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Gaza City sotto assedio: Israele avvia la prima fase dell’occupazione. Intanto si riapre il dossier sul corridoio E1 in Cisgiordania

Israele avvia l’occupazione terrestre di Gaza City mentre il governo Netanyahu rilancia il progetto del corridoio E1 in Cisgiordania, compromettendo la prospettiva di uno Stato palestinese.

Gaza City sotto assedio: Israele avvia la prima fase dell’occupazione. Intanto si riapre il dossier sul corridoio E1 in Cisgiordania.

L’esercito israeliano annuncia il controllo della periferia di Gaza City. Ma sullo sfondo torna il progetto di espansione degli insediamenti nel corridoio E1, minaccia diretta alla soluzione dei due Stati.

L’offensiva terrestre israeliana su Gaza City ha ufficialmente preso il via. A confermarlo è stato il portavoce delle Forze di Difesa israeliane (Idf), generale di brigata Effie Defrin, che in un comunicato ufficiale ha annunciato: «Abbiamo avviato le operazioni preliminari e le prime fasi dell’attacco: le nostre forze controllano già la periferia della città».

L’operazione segna l’inizio della prima fase dell’invasione di terra, con le truppe israeliane che puntano a entrare nel cuore della Striscia, obiettivo dichiarato del governo Netanyahu dopo mesi di bombardamenti aerei.

Il corridoio E1 e il sogno spezzato dei due Stati

Parallelamente, la tensione cresce anche in Cisgiordania. A tornare d’attualità è il cosiddetto corridoio E1 (East1), un’area di 12 km² a est di Gerusalemme. Qui il governo israeliano ha dato il via libera alla costruzione di oltre 3.400 nuove unità abitative per i coloni, un progetto rimasto congelato dal 2012 per le forti pressioni della comunità internazionale.

L’espansione nel blocco E1 è considerata una minaccia diretta alla continuità territoriale palestinese: da un lato unisce Gerusalemme Est con l’insediamento di Ma’ale Adumim, dall’altro spezza la comunicazione tra Ramallah e Betlemme, compromettendo di fatto la possibilità di costituire un futuro Stato di Palestina coeso.

Le pressioni internazionali e la linea dura del governo

Già nel 2012 Stati Uniti ed Europa avevano definito il progetto E1 “una minaccia al processo di pace”, riuscendo a imporne il congelamento. Ma oggi, a rilanciarlo, sono i falchi del governo Netanyahu, in particolare il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha rivendicato apertamente l’obiettivo di consolidare la presenza israeliana in Cisgiordania.

Secondo gli osservatori, l’approvazione degli insediamenti in E1 rappresenta un colpo durissimo alla soluzione dei due Stati, proposta chiave sostenuta dalla comunità internazionale per garantire una futura convivenza tra israeliani e palestinesi.

Un doppio fronte di tensione

Mentre a Gaza l’operazione militare avanza, in Cisgiordania la prospettiva di nuovi insediamenti rischia di alimentare ulteriormente il conflitto. Una strategia che, secondo i critici, mira non solo a consolidare il controllo israeliano, ma a rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese indipendente.

La situazione, già drammatica sul terreno, si intreccia così con una partita geopolitica che potrebbe ridefinire per sempre gli equilibri del Medio Oriente.

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