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Giornata mondiale contro l’impunità per i crimini contro i giornalisti: l’Unione europea rinnova il suo impegno per la libertà di stampa e la protezione dei reporter

In occasione della Giornata mondiale per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti, la Commissione europea ribadisce il proprio impegno per la libertà di stampa: sostegno a 13.000 reporter a rischio dal 2015, nuovi fondi per i media indipendenti e garanzie rafforzate con il Regolamento europeo sulla libertà dei media.

Giornata mondiale contro l’impunità per i crimini contro i giornalisti: l’Unione europea rinnova il suo impegno per la libertà di stampa e la protezione dei reporter.

Bruxelles – “Una stampa libera è il cuore della democrazia.” Con queste parole, la Vicepresidente esecutiva della Commissione europea Henna Virkkunen, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas e il Commissario per il Mercato interno e i Media John McGrath hanno aperto la loro dichiarazione congiunta in occasione della Giornata mondiale per mettere fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti, celebrata ogni anno il 2 novembre.

Un messaggio chiaro e potente, che arriva in un momento in cui il giornalismo è nuovamente sotto attacco, in Europa e nel mondo. Uccisioni, aggressioni, intimidazioni, campagne di discredito, minacce digitali e sorveglianza illegale continuano a colpire chi esercita il diritto – e il dovere – di informare.

“Le nostre società hanno bisogno di giornalisti che gettino luce sulle ingiustizie e costringano chi è al potere a rispondere delle proprie azioni. Eppure, in tutto il mondo, troppi continuano a essere uccisi, torturati, detenuti o costretti all’esilio”, hanno sottolineato i tre rappresentanti europei nel loro intervento congiunto.

Un bilancio drammatico: la verità che costa la vita

Secondo l’ultimo comunicato della Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ), il 2025 si conferma come uno degli anni più letali per la stampa mondiale. Decine di reporter sono stati assassinati in zone di guerra, ma anche in Paesi formalmente pacifici, per aver denunciato corruzione, violenze, crimini ambientali o abusi di potere.

Molti altri sono stati incarcerati o aggrediti mentre svolgevano il loro lavoro. Centinaia di giornalisti, in particolare donne e freelance, vivono sotto minaccia costante, vittime di campagne di intimidazione online, sorveglianza digitale e persecuzioni giudiziarie strumentali.

La dichiarazione europea richiama con forza i principi del diritto internazionale umanitario, secondo cui i giornalisti devono essere considerati civili e protetti in ogni circostanza. Ogni attacco contro di loro, ricordano i Commissari, “deve essere oggetto di indagini tempestive, indipendenti ed efficaci, e i responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”.

L’impegno globale dell’Unione europea per i giornalisti a rischio

L’Unione europea è da anni in prima linea nella difesa della libertà di stampa e della sicurezza dei reporter. Attraverso ProtectDefenders.eu, il meccanismo europeo di protezione dei difensori dei diritti umani, Bruxelles ha fornito dal 2015 sostegno diretto a quasi 13.000 giornalisti in situazioni di pericolo, offrendo assistenza legale, rifugi temporanei, supporto psicologico e programmi di evacuazione.

Solo tra settembre 2024 e agosto 2025, sono stati 943 i giornalisti aiutati in modo concreto dall’UE. Due nuovi progetti finanziati per un totale di 20 milioni di euro stanno inoltre rafforzando i media indipendenti in oltre 40 Paesi, con una particolare attenzione alle giornaliste che operano in contesti ad alto rischio o che si occupano di minoranze, conflitti e diritti umani.

Questo sostegno è parte di un più ampio impegno dell’Unione europea per la difesa dello Stato di diritto e dei valori democratici su scala globale, incluso il contrasto ai regimi che criminalizzano l’informazione o limitano l’accesso alla rete.

Libertà di stampa e pluralismo: l’Europa guarda anche dentro i propri confini

La difesa dei giornalisti non riguarda solo i Paesi lontani. Anche all’interno dell’Unione europea, la libertà di stampa è una battaglia quotidiana.
Negli ultimi anni, numerosi reporter europei hanno subito minacce, cause temerarie e pressioni politiche. Alcuni sono stati persino assassinati: casi come quelli di Daphne Caruana Galizia a Malta e Ján Kuciak in Slovacchia restano moniti dolorosi di quanto la verità possa costare cara.

Per questo, la Commissione ha promosso e fatto approvare il Regolamento europeo sulla libertà dei media, che introduce garanzie senza precedenti per la protezione dei giornalisti e l’indipendenza delle redazioni.
Il regolamento mira a evitare interferenze politiche, abusi di potere economico e pressioni governative sulle testate, imponendo trasparenza sulla proprietà dei media, tutele contro la sorveglianza illegale e un divieto esplicito di utilizzo di software spia contro i giornalisti.

L’UE ha inoltre istituito un meccanismo di risposta rapida per la libertà dei media e la sicurezza dei giornalisti, gestito dal consorzio MFRR (Media Freedom Rapid Response), che monitora minacce e aggressioni in tutti gli Stati membri e nei Paesi candidati all’adesione.

La dimensione digitale: nuove frontiere della minaccia

L’espansione del digitale ha aperto enormi possibilità di informazione, ma anche nuove vulnerabilità. I giornalisti, in particolare quelli che operano online, sono oggi esposti a molestie coordinate sui social media, attacchi informatici, campagne di disinformazione mirata e violazioni sistematiche della privacy.

L’UE ha avviato diverse iniziative per contrastare la sorveglianza illecita e la manipolazione digitale, promuovendo l’uso di tecnologie sicure, la formazione alla cybersicurezza e la difesa dei dati personali.
Secondo il Commissario McGrath, “proteggere il giornalismo nel mondo digitale significa proteggere la democrazia stessa, perché la verità ha bisogno di infrastrutture sicure tanto quanto di coraggio umano”.

Democrazia e verità: una responsabilità collettiva

L’appello lanciato da Bruxelles è anche politico e morale: la libertà di stampa non può essere data per scontata.

“Il lavoro dei giornalisti permette alle società di vedere chiaramente – e di agire”, affermano Virkkunen, Kallas e McGrath. “Invitiamo tutti gli Stati a rispettare i loro obblighi internazionali: proteggere i giornalisti e garantire l’assunzione di responsabilità.”

Il messaggio è rivolto non solo ai governi, ma anche ai cittadini, ai media e alle piattaforme digitali, chiamati a difendere l’informazione libera e resistere alle pressioni della censura e della disinformazione.

La libertà di stampa – ricordano le istituzioni europee – non è un privilegio, ma un diritto fondamentale, e la sua tutela è una condizione essenziale per la democrazia, la giustizia e la pace.

Un’Europa che difende chi cerca la verità

Con i nuovi fondi destinati alla protezione dei giornalisti, il consolidamento del Regolamento europeo sulla libertà dei media e la collaborazione con organizzazioni internazionali come ONU, UNESCO, OSCE e IFJ, l’Unione europea si propone di diventare un baluardo mondiale per il giornalismo libero e sicuro.

Ma i rappresentanti europei avvertono: la lotta contro l’impunità non si vince solo con le leggi. Serve una cultura del rispetto, della trasparenza e della responsabilità pubblica, in cui ogni minaccia a un giornalista sia percepita come una minaccia alla collettività.

In questa Giornata mondiale dedicata a chi rischia la vita per raccontare la verità, l’Unione europea rinnova la sua promessa: nessun crimine contro i giornalisti deve restare impunito.
Il messaggio che arriva da Bruxelles è netto: proteggere chi informa significa proteggere la libertà di tutti.

“Una stampa libera è il cuore della democrazia – ribadiscono i vertici europei – e nessuna democrazia può sopravvivere senza la luce della verità.”

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