Guerra Israele-Hamas, Netanyahu: “Obiettivo non è occupare Gaza ma liberarla” – Onu: “Pericolosa escalation”
Il premier israeliano annuncia il piano per la conquista di Gaza City, nonostante le forti critiche di Onu, Unione Europea e potenze mondiali. Hamas lo accusa di mentire, cresce l’allarme per una crisi umanitaria senza precedenti.
Guerra Israele-Hamas, Netanyahu: “Obiettivo non è occupare Gaza ma liberarla” – Onu: “Pericolosa escalation”.
Netanyahu: “Non occupiamo Gaza, la liberiamo da Hamas”
Il conflitto tra Israele e Hamas è giunto al giorno 675, e l’attenzione internazionale è puntata sulla decisione del governo israeliano di dare via libera a un’operazione militare su larga scala per la conquista di Gaza City, la più grande roccaforte rimasta sotto il controllo di Hamas.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, in conferenza stampa con i media stranieri, ha chiarito la posizione del suo governo:
“Il nostro obiettivo non è occupare la Striscia di Gaza, ma liberarla da Hamas. Ci sono ancora migliaia di terroristi e dobbiamo eliminarli per riportare sicurezza a Israele e liberare i nostri ostaggi”.
Il piano militare israeliano in cinque punti
Netanyahu ha illustrato un piano operativo in cinque punti, approvato dal gabinetto di sicurezza l’8 agosto, che rappresenta la base strategica della nuova offensiva:
- Disarmo totale di Hamas e distruzione delle sue infrastrutture.
- Rilascio di tutti gli ostaggi – vivi o deceduti – detenuti dal 7 ottobre 2023.
- Smilitarizzazione della Striscia di Gaza, per impedire nuovi attacchi contro Israele.
- Controllo della sicurezza da parte israeliana, per garantire il monitoraggio dei confini.
- Creazione di un nuovo governo a Gaza senza la partecipazione di Hamas o dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Questo ultimo punto ha già generato forti tensioni diplomatiche: la maggior parte della comunità internazionale considera l’Autorità Palestinese l’unica opzione di governo post-bellico, mentre Israele sembra voler escludere questa possibilità.
Hamas accusa: “Netanyahu dice solo bugie”
Dura e immediata la risposta di Hamas, che ha accusato Netanyahu di “mentire sistematicamente” e di voler mascherare un’operazione di occupazione militare dietro la retorica della “liberazione”.
L’allarme Onu: “Rischio catastrofe umanitaria”
Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il vice segretario generale Miroslav Jenča ha lanciato un avvertimento chiaro:
“Questa decisione rischia di innescare un altro orribile capitolo del conflitto. L’unica soluzione è un cessate il fuoco completo, immediato e permanente”.
L’Onu teme che un assedio totale di Gaza City – dove vivono circa 800 mila persone – possa peggiorare drasticamente la situazione umanitaria, già definita “catastrofica” a causa della carenza di cibo, acqua potabile, cure mediche e ripari sicuri.
Il bilancio della crisi umanitaria
Il ministero della Salute di Gaza, sotto controllo di Hamas, ha denunciato che nelle ultime 24 ore cinque persone sono morte per fame, tra cui due bambini. Secondo le agenzie umanitarie, l’evacuazione forzata dei civili verso sud potrebbe ammassare centinaia di migliaia di persone nei già sovraffollati campi profughi di Deir al-Balah e Al-Mawasi, aggravando il rischio di epidemie e carestia.
Avanzata delle forze israeliane
Fonti locali e media israeliani, come Ynet, riportano che i carri armati dell’IDF stanno avanzando verso il corridoio di Morag, tra Khan Younis e Rafah. Questo spostamento militare è visto come il preludio all’assedio di Gaza City, considerata da Israele la “capitale del terrore” per la concentrazione di comandi e infrastrutture di Hamas.
La diplomazia internazionale: tra pressioni e alleanze
L’offensiva israeliana è stata discussa in una telefonata tra Netanyahu e l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha ribadito il proprio sostegno a Israele. Parallelamente, Londra e Parigi hanno chiesto a Tel Aviv di fermare l’operazione, mentre Mosca ha denunciato “una grave violazione del diritto internazionale”.
L’ambasciatore russo all’Onu, Dmitry Polyanskiy, ha accusato Israele di “ulteriore escalation” e gli Stati Uniti di concedere “carta bianca” a Tel Aviv, minando così ogni tentativo di mediazione diplomatica.
Giornalisti nel mirino
Al Jazeera ha annunciato la morte del reporter Anas al-Sharif e di tre colleghi in un attacco a Gaza City. L’esercito israeliano ha affermato che al-Sharif fosse in realtà “un comandante di Hamas sotto copertura giornalistica”, sostenendo di aver colpito una “minaccia operativa”.
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