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Global Sumud Flotilla rimane da sola nella zona ad alto rischio. Nella notte barche israeliane si sono avvicinate alle imbarcazioni, ma gli attivisti non si fermano

La Global Sumud Flotilla avanza verso Gaza nella “zona di massimo rischio”: avvicinamenti notturni di droni e imbarcazioni israeliane, senza scontri registrati.

Global Sumud Flotilla rimane da sola nella zona ad alto rischio. Nella notte barche israeliane si sono avvicinate alle imbarcazioni, ma gli attivisti non si fermano

Nelle ultime ore, le barche della missione umanitaria si sono avvicinate sempre più alla costa palestinese, entrando ufficialmente nella zona di “massimo rischio”. Durante la notte i droni israeliani si sono avvicinati molto alle imbarcazioni e alcune hanno dovuto abbandonare la missione. Per il momento, però, non sono stati registrati scontri.

Le barche della missione sono state abbandonate dalla fregata italiana Alpino intorno alle 2 di notte, come era già stato notificato agli attivisti, proponendo un’ultima possibilità di ritirarsi dalla Flotilla. Gli equipaggi che hanno continuato il cammino verso Gaza hanno dichiarato: “È stata una notte non semplice e non si annuncia una mattinata semplice, perché è molto probabile che verremo intercettati. Ci aspettiamo un abbordaggio, una presa di controllo delle nostre imbarcazioni e il fermo con trasbordo verso Israele. Si tratterebbe di un atto di pirateria che avverrebbe in acque internazionali. Non sarebbe un arresto, ma tecnicamente un rapimento“.

Attualmente la Flotilla si trova a 120 miglia da Gaza, la zona più pericolosa e identificata come quella in cui le precedenti navi sono state intercettate e attaccate. Poco prima delle 5, infatti, alcune imbarcazioni non identificate si sono avvicinate alla Flotilla, alcune delle quali con le luci spente per poi allontanarsi. L’arrivo delle barche ha portato la Flotilla ad adottare tutte le misure di sicurezza necessarie.

Gli equipaggi hanno inoltre contestato le parole della Presidente del Consiglio Meloni, che ha definito la Global Sumud Flotilla un pericolo per il piano di pace americano, affermando: “Civili disarmati, attivisti nonviolenti e navi cariche di farina e medicinali sarebbero una minaccia alla stabilità. Il paradosso è evidente: si chiama pace un progetto che condanna Gaza a restare prigione a cielo aperto, e si bollano come “nemici” coloro che tentano di spezzare un assedio illegale”. Su X i membri della missione sostengono inoltre: “Stanotte non è a rischio solo l’equipaggio della Flotilla, ma il diritto internazionale stesso, calpestato da un Governo che preferisce accodarsi ai diktat di una strategia neocoloniale. Diversi Paesi hanno scelto di rispettare la legge; l’Italia, invece, certifica la propria noncuranza. Colpisce che la Presidente Meloni non abbia mai pronunciato la parola “legalità” e non abbia citato l’artefice del genocidio: lo Stato di Israele. Non una calamità naturale, non una “guerra”, ma la responsabilità precisa di un potere che assedia, affama e bombarda una popolazione civile. A fine agosto l’OMS aveva lanciato l’allarme: entro la fine di settembre oltre 640 mila persone a Gaza sarebbero entrate in carestia l’equivalente dell’intera città di Palermo. La vera minaccia – conclude la nota – è l’assedio, non la Flotilla“.

Tramite lo stesso social, Meloni risponde: “Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare “un pericolo” civili disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti. Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi, consapevolmente o meno, strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino”.

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