CAMBIA LINGUA

Hegseth: “Attacco cinese a Taiwan potrebbe essere imminente”. Appello agli alleati dell’Indo-Pacifico.

Dal forum sulla sicurezza di Singapore, il capo del Pentagono lancia l’allarme: “La Cina vuole dominare l’Asia. Gli alleati devono aumentare le spese militari”. Pechino replica: “Solo provocazioni”.

Hegseth: “Attacco cinese a Taiwan potrebbe essere imminente”. Appello agli alleati dell’Indo-Pacifico.

Dal forum sulla sicurezza di Singapore, il capo del Pentagono lancia l’allarme: “La Cina vuole dominare l’Asia. Gli alleati devono aumentare le spese militari”. Pechino replica: “Solo provocazioni”.

L’allarme lanciato è tra i più gravi degli ultimi anni: “Un attacco militare cinese a Taiwan potrebbe essere imminente”. A pronunciarlo, dal palco dello Shangri-La Dialogue di Singapore – il principale forum sulla sicurezza in Asia – è stato il segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth, nel suo primo importante discorso da quando ha assunto la guida del Pentagono.

Con parole che non lasciano spazio a interpretazioni, Hegseth ha affermato che Pechino sta preparando l’Esercito Popolare di Liberazione a una possibile invasione di Taiwan entro il 2027, seguendo ordini diretti del presidente Xi Jinping. “La Cina vuole diventare la potenza egemonica in Asia – ha dichiarato – e si sta preparando, addestrandosi ogni giorno, per alterare l’equilibrio militare nella regione”.

“Serve più spesa per la difesa”

Rivolgendosi agli alleati degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, Hegseth ha chiesto un deciso aumento degli investimenti nella difesa. “Non possiamo permettere che i nostri partner siano subordinati. È tempo che tutti facciano la propria parte”. Il capo del Pentagono ha indicato come modello i Paesi della NATO, citando l’impegno (auspicato da Trump a febbraio) di portare la spesa per la difesa al 5% del PIL, “persino la Germania – ha sottolineato – si sta muovendo in questa direzione”.

Il messaggio, più volte ribadito, è chiaro: Washington non intende sostenere da sola il peso della deterrenza nella regione asiatica. “Per troppo tempo l’America ha ignorato l’Indo-Pacifico – ha detto Hegseth – ma ora siamo tornati. E ci resteremo”.

Pechino non partecipa, tensione alle stelle

A rendere ancora più evidente il gelo tra Cina e Stati Uniti è stata l’assenza al forum del ministro della Difesa cinese Dong Jun, sostituito da una delegazione dell’Università nazionale di Difesa. “Noi siamo qui – ha commentato Hegseth con tono polemico – qualcun altro no”.

La replica di Pechino non si è fatta attendere. L’ambasciata cinese a Singapore ha condannato il discorso di Hegseth, definendolo “intriso di provocazioni e istigazioni”. Secondo la Cina, Taiwan è una “parte sacra e inalienabile” del proprio territorio, e la riunificazione resta un obiettivo dichiarato, anche con la forza se necessario.

Le preoccupazioni strategiche americane

Nel suo intervento, Hegseth ha denunciato le attività aggressive della Cina, non solo nei confronti di Taiwan, ma anche nei confronti di altri vicini nel Mar Cinese Meridionale, e ha parlato di cyberattacchi contro infrastrutture critiche statunitensi e internazionali.

Ha inoltre messo in guardia dall’ambiguità strategica di molti Paesi che “cercano contemporaneamente cooperazione economica con la Cina e cooperazione militare con gli Stati Uniti”. Una posizione che, in caso di conflitto, potrebbe rivelarsi insostenibile: “La dipendenza economica da Pechino – ha avvertito – complica le scelte strategiche”.

Le tensioni con l’Europa

Il confronto si estende anche sul fronte europeo. Secondo indiscrezioni del Financial Times, Elbridge Colby, sottosegretario alla Difesa, avrebbe invitato i Paesi europei a concentrarsi sulla propria sicurezza regionale, criticando missioni come quella della portaerei britannica Prince of Wales nell’Indo-Pacifico. Una linea che sembra in contrasto con l’approccio di leader come Emmanuel Macron, che ha rivendicato un ruolo indo-pacifico per la Francia.

Il contesto: escalation militare e guerra commerciale

L’allarme sull’invasione di Taiwan si inserisce in un contesto di escalation militare e commerciale tra Stati Uniti e Cina. Da gennaio, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Washington ha intensificato le pressioni su Pechino: dazi commerciali, restrizioni tecnologiche, alleanze rafforzate con Paesi chiave come le Filippine. Solo poco tempo fa, Trump ha accusato la Cina di aver violato un accordo commerciale, riaccendendo lo scontro anche sul fronte economico.

Nel frattempo, la tensione militare attorno a Taiwan resta alta. È recente la notizia del taglio di un cavo sottomarino e del sequestro di un mercantile nella regione, episodi che aumentano l’incertezza e il rischio di un’escalation.

Conclusione

Il messaggio di Hegseth è inequivocabile: la minaccia cinese è concreta, e il tempo per prepararsi potrebbe essere agli sgoccioli. L’Indo-Pacifico è diventato il centro della strategia americana, e gli alleati sono chiamati a una scelta chiara: condividere oneri e responsabilità o rischiare di essere lasciati indietro in uno scenario sempre più instabile.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×