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Il premier Lecournu si dimette: “Non ci sono le condizioni per governare”

Crisi politica a Parigi: il premier francese Sébastien Lecornu si dimette dopo meno di un mese di governo. Macron gli affida un’ultima missione per salvare la stabilità del Paese entro mercoledì sera.

Il premier Lecournu si dimette: “Non ci sono le condizioni per governare”

Il presidente Macron ha accettato le dimissioni di Sébastien Lecornu, ma all’ormai ex primo ministro è stato richiesto dal presidente dell’Eliseo di condurre le trattative fino a mercoledì sera per definire una piattaforma d’azione e stabilità per il Paese. Il capo del governo uscente di Parigi ha affermato su X di aver accettato la richiesta del presidente di condurre le ultime discussioni con le forze politiche per la stabilità del Paese. Ha inoltre dichiarato: “Mercoledì sera comunicherò al Capo dello Stato se ciò sarà possibile o meno, affinché possa trarne tutte le conclusioni del caso”.

Il primo ministro si sarebbe dimesso ieri dopo meno di un mese dall’inizio del mandato a seguito delle aspre critiche ricevute per la formazione del governo presentata ieri sera.

“Non ci sono le condizioni” per governare, ha dichiarato Lecornu, che ha poi continuato: “I partiti politici continuano ad adottare una posizione come se avessero tutti la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale. Ogni partito politico vuole che l’altro adotti il suo programma”. Al punto stampa a Matignon ha inoltre dichiarato di aver “cercato di costruire un percorso con le parti sociali”, sottolineando di essere stato “pronto al compromesso”. L’ex premier ha successivamente sostenuto che i partiti dell’opposizione abbiano “fatto finta di non vedere i progressi”.

Tra i motivi che hanno portato Lecornu a dimettersi ci sarebbe stato il “risveglio di alcuni appetiti di parte” durante la formazione del governo, sottolineando poi che bisogni “Sempre preferire il proprio Paese al proprio partito”, facendo riferimento secondo i media francese a Bruno Retailleau, leader dei Républicains, che ha giocato un ruolo fondamentale nella caduta del governo, mettendo in discussione la partecipazione del suo partito al neo partito esecutivo.

D’altro canto, il capo del partito repubblicano ha accusato l’ex premier di aver ”tradito la sua fiducia” poiché, dopo essere stato ricevuto, Lecornu “non ha mai menzionato la presenza di Bruno Le Maire” nel governo. “Non posso impegnarmi per un governo in cui non ci viene detto tutto”, ha affermato Retailleau a France 2 sottolineando che “c’è un problema di fiducia”. Retailleau ha aggiunto di non sentirsi responsabile per la caduta del governo.

Macron ha ricevuto Lecornu nel pomeriggio di ieri, ma non avrebbe intenzione di concedere dichiarazioni per il momento. Al suo entourage avrebbe però confermato che “si assumerebbe le proprie responsabilità” in caso di fallimento delle trattative finali. Macron ha più volte dichiarato che avrebbe portato a termine il mandato affidatogli dai francesi lasciando intendere che non avrebbe escluso alcuna arma costituzionale, compreso lo scioglimento.

Sia Le Pen che Bardella, rispettivamente capogruppo e presidente del Rassemblement National chiedono lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e un ritorno alle urne per garantire la stabilità. La capogruppo del partito ha aggiunto inoltre che Macron “sta resistendo in modo irrazionale e sta mettendo il Paese in una situazione terribilmente complicata”.

Il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon ha sostenuto invece la necessità di esaminare la mozione per la destituzione del presidente Macron presentata da 104 deputati.

Secondo il vice presidente dei Républicains, David Lisnard, dopo le dimissioni di Lecornu c’è bisogno che “Macron programmi le sue dimissioni per preservare le istituzioni e sbloccare una situazione che rimane irrisolvibile”. Il sindaco di Cannes identifica infatti il presidente francese come “il primo responsabile di questa situazione”, in seguito allo sciogliemento dell’Assemblea nazionale voluto dal leader lo scorso anno. Lisnard continua poi: “Nuove legislative dovranno fare seguito all’elezione di un nuovo presidente dopo una campagna elettorale che confronterà democraticamente dei progetti forti. Sono in gioco la Quinta Repubblica e l’avvenire del nostro Paese”.

Il segretario generale del Partito socialista francese Pierre Jouvet richiede di dare priorità alla sinistra e agli econologisti per il governo del Paese e chiede a Macron la nomina di un primo ministro di sinistra aperto al compromesso.

L’ex premier francese Gabriel Attal, invece, è dell’opinione che il presidente debba nominare un “negoziatore” che trovi un “compromesso” prima della nomina di un premier; proposta già formulata da Attal dopo la caduta del governo di Bayrou.

 

 

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