Inferno a Hong Kong: almeno 36 morti e decine di feriti nel devastante incendio di Wang Fuk Court.
Le fiamme, propagate dalle impalcature di bambù, hanno avvolto fino a sette grattacieli del complesso residenziale di Tai Po. Tra le vittime anche un vigile del fuoco. Residenti: «Gli allarmi non sono scattati».
Inferno a Hong Kong: almeno 36 morti e decine di feriti nel devastante incendio di Wang Fuk Court.
Un vasto incendio divampato nel complesso residenziale Wang Fuk Court, nel distretto di Tai Po, a nord di Hong Kong, ha trasformato un insieme di grattacieli popolari in un inferno di fiamme e fumo. Il bilancio è gravissimo: almeno 36 persone morte – tra cui un vigile del fuoco – e decine di feriti, diversi dei quali in condizioni critiche.
Secondo i dati forniti dai vigili del fuoco e riportati dai media locali, i soccorritori hanno assistito complessivamente 28 persone: nove sono state dichiarate morte sul posto, altre sei sono state trasportate in ospedale in condizioni critiche e quattro di loro sono poi decedute. Il numero delle vittime, tuttavia, viene considerato ancora provvisorio e destinato a crescere, con segnalazioni di persone intrappolate nei piani alti.
L’incendio: dalle prime fiamme all’allerta massima
Il rogo è scoppiato attorno alle 14:51 ora locale alla Wang Fuk Court, un grande complesso residenziale composto da otto torri e quasi duemila appartamenti, che ospitano circa 4.600 residenti. In breve tempo le fiamme, alimentate dal vento e dal materiale presente sui ponteggi, si sono propagate lungo le impalcature di bambù che avvolgevano almeno tre edifici per lavori di ristrutturazione in corso da mesi.
La scala di gravità degli incendi a Hong Kong va da 1 a 5. Inizialmente classificato come allarme di livello 1, il rogo è stato rapidamente innalzato al livello 4 intorno alle 15:34, per poi raggiungere il livello massimo 5 alle 18:22: una misura eccezionale che, secondo la stampa locale, non veniva adottata da 17 anni.
Le immagini diffuse dai media internazionali mostrano scene impressionanti: intere facciate avvolte dalle fiamme, colonne di fumo scuro che si alzano per decine di metri, teli e strutture di cantiere che bruciano e crollano sulle strade circostanti. In alcune riprese si vedono almeno cinque edifici vicini tra loro in fiamme, con il fuoco che fuoriesce da finestre e balconi.
Un complesso popolare densamente abitato
Wang Fuk Court è un complesso di edilizia residenziale pubblica, costruito nel 1983 e inserito nei programmi governativi di sovvenzione per la proprietà immobiliare. Le otto torri – alcune alte fino a 31 piani – ospitano soprattutto famiglie a basso reddito, coppie anziane e pensionati, in una città tra le più dense e costose al mondo in termini immobiliari.
Il distretto di Tai Po, nella parte settentrionale di Hong Kong, è una zona suburbana consolidata con circa 300.000 residenti, caratterizzata da grandi complessi residenziali, scuole, mercati e centri commerciali. Da mesi, nel complesso erano in corso lavori di ristrutturazione, che secondo quanto riportato dai media avevano già suscitato malcontento tra i residenti per i disagi prolungati.
Le impalcature di bambù: tradizione e rischio
Uno degli elementi chiave nella dinamica dell’incendio sembra essere il ruolo delle impalcature di bambù. A Hong Kong – come in altri paesi asiatici – i ponteggi per l’edilizia vengono ancora spesso realizzati con canne di bambù, legate tra loro con fascette di plastica e rivestite da teli.
Il bambù è leggero, flessibile e resistente al vento, e nel contesto urbano di Hong Kong è considerato un sistema solido ed efficiente. Tuttavia, in presenza di fiamme e di coperture non sufficientemente ignifughe, può trasformarsi in un micidiale vettore di propagazione del fuoco.
Nel caso di Wang Fuk Court, le fiamme si sarebbero propagate rapidamente proprio lungo la fitta impalcatura di bambù che circondava gli edifici, estendendosi poi agli appartamenti e ad altre aree del complesso. Alcune immagini mostrano teli da cantiere incendiati che si staccano e cadono a terra, contribuendo al caos e alla difficoltà dei soccorsi.
Non a caso, il governo locale aveva già annunciato a marzo un piano per ridurre gradualmente l’uso delle impalcature di bambù nei cantieri pubblici, con l’obiettivo che almeno il 50% dei progetti utilizzi telai metallici. L’incendio di Tai Po rischia ora di accelerare questo processo e di aprire un acceso dibattito sulla sicurezza dei cantieri e degli edifici in ristrutturazione.
Il massiccio intervento dei soccorsi
Alla scena del disastro sono stati mobilitati mezzi e personale in numeri eccezionali:
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oltre 750 vigili del fuoco,
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128 autopompe,
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57 ambulanze,
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più di 400 agenti di polizia.
I soccorritori si sono trovati ad affrontare condizioni estreme: temperature elevatissime, visibilità ridotta dal fumo denso, materiali di cantiere in fiamme e crolli parziali di impalcature e teli. Il buio sopraggiunto nelle ore successive ha reso ancora più complesse le operazioni.
Le autorità hanno disposto la chiusura di tratti di un’autostrada vicina e la deviazione di almeno 30 linee di autobus. Sono stati aperti diversi rifugi temporanei dal distretto di Tai Po: in totale, fra 700 e 1.000 persone hanno cercato riparo in queste strutture, molte delle quali in stato di shock, senza sapere se le proprie abitazioni sarebbero state ancora agibili.
Il rogo ha interessato anche edifici vicini, tra cui la Scuola elementare Battista Tai Po, mentre due complessi residenziali dell’adiacente quartiere Kwong Fuk sono stati evacuati per precauzione.
Il tributo dei vigili del fuoco: un pompiere tra le vittime
Tra le vittime accertate figura anche un vigile del fuoco. Il direttore del Dipartimento dei Vigili del Fuoco ha reso noto che l’ufficiale – identificato come Ho – è stato trovato privo di sensi vicino a un ascensore in uno degli edifici più colpiti, Hung Cheong Court. Nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione, il pompiere è stato dichiarato morto 44 minuti dopo il ritrovamento.
Il direttore ha espresso “profondo cordoglio” alla famiglia dell’ufficiale, assicurando sostegno psicologico ed economico. Un altro pompiere è ricoverato con ustioni, mentre diversi membri del personale di emergenza risultano feriti o intossicati.
Secondo le stime iniziali, la maggior parte dei residenti intrappolati sarebbero anziani, spesso con ridotta mobilità, il che ha reso ancora più difficile l’evacuazione dei piani superiori.
Animali intrappolati e salvataggi paralleli
Il dramma non ha coinvolto soltanto le persone. Secondo un’organizzazione di soccorso per animali domestici, nel complesso sarebbero intrappolati oltre 100 animali, tra cani, gatti e altri piccoli animali da compagnia.
Zoie Cheng Kam-shan, direttrice dello sviluppo commerciale dell’Hong Kong Pet Club, ha riferito che l’organizzazione ha inviato sul posto due ambulanze veterinarie per accogliere gli animali salvati e trasferirli nelle cliniche della zona. In una situazione già disperata, molti residenti hanno raccontato la difficoltà – e spesso l’impossibilità – di mettere in salvo i propri animali nel breve tempo a disposizione.
“Gli allarmi non sono scattati”: rabbia e testimonianze dei residenti
Uno degli aspetti più inquietanti emersi dalle prime testimonianze riguarda l’eventuale mancato funzionamento degli allarmi antincendio. Diversi residenti hanno raccontato al South China Morning Post che il sistema di allerta non sarebbe entrato in funzione, nonostante il complesso fosse dotato di impianti antincendio.
Un pensionato di 83 anni, che vive nella comunità, ha descritto così quei momenti: “se qualcuno stava dormendo in quel momento, era spacciato”.
L’uomo ha spiegato che molti residenti hanno dovuto fuggire da soli, senza una segnalazione automatica del pericolo. Secondo quanto riferito dall’ex consigliere distrettuale Herman Yiu Kwan-ho, gli allarmi non sarebbero scattati neppure dopo che diverse persone avevano cominciato a percepire un forte odore di bruciato.
In molti casi, a dare l’allarme sarebbero state le guardie di sicurezza, che hanno iniziato a bussare porta per porta, lasciando però ai residenti pochissimo tempo per raccogliere gli effetti personali e fuggire dalle proprie abitazioni.
Se queste testimonianze dovessero essere confermate dalle indagini, si aprirebbe uno scenario molto critico sulle condizioni dei sistemi di sicurezza, sulla manutenzione e sulla gestione del rischio in un grande complesso residenziale pubblico.
Le misure delle autorità e le prossime indagini
Nel pieno dell’emergenza, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ha diffuso un avviso ai residenti dei quartieri vicini, raccomandando di rimanere in casa, chiudere porte e finestre, mantenere la calma ed evitare di recarsi nell’area dell’incendio.
La polizia ha isolato un’ampia zona attorno al complesso, mentre le squadre speciali continuano le operazioni di spegnimento, ricerca dei dispersi e messa in sicurezza delle strutture. Il governo locale ha annunciato l’apertura di un’indagine approfondita sulle cause del rogo, sulle modalità di propagazione e sul possibile mancato funzionamento degli allarmi antincendio.
Una tragedia che interroga Hong Kong
L’incendio di Tai Po non è soltanto una tragedia locale, ma un evento destinato a riaprire il dibattito su più fronti: la sicurezza abitativa nei complessi popolari, l’uso delle impalcature di bambù, l’efficacia dei sistemi antincendio e la gestione dei grandi cantieri in contesti densamente abitati.
In una città dove possedere una casa è un sogno lontano per molti e dove le torri residenziali sono spesso l’unica risposta alla pressione demografica, la sicurezza degli edifici non è un dettaglio tecnico, ma una questione di vita o di morte.
Le colonne di fumo che si sono alzate sopra Wang Fuk Court non raccontano solo la cronaca di un rogo devastante, ma anche le fragilità strutturali di un modello abitativo e urbanistico chiamato ora a fare i conti con le sue responsabilità.
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