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Gaza, Accordo storico per la tregua e ritorno degli ostaggi: L’Operazione “Derech Eretz”

Israele e Hamas raggiungono un'intesa per il cessate il fuoco. Inizia il ritorno degli ostaggi israeliani dopo 467 giorni di prigionia. L’accordo, mediato da USA, Qatar ed Egitto, segna una svolta nel conflitto

Gaza, Accordo storico per la tregua e ritorno degli ostaggi: L’Operazione “Derech Eretz”.

L’accordo per la tregua a Gaza e il ritorno degli ostaggi: una nuova speranza

Il 15 gennaio 2025, un accordo storico è stato raggiunto tra Israele e Hamas, sancendo una tregua a Gaza che segna l’inizio di una nuova fase nel conflitto che dura da oltre quindici mesi. L’accordo prevede un cessate il fuoco immediato, l’inizio di una liberazione degli ostaggi israeliani, e una maggiore assistenza umanitaria per i civili palestinesi. La tregua entrerà in vigore domenica 19 gennaio 2025 e i primi ostaggi dovrebbero iniziare a tornare a casa in quella stessa giornata. Il governo degli Stati Uniti, con l’ausilio del Qatar e dell’Egitto, ha svolto un ruolo cruciale nella mediazione, con pressioni intense per giungere a questo risultato.

“Derech Eretz”: il ritorno a casa

L’operazione per il rilascio degli ostaggi israeliani è stata denominata “Derech Eretz” (Il cammino della terra in ebraico), un termine che evoca significati profondi legati alla cultura e alla religione ebraica. Dopo 467 giorni di angoscia, in cui famiglie di ostaggi hanno vissuto nell’incertezza e nel dolore, il cammino verso la liberazione si è finalmente aperto. Il numero iniziale degli ostaggi che saranno rilasciati è di 33, e tutti devono essere vivi, senza alcuna salma tra i rilasciati. La tensione è palpabile, poiché le famiglie, che da mesi sperano in un ritorno, sono ora sull’orlo di una nuova fase, sperando che i loro cari siano ancora vivi.

I primi tre ostaggi che saranno liberati sono Shiri e i suoi due figli, Kfir e Ariel, bambini di due e cinque anni, che rappresentano un simbolo potente del desiderio di rivedere la luce dopo mesi di prigionia. La sofferenza e l’angoscia delle famiglie si sono amplificate con il passare del tempo, alimentando un’attesa logorante. Il Forum delle Famiglie, che ha rappresentato le voci di chi attende il ritorno degli ostaggi, ha chiesto rispetto e sensibilità mediatica in queste ore delicate.

Le pressioni internazionali e il ruolo degli Stati Uniti

La diplomazia internazionale ha avuto un ruolo determinante in questo accordo. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha giocato un ruolo cruciale nel facilitare il raggiungimento della tregua, annunciando con un tweet l’intesa e rivendicando pubblicamente il merito della soluzione. La sua dichiarazione è arrivata pochi minuti prima che il primo ministro del Qatar, Mohammed Al Thani, confermasse ufficialmente l’accordo. Trump ha esercitato forti pressioni su Hamas, con l’avvertimento che, senza una soluzione, avrebbero potuto affrontare “l’inferno” nella regione.

Il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, pur non avendo potuto annunciare l’accordo in prima persona, ha riconosciuto l’importanza della soluzione, dichiarando che l’accordo avrebbe messo fine ai combattimenti a Gaza e riunito le famiglie separate dal conflitto. Nonostante le difficoltà nei rapporti tra Stati Uniti e Israele durante l’amministrazione Biden, il cessate il fuoco è un risultato importante della diplomazia internazionale.

Gaza, Accordo storico per la tregua e ritorno degli ostaggi: L’Operazione “Derech Eretz”

La risposta di Israele e Hamas

In Israele, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha mantenuto un profilo basso nelle ore successive all’annuncio, con comunicati ufficiali che cercavano di chiarire le incomprensioni emerse nelle trattative. Netanyahu ha sottolineato che la sicurezza di Israele rimane una priorità e che il controllo su alcune aree strategiche, come il corridoio di Filadelfia tra Gaza ed Egitto, è stato mantenuto.

A Gaza, l’accordo è stato accolto con entusiasmo da migliaia di persone che hanno celebrato il cessate il fuoco. Hamas, attraverso un comunicato, ha esultato per il risultato ottenuto, ritenendo la tregua il frutto della “tenacia palestinese”. A Tel Aviv, la reazione è stata più contenuta, con i cittadini che, pur mostrando sollievo, si sono detti ancora incerti sul futuro. La libertà di movimento e la fine della prigionia sono desideri condivisi da molte famiglie israeliane, ma il futuro rimane incerto.

La comunità internazionale esprime ottimismo

Le reazioni dalla comunità internazionale sono state generalmente positive. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha commentato l’accordo come un “passo importante verso la pace”, sottolineando la necessità di consolidare il cessate il fuoco e di proseguire con la diplomazia per ottenere una stabilità duratura nella regione. La commissaria dell’Unione Europea per il Mediterraneo, Dubravka Šuica, ha accolto favorevolmente l’accordo, esprimendo sollievo per le vittime del conflitto.

L’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha salutato con favore l’intesa, chiedendo un accesso umanitario immediato per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza. Il direttore dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha ribadito che la priorità ora è garantire rifornimenti umanitari senza interruzioni.

Le congratulazioni da Palazzo Chigi

L’Italia è pronta a fare la sua parte, insieme ai partner europei e internazionali, per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità.

L’Italia accoglie con grande favore l’annuncio di un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas e si congratula con Egitto, Qatar e Stati Uniti per il risultato raggiunto dopo un lungo impegno negoziale che il Governo italiano – anche in qualità di Presidenza del G7 – ha sempre sostenuto con convinzione.

L’Italia ha seguito da vicino sin dall’inizio la dolorosa vicenda degli ostaggi nelle mani di Hamas e si aspetta ora che tutti gli ostaggi possano finalmente tornare alle loro famiglie.

Il cessate il fuoco fornisce  un’importante opportunità per aumentare in maniera consistente l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. L’Italia continuerà a impegnarsi in questo ambito, anche attraverso l’iniziativa “Food for Gaza” incentrata sulla sicurezza alimentare e la salute.

L’Italia è pronta a fare la sua parte, insieme ai partner europei e internazionali, per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell’ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all’interno di confini mutualmente riconosciuti.

Le opposizioni interne in Israele

Nonostante l’approvazione internazionale, l’accordo ha suscitato anche critiche interne in Israele. Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e figura di spicco dell’estrema destra israeliana, ha definito l’accordo “pericoloso” per la sicurezza del Paese, annunciando che il suo partito avrebbe votato contro l’accordo nel governo israeliano.

La guerra di Gaza: un bilancio tragico

Il conflitto che ha segnato questi 15 mesi è stato devastante, con un bilancio che ha superato le 46.700 vittime e oltre 110.000 feriti, secondo i dati forniti dal Ministero della Sanità di Gaza controllato da Hamas. L’operazione di guerra ha visto l’assalto a Gaza da parte delle forze israeliane, attacchi aerei e incursioni terrestri, con un conseguente drammatico aumento degli sfollati e delle vittime civili. La diplomazia internazionale ha cercato di mediare, ma solo con l’ultimo accordo si è riusciti a giungere a una tregua che ora solleva una nuova speranza.

L’accordo per la tregua a Gaza rappresenta un passo positivo verso la fine di uno dei conflitti più lunghi e sanguinosi del Medio Oriente. Sebbene la situazione rimanga incerta e i dettagli dell’accordo debbano ancora essere definiti, l’intesa segna un punto di svolta importante. La speranza che i prigionieri possano tornare a casa e che la pace duratura possa essere raggiunta non è mai stata così vicina, anche se il cammino rimane irto di difficoltà. Il mondo osserva con attenzione, sperando che questo cessate il fuoco possa rappresentare un primo passo per una pace duratura e stabile.

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