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Gaza nel caos: folla assalta centro aiuti a Rafah, Israele accusa l’ONU di inazione.

Scontri e disordini durante la distribuzione umanitaria nel sud della Striscia. L’IDF smentisce di aver sparato dall’alto. Israele: “400 camion fermi a Kerem Shalom”. Ore decisive per la tregua.

Gaza nel caos: folla assalta centro aiuti a Rafah, Israele accusa l’ONU di inazione.

Scontri e disordini durante la distribuzione umanitaria nel sud della Striscia. L’IDF smentisce di aver sparato dall’alto. Israele: “400 camion fermi a Kerem Shalom”. Ore decisive per la tregua.

Una folla affamata e disperata ha assaltato uno dei nuovi centri di distribuzione umanitaria nel sud della Striscia di Gaza, dando vita a una scena di caos che riflette il collasso del sistema di aiuti nella regione. Il sito, aperto appena il giorno prima dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti, è stato travolto da centinaia di persone in cerca di cibo, tra cui donne, bambini e anziani. Le guardie della sicurezza privata americana si sono ritirate, mentre alcuni operatori hanno sparato colpi in aria per disperdere la folla. L’esercito israeliano (IDF) ha smentito le accuse secondo cui avrebbe aperto il fuoco da elicotteri, confermando però di aver esploso colpi di avvertimento.

L’assalto ai pacchi alimentari

L’episodio si è verificato nel quartiere Tel Sultan di Rafah, all’estremo sud della Striscia, dove la GHF ha aperto uno dei primi centri di distribuzione allestiti con il sostegno diretto di Israele e Washington. Nelle prime ore della giornata, le immagini mostravano una distribuzione relativamente ordinata: uomini che, in fila, uscivano dal centro con scatoloni di cibo in spalla. Alcuni testimoni gridavano addirittura “viva l’America”. Ma nel pomeriggio, con l’annuncio della chiusura del centro prevista per le 17.30 e con migliaia di persone ancora in attesa, la tensione è esplosa. La folla ha sfondato le barriere e si è riversata all’interno, provocando il panico.

Secondo fonti israeliane, il centro ha distribuito 8.000 pacchi alimentari, sufficienti per circa 462.000 pasti, ma ciò non è bastato a contenere la frustrazione di una popolazione che, secondo l’ONU, vive in condizioni “disumane”. A peggiorare il quadro, la notizia – poi smentita da Israele – che l’IDF avrebbe sparato dall’alto durante l’assalto ha alimentato nuove accuse da parte dei media di Hamas, che hanno bollato il nuovo sistema di aiuti come un “fallimento annunciato”.

La sfida umanitaria e lo scontro politico

Il caos sul terreno è solo la punta dell’iceberg di una crisi umanitaria e diplomatica più profonda. In un duro scambio di accuse, Israele ha puntato il dito contro le Nazioni Unite, sostenendo che “oltre 400 camion di aiuti umanitari sono fermi da giorni al valico di Kerem Shalom” in attesa di essere ritirati. Il generale Rassan Alyan, capo del COGAT – l’ente israeliano responsabile del coordinamento degli aiuti – ha accusato l’ONU di “non fare il proprio dovere” e di “diffondere informazioni errate” sulla situazione nella Striscia.

Le Nazioni Unite, dal canto loro, hanno definito “strazianti” le immagini della folla in preda alla fame, denunciando la mancanza di condizioni umanitarie minime per una distribuzione sicura. L’affondo non è piaciuto a Washington: la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, ha parlato di “colmo dell’ipocrisia”, difendendo l’iniziativa della Gaza Humanitarian Foundation come “un tentativo necessario per spezzare il controllo di Hamas sugli aiuti”.

La strategia israeliana: togliere ad Hamas il controllo del cibo

Dietro la distribuzione degli aiuti si cela un piano strategico: Israele intende estromettere Hamas dal sistema umanitario, considerandolo uno strumento di controllo politico sulla popolazione. L’apertura dei centri GHF – a Tel Sultan, nel corridoio Morag e presto anche a Khan Younis e nella parte centrale della Striscia – punta a creare una rete indipendente dal gruppo islamista. Hamas ha reagito duramente, definendo “fallimentare” l’iniziativa e minacciando i civili che accettano aiuti dalla nuova fondazione. I miliziani hanno organizzato distribuzioni parallele ad Al-Mawasi, cercando di contrastare la perdita di legittimità.

Ore decisive

Il caos esploso a Rafah è solo l’ultimo drammatico capitolo di una crisi che si estende ben oltre i confini della Striscia. Dietro l’assalto a un centro di distribuzione si celano mesi di assedio, fame, sfiducia e lotta per il controllo politico del territorio. In gioco non c’è solo la sopravvivenza di centinaia di migliaia di civili, ma anche il futuro assetto di Gaza e l’esito di una guerra che continua a deflagrare su più piani: militare, umanitario e diplomatico.

Le prossime ore potrebbero essere decisive. Ma per le famiglie palestinesi che si accalcano ogni giorno ai cancelli degli aiuti, il tempo della politica resta distante. La fame, invece, è immediata.

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