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Iran in rivolta per il carovita: proteste da Teheran a Isfahan, attaccato il palazzo del governatore a Fasa.

Crisi economica, inflazione record e svalutazione del rial spingono cittadini e studenti in piazza: Isfahan, Teheran e il sud del Paese al centro delle manifestazioni.

Iran in rivolta per il carovita: proteste da Teheran a Isfahan, attaccato il palazzo del governatore a Fasa.

Continuano le proteste in Iran, alimentate da una crisi economica sempre più profonda che sta mettendo in ginocchio famiglie, commercianti e studenti. Le manifestazioni, iniziate nei grandi bazar della capitale, si sono estese rapidamente alle università e ad altre città strategiche del Paese, segnando una nuova fase di mobilitazione sociale che preoccupa seriamente le autorità di Teheran.

Le piazze di Isfahan e Kermanshah al centro delle mobilitazioni

Secondo i video diffusi da Iran International, media d’opposizione con sede a Londra, oggi gruppi di manifestanti si sono radunati nelle città di Isfahan e Kermanshah. A Isfahan, in particolare, le immagini mostrano persone riunite nella storica piazza Naqsh-e Jahan, uno dei luoghi simbolo del Paese e da sempre teatro di proteste nei momenti di maggiore tensione politica e sociale. Qui, come in altre aree urbane, la rabbia è esplosa contro l’aumento vertiginoso dei prezzi e il crollo del potere d’acquisto.

Dal bazar alle università: una protesta trasversale

La scintilla iniziale è partita dai commercianti del Gran Bazar di Teheran, che hanno abbassato le serrande per protestare contro il carovita e la svalutazione della moneta nazionale. In breve tempo, il malcontento ha coinvolto anche gli studenti universitari, con manifestazioni nei principali atenei della capitale e di Isfahan. Le università, storicamente luoghi di dissenso politico, sono tornate a essere un punto di riferimento per una protesta che unisce generazioni e categorie sociali diverse.

Studenti arrestati e poi rilasciati: la linea ambigua delle autorità

Secondo quanto riferito dallo stesso Iran International, l’Università di Teheran ha annunciato il rilascio di tutti gli studenti arrestati durante una manifestazione nel campus il giorno precedente. Mohammad-Reza Taghidokht, vicepresidente esecutivo dell’ufficio del rettore, ha spiegato che la liberazione è avvenuta dopo un chiarimento richiesto dalla direzione dell’ateneo. Un segnale che mostra un atteggiamento meno repressivo rispetto al passato, ma che non cancella il clima di forte tensione.

L’attacco a Fasa e l’escalation della rabbia

La protesta ha assunto toni più violenti nel sud del Paese. A Fasa, città situata a circa 780 chilometri a sud di Teheran, un gruppo di manifestanti ha attaccato l’ufficio del governatore provinciale. Secondo l’agenzia Mizan, vicina al Ministero della Giustizia, sono stati danneggiati porte e vetri dell’edificio. Quattro persone sono state arrestate e tre agenti di polizia sono rimasti feriti. Un episodio che evidenzia come la frustrazione sociale stia degenerando in scontri diretti con le istituzioni.

Inflazione record e moneta al collasso

Alla base delle proteste c’è una situazione economica ormai insostenibile. L’inflazione ha superato il 42% su base annua, con i prezzi dei generi alimentari in aumento di oltre il 70%. Il rial iraniano ha toccato nuovi minimi storici, arrivando a perdere circa il 40% del suo valore in pochi mesi. Questo ha quasi azzerato il potere d’acquisto della popolazione, costringendo molte famiglie a rinunciare anche ai beni di prima necessità.

Pezeshkian apre al dialogo, ma il futuro resta incerto

Il presidente Masoud Pezeshkian ha dichiarato di voler ascoltare le “richieste legittime” dei manifestanti, invitando le autorità a considerare soluzioni concrete per alleviare la pressione economica. Tuttavia, le promesse di riforma si scontrano con anni di sanzioni internazionali, crisi energetica e instabilità geopolitica che continuano a pesare sull’economia iraniana.

L’ombra delle tensioni internazionali e l’appello del Mossad

Sul piano internazionale, le proteste si intrecciano con un contesto geopolitico esplosivo. Il servizio di intelligence israeliano, il Mossad, ha lanciato un appello diretto ai manifestanti iraniani, invitandoli a scendere in piazza e dichiarando di essere con loro “sul campo”. Un messaggio che rischia di irrigidire ulteriormente la posizione del regime e di alimentare la narrativa di un’ingerenza esterna.

Un Paese a un bivio

L’Iran si trova oggi di fronte a una scelta cruciale: aprire un vero dialogo per affrontare le cause strutturali della crisi o tornare a una repressione dura come quella vista durante le proteste del 2022-2023. La mobilitazione attuale, partita dal carovita, sta assumendo un significato più ampio, diventando il simbolo di una società stremata che chiede dignità, stabilità e un futuro diverso.

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