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Gaza, sospesa la distribuzione degli aiuti umanitari: almeno 10 morti nei raid israeliani.

I siti della Gaza Humanitarian Foundation chiusi per manutenzione. Sciopero dei camionisti dopo gli attacchi ai convogli. Recuperati i corpi di due ostaggi israeliani. Gli Stati Uniti pongono il veto alla risoluzione ONU sul cessate il fuoco.

Gaza, sospesa la distribuzione degli aiuti umanitari: almeno 10 morti nei raid israeliani.

I siti della Gaza Humanitarian Foundation chiusi per manutenzione. Sciopero dei camionisti dopo gli attacchi ai convogli. Recuperati i corpi di due ostaggi israeliani. Gli Stati Uniti pongono il veto alla risoluzione ONU sul cessate il fuoco.

Gaza La distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza resta sospesa anche questa mattina. La Gaza Humanitarian Foundation (GHF), l’ente incaricato di coordinare i flussi di beni essenziali verso la popolazione civile, ha annunciato che i suoi siti resteranno chiusi a causa di lavori di manutenzione e riparazione alle strutture logistiche. Lo riferisce il Times of Israel.

La riapertura è prevista più tardi nel corso della giornata, ma la GHF – organizzazione con sede negli Stati Uniti e sostenuta da Israele – non ha fornito orari certi. Il fermo, ufficialmente giustificato dalla necessità di ampliare la capacità dei centri di distribuzione, arriva in un momento drammatico per la popolazione palestinese, da mesi allo stremo per l’assedio militare e il collasso dei servizi essenziali.

Strage nei raid israeliani: almeno 10 morti

Nel frattempo, l’offensiva israeliana sulla Striscia prosegue senza sosta. Secondo quanto riferito dalla Protezione Civile di Gaza, almeno 10 persone sono morte dall’alba a causa di raid condotti in varie aree del territorio. Il portavoce dell’organizzazione, Mahmoud Bassal, ha dichiarato che le bombe hanno colpito una casa nella parte sudorientale di Gaza City, un rifugio per sfollati a Khan Younis e un’abitazione a Deir el-Balah. Le vittime sarebbero tutte civili, alcune delle quali sfollate da precedenti attacchi.

Autisti in sciopero dopo l’attacco ai convogli umanitari

La situazione si aggrava anche sul fronte logistico. L’Associazione dei Trasporti Privati della Striscia ha indetto uno sciopero degli autisti dei camion umanitari dopo l’uccisione di alcuni autotrasportatori nella zona di Deir al-Balah. Secondo le fonti locali, uomini armati avrebbero aperto il fuoco contro i convogli, causando vittime e feriti, e rapendo alcuni conducenti. Non è chiaro l’impatto che l’attacco avrà sui già fragili rifornimenti umanitari. Attualmente, centinaia di camion sono in attesa di entrare da Kerem Shalom, il principale valico israeliano verso Gaza.

Israele recupera i corpi di due ostaggi a Khan Younis

L’esercito israeliano ha annunciato il recupero, avvenuto durante la notte, dei corpi di due ostaggi: Judith Weinstein Haggai e il marito Gad Haggai, cittadini con doppia nazionalità israeliana e americana. I due erano stati rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023 durante l’attacco al kibbutz Nir Oz, dove vivevano da anni. Secondo le autorità israeliane, le informazioni che hanno portato al recupero dei corpi sono state ottenute durante l’interrogatorio di un militante palestinese.

“Un momento di profondo dolore ma anche di conforto”, ha scritto su X il presidente israeliano Isaac Herzog. “Continueremo a fare tutto il possibile per riportare a casa i nostri fratelli e sorelle, vivi o caduti”.

Veto americano al cessate il fuoco dell’ONU

Sul piano diplomatico, si inaspriscono le tensioni internazionali. Gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza. L’ambasciatrice americana Dorothy Shea ha definito la proposta “inaccettabile”, affermando che “Hamas e altri gruppi terroristici non devono avere futuro nella Striscia”.

Ospedali fuori uso, fame e paura a Gaza Nord

Intanto, a Gaza nord la situazione è disperata. Non è più operativo alcun ospedale nella zona, e la carenza di cibo, acqua e medicine si fa sempre più grave. Secondo diverse ONG, la chiusura dei siti GHF rischia di aggravare ulteriormente una crisi umanitaria già definita “catastrofica” dalle Nazioni Unite.

Mentre la diplomazia fallisce e gli scontri proseguono, la popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto, sospesa tra fame, bombardamenti e l’incertezza su un domani che appare sempre più lontano.

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