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Hamas propone una tregua, USA e Iran a Muscat rilanciano i negoziati sul nucleare.

Hamas propone il rilascio degli ostaggi e una tregua di cinque anni. A Muscat proseguono i negoziati tra Washington e Teheran sul nucleare, tra aperture e minacce militari di Trump.

Hamas propone una tregua, USA e Iran a Muscat rilanciano i negoziati sul nucleare.

Hamas propone il rilascio degli ostaggi e una tregua di cinque anni. A Muscat proseguono i negoziati tra Washington e Teheran sul nucleare, tra aperture e minacce militari di Trump.

La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas, che coinvolge anche Libano, Siria, Iran e Yemen, è giunta al giorno 568. La situazione nella Striscia di Gaza resta drammatica: Hamas ha proposto la liberazione di tutti gli ostaggi ancora detenuti nella Striscia e si è detta disponibile a una tregua della durata di cinque anni in cambio della fine delle ostilità. Sul terreno, intanto, il bilancio continua a peggiorare: la Difesa civile palestinese ha segnalato quattro morti e oltre trenta dispersi dopo un attacco aereo israeliano che ha colpito un’abitazione a sud di Gaza City.

L’emergenza umanitaria si aggrava ulteriormente: il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) ha dichiarato di aver esaurito tutte le scorte alimentari disponibili nella Striscia, mentre Israele, dal 2 marzo, ha bloccato l’ingresso di ogni tipo di aiuto umanitario.

Sul fronte diplomatico, oggi in Oman si è aperto il terzo round di colloqui tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran, in un contesto già teso per il conflitto regionale. Le due parti, che avevano già tenuto incontri precedenti a Roma e Mascate il 12 e il 19 aprile, hanno dichiarato di aver compiuto progressi ma permangono divergenze profonde. Teheran ribadisce la natura esclusivamente pacifica del proprio programma nucleare e chiede l’eliminazione delle sanzioni come condizione imprescindibile per un accordo, mentre da Washington arrivano segnali ambigui: il presidente Donald Trump ha dichiarato che i negoziati stanno andando “molto bene”, ma allo stesso tempo ha minacciato possibili azioni militari qualora non si raggiungesse rapidamente un’intesa, alimentando dubbi sulle reali intenzioni americane.

In un post su X, il ministro degli Esteri omanita Badr Albusaidi ha confermato che i colloqui proseguiranno con un quarto round, previsto per il 3 maggio, specificando che negli incontri odierni sono stati affrontati i principi fondamentali, gli obiettivi e le questioni tecniche del negoziato.

A rendere ancora più teso il contesto del terzo round di Muscat è arrivata la notizia di un’esplosione nel porto iraniano di Bandar Abbas, riportata da Haaretz, che ha sollevato interrogativi sulle possibili ripercussioni regionali.

Trump, parlando ai giornalisti sull’Air Force One, ha sottolineato: “La situazione con l’Iran sta venendo fuori molto bene. Abbiamo avuto molti colloqui con loro e credo che troveremo un accordo. Preferirei di gran lunga un accordo all’altra alternativa. Sarebbe un bene per l’umanità. Ci sono persone che vogliono concludere un accordo diverso, molto più sgradevole, e non voglio che ciò accada all’Iran se possiamo evitarlo”. Tuttavia, la concomitanza tra dichiarazioni concilianti e minacce di azione militare continua a lasciare il tavolo negoziale sospeso tra speranze di una soluzione diplomatica e il rischio concreto di una nuova escalation.

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