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Guerra Israele-Hamas: le operazioni militari israeliane si intensificano nella zona est di Gaza City

Israele intensifica l’offensiva a Gaza con nuovi raid e operazioni di terra a est di Gaza City. Centinaia di vittime civili, divisioni interne a Hamas e tensioni diplomatiche internazionali.

Guerra Israele-Hamas: le operazioni militari israeliane si intensificano nella zona est di Gaza City

A due settimane dalla fine del cessate il fuoco, la guerra tra Israele e Hamas continua a subire nuove e continue escalation. L’esercito israeliano (Idf) ha lanciato una nuova offensiva di terra nella zona est di Gaza City, con l’obiettivo dichiarato di ampliare la cosiddetta “zona di sicurezza” all’interno del territorio palestinese. Le truppe israeliane, secondo quanto riferito dallo stesso esercito, si sono spinte nel quartiere di Shejaiya, nel nord della Striscia, dove hanno “eliminato numerosi terroristi” e distrutto “infrastrutture chiave di Hamas“, tra cui un centro di comando e controllo.

Ma il prezzo di questa nuova fase del conflitto è altissimo, soprattutto per la popolazione civile. Almeno 112 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore in attacchi aerei e terrestri in tutta la Striscia, tra cui donne e bambini. Fonti locali, citate da Al Jazeera, riferiscono che 33 delle vittime – di cui 18 minori – sono morte in tre raid separati che hanno colpito ex scuole adibite a rifugi per sfollati a Gaza City.

Attacco anche in Libano: uccisi due comandanti di Hamas

Il conflitto ha superato i confini della Striscia. In un attacco aereo sulla città costiera di Sidone, nel sud del Libano, Israele ha ucciso tre persone, tra cui due comandanti delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas. Le vittime sono Hassan Farhat, sua figlia Jenan e suo figlio Hamza, anch’egli militante.

Hamas respinge l’ultima proposta di tregua

Mentre i bombardamenti continuano, il dialogo diplomatico resta in stallo. Hamas ha confermato di aver respinto l’ultima proposta israeliana per una tregua e il rilascio degli ostaggi in cambio della liberazione di detenuti palestinesi. Fonti interne al movimento islamico, riportate dall’agenzia Afp, parlano di profonde divisioni tra la leadership all’estero e quella operante nella Striscia, così come tra le aree settentrionali e meridionali di Gaza.

Un alto funzionario israeliano ha dichiarato alla stampa che “le pressioni militari stanno facendo emergere crepe significative all’interno di Hamas”, segnalando possibili evoluzioni nello scenario politico e militare del gruppo.

Vittime anche in Cisgiordania

La violenza ha colpito anche la Cisgiordania. Il ministero della Salute dell’Autorità Palestinese ha annunciato la morte di Yusuf Bakr Zaoul, 17 anni, colpito dalle forze israeliane vicino a Betlemme. Secondo l’Idf, il ragazzo stava lanciando pietre contro veicoli sulla strada 375.

Medici Senza Frontiere: “Ucciso il nostro operatore”

Nel frattempo, Medici Senza Frontiere ha annunciato la morte di Hussam Al Loulou, operatore dell’organizzazione, insieme alla moglie e alla figlia. L’attacco che li ha colpiti è avvenuto il primo aprile a Deir Al Balah, nel centro della Striscia. È l’undicesimo membro di MSF ucciso dall’inizio del conflitto. L’ONG ha denunciato l’impossibilità per i civili di trovare rifugio sicuro in nessuna zona di Gaza.

Tensioni diplomatiche: Ungheria, Turchia e la Corte Penale Internazionale

Sul fronte diplomatico, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato ricevuto in Ungheria dal primo ministro Viktor Orbán, nonostante su di lui penda un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale (CPI). Budapest ha così dichiarato di non voler eseguire il mandato e ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dalla CPI, ritenendo la decisione “politicamente motivata”.

Anche la Turchia è intervenuta sulla questione. Il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha condannato gli attacchi israeliani in Siria, ma ha escluso un confronto diretto con Israele, pur sottolineando i rischi di destabilizzazione regionale. Da parte israeliana, Ankara è stata accusata di voler trasformare la Siria in un “protettorato turco”.

Schlein: “Tornare al cessate il fuoco e riconoscere lo Stato di Palestina”

In Italia, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha ribadito la necessità di portare a termine il conflitto: “Occorre tornare al cessate il fuoco, garantire gli aiuti umanitari, liberare tutti gli ostaggi e riconoscere lo Stato palestinese. Palestinesi e israeliani hanno entrambi il diritto di vivere in pace e sicurezza”.

La nuova fase del conflitto tra Israele e Hamas segna un ulteriore aggravamento della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza e un inasprimento delle tensioni geopolitiche in tutta la regione mediorientale. Con l’espansione delle operazioni militari israeliane a est di Gaza City, l’alto numero di vittime civili, e l’estensione dei raid anche in Libano e Siria, appare sempre più difficile intravedere una soluzione diplomatica a breve termine.

Il rifiuto di Hamas all’ultima proposta di tregua e le divisioni interne al movimento sembrano allontanare ulteriormente la possibilità di un cessate il fuoco duraturo.

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