evacuate: Sha’ar Hagai, Mesilat Zion, Beit Meir, Shoresh, Neve Ilan, Yad Hashmona e Nataf. Anche gli abitanti di Mevo Horon, insediamento in Cisgiordania, sono potuti rientrare questa mattina, dopo una valutazione della polizia. Restano tuttavia attivi tutti i presidi di sicurezza: “Ci sono ancora piccoli focolai attivi e il vento potrebbe causare una ripresa delle fiamme”, ha avvertito il portavoce dei vigili del fuoco, Shlomi Harush.
Feriti tra i soccorritori, allerta per l’Indipendenza
Diciassette vigili del fuoco sono rimasti feriti durante le operazioni, due dei quali in condizioni più serie sono stati trasportati in ospedale. Per precauzione, tutti gli eventi ufficiali del Giorno dell’Indipendenza israeliano sono stati annullati e il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale. È stato imposto inoltre un divieto assoluto di accensione di fuochi e barbecue in tutto il Paese.
Nel frattempo, le strade chiuse sono state riaperte, inclusi i collegamenti ferroviari tra Gerusalemme e Tel Aviv, interrotti per oltre sette ore mercoledì. Tuttavia, le autorità avvertono che l’allerta non è ancora cessata: un aumento previsto del vento e delle temperature nel pomeriggio potrebbe rinfocolare le braci ancora attive. Anche una leggera pioggia attesa nelle prossime ore potrebbe non essere sufficiente a scongiurare nuovi incendi.
Solidarietà internazionale e indagini
Israele ha ricevuto aiuto da diversi Paesi. Dieci aerei antincendio sono già operativi, mentre altri otto velivoli provenienti da Cipro e Italia sono attesi per rafforzare gli sforzi di contenimento. In un messaggio pubblicato su X, l’ambasciatore d’Israele in Italia Jonathan Peled ha ringraziato il governo italiano e la Protezione Civile per il “prezioso e provvidenziale aiuto, un gesto speciale nel giorno della nostra Indipendenza”.
Sul fronte delle indagini, resta incerto l’innesco originario dell’incendio. La polizia e lo Shin Bet, il servizio di intelligence interna, stanno valutando la natura dolosa di alcuni focolai. Al momento è stato arrestato un uomo a Gerusalemme Est, sorpreso da testimoni mentre tentava di appiccare il fuoco in una zona già colpita. Hamas ha alimentato la tensione pubblicando sui social un appello incendiario ai palestinesi: “Bruciate boschi, foreste, case dei coloni”, un messaggio diffuso dal canale arabo Nablus News. Tuttavia, non esistono al momento prove concrete che l’incendio principale sia stato causato da un’azione volontaria.
Disagi e paura: un Paese col fiato sospeso
La portata dell’incendio ha avuto un impatto senza precedenti sulla vita quotidiana. Automobilisti in fuga, treni fermi, famiglie evacuate, dirette TV interrotte: emblematico il caso dell’emittente Channel 12, costretta a evacuare il proprio studio a Neve Ilan in diretta, con la trasmissione del telegiornale spostata in una sede secondaria per sicurezza.
Anche i civili hanno dato un contributo essenziale, come nel villaggio di Abu Ghosh, dove alcuni residenti hanno collegato tubi alle fonti d’acqua locali per contenere le fiamme: “Temevamo per il nostro villaggio e per le nostre case”, ha dichiarato Ahmad Ibrahim all’AFP.
Nonostante il contenimento dell’emergenza, Israele resta in stato di allerta. La memoria collettiva, già segnata dagli incendi devastanti del passato, si arricchisce oggi di un nuovo capitolo drammatico che, fortunatamente, non ha provocato vittime, ma ha lasciato ferite profonde sul territorio e nella coscienza del Paese.
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