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Invasione a Gaza, attacchi aerei e via terra. Le dichiarazioni dell’Onu e degli Stati Uniti.

Invasione di Gaza City: attacchi aerei e via terra, l’ONU accusa Israele di genocidio mentre gli Stati Uniti sostengono l’offensiva.

Invasione a Gaza, attacchi aerei e via terra. Le dichiarazioni dell’Onu e degli Stati Uniti.

Nella notte fra il 15 e il 16 settembre 2025 è cominciata l’invasione di Gaza City da parte di Israele. Le azioni dello stato ebraico sono state definite dalla commissione dell’ONU “un genocidio” , mentre Rubio esorta la resa di Hamas.

Le ultime notizie sul fronte israelo-palestinese

L’invasione di Gaza City, centro nevralgico della Palestina, è cominciata nella tarda serata del 15 settembre.

L’attacco da parte di Israele  ha comportato violenti bombardamenti aerei e l’uso di droni e artiglieria pesante. Sono stati presi di mira tre obiettivi strategici della città:  Sheikh Radwan, quartiere ad alta densità abitativa e con accesso alle principali vie di comunicazione;  Al-Karama e la costa, zone fondamentali perché Israele possa avere controllo dei movimenti logistici navali e del rifornimento della città e Tel Al-Haw, quartiere meridionale considerato un focolaio di Hamas.

Gli attacchi delle ultime ore sono stati i più brutali registrati a partire da quando gli Stati Uniti hanno appoggiato l’offensiva israeliana. Nella notte fra il 15 e il 16 settembre, gli attacchi aerei sono terminati ed è cominciata l’operazione via terra, durante la quale l’esercito israeliano ha preso il controllo del 40% della città utilizzando carri armati e bombe robot per distruggere gli edifici.

Mentre negli scorsi giorni una parte della popolazione, 300 000 persone, è fuggita verso il sud della striscia a seguito dell’intensificarsi degli attacchi israeliani, altri sono rimasti a Gaza City, tra cui i circa 45 morti causati dai raid e gli altri 3 morti per la fame.

L’Onu ha deliberato. Israele sta commettendo un genocidio.

Come già dichiarato in precedenza dall’organizzazione, l’Onu, a seguito di una lunga indagine ha identificato le azioni di Israele verso di Gaza come un vero e proprio genocidio. Le violenze inferte dalle autorità e dalle forze di sicurezza sono state definite tali in quanto, secondo quanto concluso dalla commissione di inchiesta, sono stati commessi  quattro dei cinque atti di genocidio definiti dalla convenzione del 1948. Questi comprendono: “Omicidio di membri del gruppo; grave lesione dell’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; sottoposizione intenzionale del gruppo a condizioni di esistenza tali da comportarne la distruzione fisica totale o parziale; e misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo”.

La commissione ha inoltre sottolineato che i vertici del potere israeliano non abbiano mai adottato misure per evitare ciò e che abbiano, al contrario, incitato questi tipi di azioni.

La presidente di commissione e giudice della corte penale internazionale Pillay ha inoltre dichiarato che “È chiaro ci sia l’intento da parte di Israele di distruggere i palestinesi a Gaza”. La presidentessa ha inoltre dichiarato che “La comunità internazionale non può rimanere in silenzio di fronte alla campagna genocida lanciata da Israele contro il popolo palestinese a Gaza. Quando emergono segni e prove evidenti di genocidio, l’assenza di azioni volte a porvi fine equivale a complicità”.

La commissione ha terminato l’inchiesta in accordo con la corte penale internazionale che ha già emesso mandati contro i vertici di stato israeliani, guadagnandosi l’antipatia della casa bianca, che, dall’inizio del secondo mandato Trump, ha sostenuto Israele militarmente ed economicamente e che è tornata a farsi sentire ieri tramite le dichiarazioni di Rubio alla stampa.

Le dichiarazioni degli Stati Uniti sull’andamento della guerra

Marco Rubio, ministro degli esteri degli Stati Uniti ha rilasciato un’intervista il 15 settembre, prima degli ultimi attacchi, comunicando l’inizio delle operazioni di Israele a Gaza City e esortando Hamas ad arrendersi. Prima di lasciare Israele per dirigersi verso Doha, ha dichiarato alla stampa: “Penso che noi tutti preferiremmo vedere una negoziazione che termini con il rilascio di tutti gli ostaggi e che porti al disarmo e all’eliminazione della minaccia rappresentata da Hamas”. “Pensiamo inoltre che il Qatar possa avere un ruolo fondamentale nella trattativa. Perciò mi sto dirigendo lì.”

In attesa dei futuri svolgimenti, resta evidente che la situazione a Gaza continua ad essere un argomento centrale nelle dinamiche internazionali.

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