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Iran, il Parlamento approva la chiusura dello Stretto di Hormuz: la decisione passa ora al Consiglio di sicurezza

Teheran valuta l’interruzione del traffico marittimo nello stretto strategico: preoccupazione in Occidente per i riflessi economici ed energetici globali

Iran, il Parlamento approva la chiusura dello Stretto di Hormuz: la decisione passa ora al Consiglio di sicurezza

Il Parlamento iraniano (Majlis) ha approvato oggi la proposta di chiudere lo Stretto di Hormuz, snodo strategico tra l’Oman e l’Iran attraverso cui passa il 20‑30 % del petrolio marittimo mondiale. La decisione, pur non immediatamente esecutiva, viene interpretata come un segnale politico forte nei confronti dell’Occidente, innescata dai recenti attacchi attribuiti a Washington contro siti sensibili in Iran.

Ora la palla passa al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, che dovrà valutare se tradurre la risoluzione in un’azione concreta. Secondo il generale Esmail Kosari, membro della commissione parlamentare, la misura sarà avviata “nel momento in cui lo riterremo opportuno”. Il ministro degli Esteri ad interim, Abbas Araghchi, ha tuttavia precisato che si tratta solo di “una tra le opzioni disponibili”, sottolineando la fluidità del contesto .

Ripercussioni globali

Una chiusura di Hormuz comporterebbe forti conseguenze economiche, colpendo direttamente l’approvvigionamento energetico di Asia ed Europa e provocando turbolenze sui mercati . Reazioni non si sono fatte attendere: dagli Stati Uniti è arrivata la definizione di “mossa autodistruttiva per Teheran”, mentre l’Unione Europea ha espresso “profonda preoccupazione” e chiesto de‑escalation. Anche la Cina, grande importatore di greggio iraniano, ha invitato Tehran alla moderazione.

Secondo analisti, basta l’annuncio per spingere il prezzo del Brent oltre i 95 $ al barile; se il blocco diventasse effettivo, lo shock potrebbe portarlo tra 130 e 140 $, con ripercussioni su inflazione e bilancia commerciale globale.

Un precedente senza esecuzione

Minacce di chiusura dello Stretto erano già state usate in passato da Teheran, ma mai era seguita una votazione formale del Majlis . Il contesto internazionale — caratterizzato da conflitti aperti in Medio Oriente, crisi ucraina e tensioni globali — rende l’attuale decisione particolarmente delicata.

Il portavoce del governo iraniano ha avvertito che la risposta sarà “proporzionata e mirata alla difesa degli interessi nazionali”. Intanto, il mondo osserva con attenzione, consapevole che questo passaggio potrebbe rappresentare una svolta. Al di là degli annunci, le prossime mosse del Consiglio supremo e la reazione delle potenze internazionali saranno decisive per stabilire se l’Iran intenda davvero trasformare in realtà questa minaccia strategica.

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