Gaza: 120 morti in 24 ore sotto i bombardamenti israeliani. Strage continua tra fame, bombe e diplomazia al palo.
Ospedali distrutti, fame diffusa e assedio totale: in un solo giorno 120 palestinesi uccisi dai raid israeliani. La diplomazia resta ferma, mentre il bilancio delle vittime supera i 52.900 morti.
Gaza: 120 morti in 24 ore sotto i bombardamenti israeliani. Strage continua tra fame, bombe e diplomazia al palo.
Ospedali distrutti, fame diffusa e assedio totale: in un solo giorno 120 palestinesi uccisi dai raid israeliani. La diplomazia resta ferma, mentre il bilancio delle vittime supera i 52.900 morti.
Gaza sprofonda in una spirale di morte senza fine. In sole 24 ore, almeno 120 persone sono state uccise dai bombardamenti israeliani sull’enclave palestinese, secondo fonti mediche locali. È l’ennesima giornata di sangue in una guerra che, tra bombe e assedio, ha già provocato più di 52.000 vittime a Gaza, la maggior parte civili, secondo i dati aggiornati del Ministero della Salute locale, ritenuti attendibili dall’ONU.
Gli attacchi più violenti hanno colpito il campo profughi di Jabalia e l’area di Beit Lahia, nel nord della Striscia, dove i raid notturni hanno raso al suolo interi isolati. I soccorritori parlano di un bilancio destinato a salire: decine di corpi sono ancora sotto le macerie, mentre le ambulanze faticano a raggiungere le zone colpite a causa della distruzione delle strade.
“È una carneficina. Attacchi aerei, fuoco di artiglieria e droni. La notte è diventata un inferno”, ha dichiarato Youssef al-Sultan, residente di Beit Lahia. “La gente scappa nel panico, ma non c’è un posto sicuro dove andare”.
All’ospedale indonesiano di Beit Lahia sono arrivati almeno 30 cadaveri. Altri cinque sono stati trasferiti all’ospedale Al-Awda di Jabalia, dove si contano oltre 75 feriti, molti in condizioni critiche. Intanto, l’Ospedale Europeo di Gaza è fuori uso: le infrastrutture sono state danneggiate dai bombardamenti, interrompendo le cure per i malati oncologici.
Fame e assedio: Gaza al collasso
Alla devastazione bellica si aggiunge una catastrofe umanitaria. Dal 2 marzo, Israele mantiene un blocco totale degli aiuti, che ha trasformato la Striscia in una prigione a cielo aperto. “La gente muore di fame”, ha ammesso ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando ad Abu Dhabi. Le stesse forze armate israeliane, secondo indiscrezioni, avrebbero avvertito il governo: Gaza è sull’orlo di una carestia.
Human Rights Watch ha denunciato il blocco come “strumento di sterminio”. “Israele sta usando la fame come arma di guerra”, ha dichiarato il direttore esecutivo ad interim Federico Borello. “Comprimere due milioni di persone in un’area invivibile è una violazione flagrante del diritto internazionale”.
Diplomazia bloccata, ostaggi dimenticati
Mentre si intensificano i bombardamenti, sfuma la speranza di un accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Secondo l’Hostages and Missing Families Forum, Tel Aviv sta “sacrificando l’occasione del secolo”, riferendosi alla visita di Trump nella regione e ai negoziati informali in corso. “Un fallimento storico, che avrà conseguenze sul futuro dell’intero Medio Oriente”, si legge in un comunicato del Forum.
Intanto, in Qatar e in Turchia proseguono i contatti sul dossier iraniano. Gli Stati Uniti hanno consegnato a Teheran una proposta scritta per un nuovo accordo sul nucleare. Ma la priorità, insiste Trump, resta Gaza: “È una bomba umanitaria. Non possiamo permetterci una nuova guerra. Dobbiamo agire ora”.
La carovana umanitaria e l’indignazione internazionale
Nel frattempo, una delegazione italiana di 60 tra parlamentari, ong e giornalisti si è mossa verso il valico di Rafah per chiedere l’ingresso di aiuti. Cecilia Strada, eurodeputata, ha chiesto all’Unione Europea di imporre un embargo totale sulle armi a Israele. “È il momento di dire basta. Non possiamo più essere complici”.
In Spagna, il premier Pedro Sanchez ha definito Israele “uno Stato genocida”, provocando la protesta formale di Tel Aviv. Le tensioni diplomatiche aumentano mentre sul terreno, ogni giorno, civili muoiono sotto le bombe e tra le rovine.
Bilancio sempre più drammatico
Secondo l’ultimo aggiornamento della Protezione civile palestinese, solo nella giornata di oggi altri 50 civili sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani, in particolare a Khan Younis. L’attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele, che ha causato 1.218 morti, ha dato il via a una rappresaglia che – otto mesi dopo – ha trasformato la Striscia in un inferno a cielo aperto.
Il numero complessivo delle vittime palestinesi dall’inizio del conflitto ha ormai superato le 52.900 persone. Eppure, mentre si moltiplicano gli appelli alla tregua, le bombe continuano a cadere. E Gaza continua a morire.
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