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Furto al Louvre: altri quattro arresti per il colpo da 88 milioni di euro. Degli otto gioielli reali nessuna traccia.

Quattro nuovi arresti per il furto al Louvre del 19 ottobre. Oltre 88 milioni di euro di gioielli reali ancora scomparsi e gravi falle nella sicurezza del museo.

Furto al Louvre: altri quattro arresti per il colpo da 88 milioni di euro. Degli otto gioielli reali nessuna traccia.

Il clamoroso furto avvenuto il 19 ottobre 2025 al Museo del Louvre continua a generare sviluppi e interrogativi. A oltre un mese dal colpo — definito dalle autorità francesi «semplice, plateale e devastante» — la Procura di Parigi ha annunciato quattro nuovi arresti, che si aggiungono alle precedenti persone già incriminate. Nonostante i progressi dell’inchiesta, il bottino, composto da otto preziosissimi gioielli della Corona francese, rimane tuttora scomparso.

Nuovi arresti: chi sono i sospettati

La procuratrice generale Laure Beccuau ha reso noto che gli ultimi arrestati sono due uomini di 38 e 39 anni e due donne di 31 e 40 anni, tutti residenti nella regione parigina. Tra loro, secondo le prime ricostruzioni, ci sarebbe anche l’ultimo membro del commando che partecipò materialmente al furto. L’uomo è stato rintracciato a Laval, nella Mayenne, durante un’operazione condotta dagli investigatori della brigata antiterrorismo e trasferito immediatamente in custodia cautelare con accuse pesanti, fra cui furto aggravato in banda organizzata e associazione criminale.

Le altre tre persone fermate nello stesso contesto non avrebbero preso parte all’irruzione all’interno del museo, ma sono sospettate di aver svolto ruoli di supporto logistico. Questo porta a otto il numero totale degli indagati collegati al caso.

Gli arresti precedenti e le prime tracce

Le nuove detenzioni si aggiungono a quelle già avvenute nelle settimane immediatamente successive al furto. I primi fermati erano tre uomini, tutti noti alle forze dell’ordine. Il più riconoscibile è Abdoulaye N., conosciuto anche online come “Doudou cross bitume”, il cui DNA era stato rinvenuto sulle vetrine rotte e su vari oggetti abbandonati nella Galleria Apollo. L’uomo avrebbe ammesso un coinvolgimento nella rapina, sostenendo tuttavia di aver agito su ordine di persone non identificate.

Il suo presunto complice era stato invece individuato grazie alle tracce biologiche ritrovate su uno degli scooter utilizzati per la fuga, mentre un terzo sospettato, originario della Seine-Saint-Denis, era stato catturato a fine ottobre. Tutti e tre sono sospettati di aver partecipato in modo diretto alla fase operativa del colpo.

Un furto lampo in pieno giorno

La dinamica del furto è ormai chiara ed è proprio la sua semplicità ad aver scioccato l’opinione pubblica. Erano le 9:30 del mattino quando quattro uomini, vestiti da operai con giubbotti gialli, sono arrivati lungo la Senna a bordo di un camion. Sul mezzo avevano montato un montacarichi che hanno utilizzato come se fosse uno strumento di lavoro qualsiasi. Si sono sollevati fino alla finestra della Galleria Apollo, al primo piano del museo, e con piccole smerigliatrici hanno tagliato il vetro ed effettuato l’ingresso.

Una volta dentro, hanno agito con sorprendente rapidità: in pochi minuti hanno prelevato gli otto gioielli esposti, li hanno sistemati nei contenitori che avevano portato con sé e sono usciti dalla stessa finestra, utilizzando nuovamente il montacarichi come se nulla fosse. A terra li aspettavano due scooter, pronti per la fuga. Secondo le stime degli investigatori, l’azione complessiva ha richiesto meno di sette minuti. Il tutto è avvenuto mentre diversi passanti camminavano lungo il fiume, inconsapevoli della scena che si stava svolgendo a pochi metri da loro.

La sicurezza del museo sotto accusa

Il furto ha messo a nudo una serie di gravi falle nella sicurezza del Louvre, considerato uno dei musei più sorvegliati al mondo. Uno degli elementi più discussi è emerso quando la procuratrice Beccuau ha rivelato che la password dei sistemi interni era semplicemente “Louvre”: un’imperdonabile leggerezza per un’istituzione di tale importanza. A questo si aggiunge il fatto che la zona da cui i ladri sono entrati non era coperta da alcuna telecamera, e che i sensori della finestra non erano adeguati a rilevare un’effrazione così rapida.

Il personale di sicurezza interna ha inoltre impiegato troppo tempo a rendersi conto di ciò che stava accadendo, consentendo al commando di lasciare la zona indisturbato. Questi dettagli hanno alimentato un acceso dibattito in Francia sulla gestione della sicurezza nei musei, con molti esperti che hanno invocato una revisione completa dei protocolli.

Il bottino scomparso: un valore inestimabile

Al centro dell’inchiesta rimane la scomparsa degli otto gioielli della Corona francese, dal valore stimato di 88 milioni di euro, anche se il danno storico va ben oltre ogni cifra. I pezzi rubati appartenevano a parure appartenute a regine e imperatrici francesi, tra cui Maria Amelia, Ortensia, Maria Luisa ed Eugenia. Si tratta di tiare, collane, orecchini e una celebre spilla reliquiario, tutti manufatti unici, riconoscibili e praticamente impossibili da rivendere legalmente.

Dove siano finiti questi oggetti resta un mistero. Le autorità non hanno trovato alcuna traccia del bottino, né segnali del fatto che possa essere stato spostato all’estero. Non risultano movimenti sospetti nemmeno nei circuiti del mercato nero internazionale dell’arte. L’ipotesi di un furto su commissione, già avanzata da alcuni investigatori, continua a essere considerata una possibilità concreta.

Un caso che fa tremare i musei di tutto il mondo

Il colpo subito dal Louvre non è solo un duro colpo al patrimonio culturale francese, ma anche un campanello d’allarme per i musei di tutto il mondo. L’idea che un commando possa eludere con tanta facilità la sicurezza del museo più visitato al mondo ha costretto molte istituzioni a rivalutare i propri sistemi, temendo episodi analoghi.

Il dibattito è aperto e la Francia si trova sotto pressione per evitare che un evento del genere possa ripetersi. Il Louvre, da parte sua, è impegnato in una revisione dei protocolli interni, mentre le autorità cercano di mantenere il massimo riserbo sulle piste ancora aperte.

Conclusioni: l’inchiesta continua

Nonostante gli arresti e i progressi investigativi, il caso resta lontano dall’essere chiuso. Le autorità francesi credono di aver ricostruito buona parte della rete coinvolta nel colpo, ma restano due interrogativi fondamentali: chi ha realmente ideato la rapina e dove sono finiti gli otto gioielli rubati?

Finché questi punti non saranno chiariti, il furto al Louvre rimarrà una delle vicende più sorprendenti e misteriose della storia recente del museo, un caso che ha scosso la Francia e il mondo della cultura.

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