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Hamas libera l’ostaggio americano Edan Alexander. Netanyahu: «Nessuna tregua».

Dopo 580 giorni di prigionia nella Striscia di Gaza, il militare israelo-americano è stato consegnato alla Croce Rossa. Gli Usa esultano: «È l’inizio della fine della guerra». Netanyahu frena: «I combattimenti continueranno». 

Hamas libera l’ostaggio americano Edan Alexander. Netanyahu: «Nessuna tregua».

Dopo 580 giorni di prigionia nella Striscia di Gaza, il militare israelo-americano è stato consegnato alla Croce Rossa. Gli Usa esultano: «È l’inizio della fine della guerra». Netanyahu frena: «I combattimenti continueranno». 

Dopo 580 giorni di prigionia, il soldato israelo-americano Edan Alexander, rapito da Hamas il 7 ottobre 2023, è stato rilasciato oggi a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, e affidato alla Croce Rossa Internazionale. È stato poi trasferito in Israele dove è stato accolto dalle Forze di Difesa (Idf) e successivamente portato in un ospedale a Tel Aviv per ricevere le prime cure mediche e riabbracciare la famiglia.

L’immagine simbolo del suo ritorno è una fotografia a bordo di un elicottero militare: sorride accanto ai familiari e mostra una lavagnetta con un messaggio rivolto al tycoon americano che ha seguito da vicino la vicenda: «Grazie Presidente Trump!!!».

Le torture durante la prigionia

Secondo le prime ricostruzioni diffuse dai media israeliani, tra cui l’emittente pubblica Kan, Alexander sarebbe stato tenuto ammanettato in una gabbia per lunghi periodi e sottoposto a gravi torture. A novembre scorso, in occasione del Thanksgiving, Hamas aveva diffuso un video come prova della sua sopravvivenza. Edan è l’ultimo ostaggio americano ancora in vita a essere stato detenuto a Gaza.

Il giovane, 21 anni, nato e cresciuto nel New Jersey, si era arruolato volontariamente nelle forze armate israeliane dopo il diploma alla Tenafly High School. Il giorno dell’attacco di Hamas, il 7 ottobre, era di guardia a un posto di frontiera lungo il confine con Gaza.

Il ruolo degli Stati Uniti e il pressing su Hamas

Il rilascio di Alexander, riferiscono fonti statunitensi, è stato il risultato di una complessa operazione diplomatica. Secondo Ynet, l’amministrazione Trump avrebbe fatto pressione su Hamas attraverso il suo inviato in Medio Oriente, Steven Witkoff, per ottenere un gesto di distensione prima della visita del presidente Usa nella regione.

Hamas, da parte sua, ha chiesto una sospensione temporanea delle operazioni militari israeliane per consentire un corridoio sicuro per la consegna dell’ostaggio alla Croce Rossa. Una pausa confermata da una fonte dell’organizzazione, ma smentita da Israele come parte di un accordo più ampio.

La reazione degli Stati Uniti: «Inizia la fine della guerra»

Sui social è arrivata subito l’esultanza del presidente Trump: «Congratulazioni alla famiglia Alexander! Edan è libero!». L’ambasciatore Usa in Israele, Mike Huckabee, ha parlato di «inizio della fine di questa terribile guerra», attribuendo piena responsabilità a Hamas per la sofferenza inflitta finora.

Gli Stati Uniti stanno valutando l’ipotesi di far volare Alexander e la sua famiglia in Qatar, dove potrebbe incontrare Trump nei prossimi giorni. L’eventuale trasferimento dipenderà dalle condizioni cliniche del giovane.

Netanyahu: «Nessun cessate il fuoco»

Nonostante il rilascio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito che non ci sarà alcuna tregua con Hamas. In una nota ufficiale ha ribadito che il rilascio di Alexander non comporterà né un cessate il fuoco, né lo scambio di prigionieri palestinesi. Al contrario, ha dichiarato: «I negoziati proseguiranno sotto il fuoco, mentre ci prepariamo a intensificare le operazioni».

Il premier ha inoltre ringraziato Trump per il supporto nelle trattative, parlando al telefono con lui dopo l’incontro con l’inviato speciale Witkoff. Il presidente Usa ha confermato il suo impegno per Israele e la stretta collaborazione con l’attuale governo.

Nuove vittime a Gaza

Mentre Edan Alexander veniva rilasciato, nella notte un attacco aereo israeliano ha colpito una scuola rifugio nella Striscia di Gaza. Secondo la Protezione civile palestinese, almeno 10 persone sono morte, tra cui donne e bambini.

La liberazione di Edan Alexander offre un momento di sollievo, ma non segna la fine del conflitto, che continua con la stessa intensità. La strada verso una pace duratura resta incerta e segnata da profonde divisioni.

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