Gaza, uccisi sei giornalisti di Al Jazeera in un attacco israeliano: tra le vittime il corrispondente Anas al-Sharif
Raid a Gaza City contro una tenda utilizzata dalla troupe dell’emittente qatariota. Al Jazeera parla di “attacchi mirati” per silenziare la stampa, Israele accusa il reporter ucciso di essere un militante di Hamas.
Gaza, uccisi sei giornalisti di Al Jazeera in un attacco israeliano: tra le vittime il corrispondente Anas al-Sharif
Il raid e il bilancio delle vittime
È salito a sei il numero dei giornalisti uccisi a Gaza City in seguito a un attacco israeliano contro una tenda utilizzata dalla troupe dell’emittente Al Jazeera. La notizia è stata confermata dalla Protezione Civile locale e da un funzionario dell’ospedale Al-Shifa, che ha segnalato il decesso del fotoreporter Mohammed Al-Khaldi a causa delle ferite riportate.
Secondo le autorità locali, l’attacco ha provocato la morte di due giornalisti e tre cameraman di Al Jazeera, a cui si è aggiunto il fotoreporter freelance Al-Khaldi, portando il bilancio a sei vittime.
Tra le vittime il corrispondente Anas al-Sharif
Tra i giornalisti uccisi c’è anche Anas al-Sharif, 28 anni, importante reporter di Al Jazeera nella Striscia di Gaza. Secondo quanto dichiarato dall’esercito israeliano (IDF), al-Sharif non sarebbe stato solo un giornalista, ma un membro dell’ala militare di Hamas, responsabile di attacchi contro civili israeliani e operante sotto copertura mediatica.
Le Forze di Difesa israeliane sostengono che si trattasse di un “terrorista” e che l’attacco fosse mirato alla neutralizzazione di una minaccia.
Le accuse reciproche e la denuncia di Al Jazeera
In un comunicato, Al Jazeera ha definito il raid “un attacco mirato” e “un tentativo disperato di mettere a tacere le voci che denunciavano l’imminente occupazione di Gaza”. L’emittente qatariota ha accusato Israele di colpire deliberatamente i giornalisti per impedire la diffusione di informazioni indipendenti sul conflitto.
Dal canto suo, l’IDF ribadisce che l’operazione militare era diretta a obiettivi di Hamas e non contro la libertà di stampa.
La posizione delle organizzazioni per la libertà di stampa
Il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), organizzazione indipendente con sede negli Stati Uniti, aveva già segnalato il mese scorso che al-Sharif era stato bersaglio di una campagna diffamatoria da parte dell’esercito israeliano. Il CPJ ha più volte denunciato i rischi crescenti per gli operatori dei media nella Striscia di Gaza, dove le condizioni di lavoro sono estremamente pericolose.
Riflessi politici: la posizione australiana
Sul piano politico internazionale, il premier australiano Anthony Albanese ha dichiarato che il suo governo è pronto a riconoscere lo Stato palestinese, definendo la soluzione a due Stati come “la migliore speranza per porre fine al conflitto”. La dichiarazione si inserisce in un contesto di crescente pressione diplomatica per una tregua e una soluzione politica duratura.
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