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Gli Stati Uniti bombardano siti nucleari in Iran: “Ora la pace, o sarà una tragedia”

Blitz a sorpresa di Trump contro Fordow, Natanz ed Esfahan: distrutti tre siti nucleari in Iran. Teheran minaccia ritorsioni, la regione sull'orlo del conflitto.

Gli Stati Uniti bombardano siti nucleari in Iran: “Ora la pace, o sarà una tragedia”

Trump: “Operazione riuscita. Distrutti impianti chiave. Israele ora è più sicuro”. Teheran: “È guerra”

Washington/Teheran – In un’azione militare senza precedenti dai tempi delle tensioni sul nucleare iraniano, gli Stati Uniti hanno colpito duramente tre siti nucleari strategici in Iran: Fordow, Natanz ed Esfahan. L’operazione è stata annunciata direttamente dal presidente Donald Trump con un messaggio su Truth Social, dichiarando che “l’attacco è stato completato con successo” e che “un carico completo di bombe” è stato sganciato sul sito principale di Fordow.

Il blitz, secondo quanto riferito, è stato seguito in diretta dalla situation room della Casa Bianca, dove il presidente era affiancato dal vicepresidente J.D. Vance, dal segretario di Stato Marco Rubio e dal nuovo capo del Pentagono, Pete Hegseth. Quest’ultimo terrà una conferenza stampa ufficiale oggi alle 8 del mattino (le 14 ora italiana) con i vertici militari per illustrare i dettagli tecnici dell’operazione.

“Un momento storico”

In un tono solenne e determinato, Trump ha parlato alla nazione per soli tre minuti. Ha definito l’attacco “uno spettacolare successo militare” e ha assicurato che “i siti nucleari chiave iraniani sono stati completamente e totalmente distrutti” grazie a “massicci attacchi di precisione”.

Il presidente ha poi lanciato un ultimatum a Teheran: “Ora è il momento della pace. Se la pace non arriva rapidamente, attaccheremo altri obiettivi con precisione, velocità e abilità. Il futuro dell’Iran è pace o tragedia”. Ha inoltre avvertito che qualsiasi risposta iraniana “sarà contrastata con una forza molto superiore”.

Trump ha definito l’operazione “un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo intero” e ha ringraziato i “grandi guerrieri americani” per l’efficienza dimostrata. “Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare ciò che abbiamo fatto noi”, ha dichiarato.

Netanyahu
Netanyahu

Israele informato in anticipo, Netanyahu: “Decisione coraggiosa”

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, in un videomessaggio, ha lodato l’azione americana, definendola “una decisione coraggiosa che cambierà la storia”. “Io e il presidente Trump diciamo spesso: prima la forza, poi la pace. E stasera gli Stati Uniti hanno agito con grande forza”, ha affermato il leader israeliano.

Fonti diplomatiche indicano che Israele è stato informato preventivamente dell’operazione e che i due leader si sono sentiti prima e dopo il raid. Secondo CBS News, gli Stati Uniti avrebbero anche contattato l’Iran per via diplomatica per assicurare che l’attacco non mirava a un cambio di regime, ma era limitato alla neutralizzazione delle infrastrutture nucleari.

Dettagli dell’operazione militare

L’attacco è stato condotto con l’impiego di bombardieri stealth B-2 partiti dal Missouri, che hanno sganciato sei bombe anti-bunker sul sito iperprotetto di Fordow, mentre 30 missili Tomahawk hanno colpito le strutture di Natanz ed Esfahan. L’effetto sorpresa è stato cruciale: fino a poche ore prima, il Pentagono aveva escluso una decisione imminente, mantenendo la massima riservatezza sull’operazione.

Tutti gli aerei coinvolti sono rientrati sani e salvi, ha assicurato Trump, sottolineando l’efficienza e la precisione delle forze armate americane.

Reazioni dall’Iran: “È guerra”

Non si è fatta attendere la risposta da Teheran. “Ora è cominciata la guerra”, recita un post sull’account X associato ai Guardiani della Rivoluzione. La televisione di Stato ha annunciato che ogni cittadino americano o militare presente nella regione sarà considerato un “legittimo obiettivo”.

Anche gli Houthi, milizia sciita yemenita alleata dell’Iran, sono intervenuti con dure minacce: “Washington affronterà le conseguenze”, ha dichiarato Hazam al-Assad, uno dei loro leader.

Scenario internazionale: rischio escalation

L’attacco americano apre ora uno scenario di forte instabilità per l’intera regione mediorientale. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito l’evento “una pericolosa escalation in una regione già sull’orlo del baratro”. L’intervento militare potrebbe coinvolgere anche le milizie sciite pro-iraniane in Iraq, Siria, Libano e Yemen, aumentando il rischio di attacchi contro basi e personale statunitense.

Tensioni politiche negli Stati Uniti

Sul fronte interno, l’azione ha già scatenato un terremoto politico. I democratici denunciano la mancanza di autorizzazione del Congresso e parlano di un’azione incostituzionale. La deputata Alexandria Ocasio-Cortez ha chiesto l’impeachment del presidente, mentre altri esponenti del partito parlano di “decisione folle e irresponsabile”.

Di contro, il Partito Repubblicano si è schierato compatto a sostegno dell’operazione, lodando la fermezza del presidente. Anche la base elettorale trumpiana, il movimento MAGA, sembra per il momento supportare la linea dura.

Conclusioni: pace o escalation globale

Mentre i jet americani rientrano alle basi, il mondo intero trattiene il fiato. Resta da vedere se l’attacco porterà a un processo di negoziazione, come auspicato da Trump, o se darà il via a una spirale di violenza con conseguenze imprevedibili.

Le prossime ore saranno decisive. La diplomazia internazionale è al lavoro per evitare che la crisi degeneri in un conflitto su larga scala, ma le parole che rimbombano da Teheran e Washington sembrano lasciare poco spazio al compromesso.

“Pace o tragedia”, ha detto Trump. Ma per molti, la tragedia potrebbe essere già cominciata.

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