Gaza, 15 soccorritori uccisi a Rafah: le autopsie rivelano esecuzioni.
Il 23 marzo, le forze israeliane hanno attaccato un convoglio umanitario a Rafah, uccidendo 15 operatori sanitari. Le autopsie indicano colpi alla testa e al petto, suggerendo esecuzioni deliberate.
Gaza, 15 soccorritori uccisi a Rafah: le autopsie rivelano esecuzioni.
Il 23 marzo, le forze israeliane hanno attaccato un convoglio umanitario a Rafah, uccidendo 15 operatori sanitari. Le autopsie indicano colpi alla testa e al petto, suggerendo esecuzioni deliberate.
Il 23 marzo scorso, nei pressi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, 15 soccorritori, tra cui operatori della Mezzaluna Rossa Palestinese, della Protezione Civile e un dipendente delle Nazioni Unite, sono stati uccisi dai soldati israeliani. Secondo quanto riportato dal New York Times, la maggior parte delle vittime è stata colpita da colpi d’arma da fuoco alla testa, al torace o alla schiena, in una dinamica che lascia poco spazio al dubbio: si è trattato di esecuzioni a distanza ravvicinata.
Le autopsie, condotte tra il 1° e il 5 aprile dal dottor Ahmad Dhair, capo dell’unità di medicina legale del ministero della Sanità di Gaza, e analizzate anche dal medico legale norvegese Arne Stray-Pedersen, hanno confermato che undici delle quindici vittime presentavano ferite da arma da fuoco, mentre tre mostravano segni compatibili con esplosioni o schegge. Alcuni corpi risultavano mutilati, uno era completamente reciso dal bacino in giù.
Tutti i soccorritori indossavano divise ufficiali e i mezzi di soccorso — ambulanze, un camion dei pompieri e un veicolo delle Nazioni Unite — erano chiaramente contrassegnati, con luci lampeggianti attivate. Secondo le testimonianze e i video acquisiti, alcuni operatori erano visibili all’esterno dei veicoli, in abiti ad alta visibilità. Ciò contraddice la versione iniziale fornita dall’esercito israeliano, che aveva parlato di “movimenti sospetti” e mezzi “non illuminati”.
Israele ha successivamente ammesso l’attacco, dichiarando – senza fornire prove – che sei delle vittime fossero operative di Hamas. Tuttavia, questa dichiarazione è stata rivista più volte, e attualmente le autorità israeliane hanno affermato di voler attendere l’esito di un’indagine interna prima di pronunciarsi ulteriormente.
Dopo l’attacco, i corpi sono stati seppelliti in una fossa comune dagli stessi soldati israeliani, che hanno anche distrutto i veicoli di emergenza. Questa distruzione sistematica, confermata da immagini satellitari e filmati, fa sospettare un tentativo di occultamento delle prove.
La comunità internazionale ha reagito con indignazione, parlando apertamente di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Il rapporto completo delle autopsie è atteso nei prossimi giorni, ma i dati finora emersi gettano un’ombra pesante sull’operato dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.
Nel frattempo, la situazione si fa sempre più critica. Durante una visita alle truppe israeliane nel nord della Striscia di Gaza, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Hamas continuerà a essere colpita duramente”. Ha ribadito l’intenzione di Israele di insistere sul rilascio degli ostaggi e sul raggiungimento di tutti gli obiettivi di guerra, secondo una nota diffusa dal suo ufficio.
Nel contesto delle trattative in corso, Hamas ha respinto integralmente una proposta israeliana di cessate il fuoco della durata di sei settimane. Come riportato dalla BBC, citando fonti palestinesi, la proposta trasmessa tramite l’Egitto prevedeva il disarmo del movimento, ma non includeva alcun impegno da parte di Israele a porre fine al conflitto o a ritirare le proprie truppe dalla Striscia — condizioni ritenute imprescindibili da Hamas. La proposta è stata quindi rigettata nella sua totalità.
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