Israele e Stati Uniti bombardano lo Yemen: distrutto il porto di Hodeida, almeno due morti e 42 feriti.
Risposta all’attacco missilistico degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion. Netanyahu: "Alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza".
Israele e Stati Uniti bombardano lo Yemen: distrutto il porto di Hodeida, almeno due morti e 42 feriti.
Risposta all’attacco missilistico degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion. Netanyahu: “Alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza”.
La guerra in Medio Oriente continua ad allargarsi e a infiammare nuovi fronti. Israele e Stati Uniti hanno sferrato un massiccio attacco contro la città portuale yemenita di Hodeida, controllata dai ribelli Houthi, in risposta al missile lanciato domenica contro l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. È il sesto attacco compiuto dalle forze israeliane in Yemen dall’inizio del conflitto a Gaza.
Secondo il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, l’azione ha provocato almeno due morti e 42 feriti. Le forze israeliane, con il supporto statunitense, hanno utilizzato 30 caccia per sganciare almeno 50 bombe sul porto e su un cementificio nella zona di Bajil. Fonti israeliane riferiscono che sono stati distrutti impianti di produzione di armi, magazzini e strutture utilizzate per il traffico di forniture militari provenienti dall’Iran.
“La nostra risposta sarà forte e ripetuta. I giochi sono finiti”, ha dichiarato una fonte della sicurezza israeliana, citata da Ynet. Il raid è stato confermato anche dal portavoce delle forze di difesa israeliane (Idf), che ha parlato di un’operazione volta a colpire le “infrastrutture terroristiche” utilizzate dagli Houthi per attaccare Israele e destabilizzare la regione.
Il porto di Hodeida, sottolinea l’Idf, rappresentava un punto strategico per il passaggio di armi e attrezzature militari iraniane. L’impianto di cemento colpito sarebbe stato impiegato, secondo Tel Aviv, nella costruzione di tunnel sotterranei e infrastrutture militari.
La tensione resta altissima anche a Gaza. Il gabinetto di guerra israeliano ha approvato all’unanimità un piano per estendere le operazioni nella Striscia, con l’obiettivo dichiarato di occupare il territorio, negare l’accesso agli aiuti umanitari ad Hamas e colpire duramente i miliziani palestinesi. Netanyahu ha parlato senza mezzi termini: “Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza”.
Preoccupazioni giungono dall’Unione Europea, che chiede a Israele di fermare l’operazione per evitare ulteriori sofferenze ai civili palestinesi e revocare il blocco degli aiuti.
Nel frattempo, a Gerusalemme esplode la protesta. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza contro il governo e contro l’allargamento dell’offensiva militare. La tensione si è trasformata in scontri con le forze dell’ordine.
La situazione si complica ulteriormente con la sempre più netta saldatura tra i diversi fronti del conflitto: dallo Yemen al Libano, passando per Siria e Iran. Un’escalation che rischia di incendiare l’intero scacchiere mediorientale.
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