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Fronte est e diplomazia, tra raid russi e sforzi per la pace

Attacco notturno con missili e droni, Mosca rilancia la negoziazione: alimentati timori e speranze al contempo

Fronte est e diplomazia, tra raid russi e sforzi per la pace

Nella notte tra il 20 e il 21 giugno, l’esercito russo ha intensificato le ostilità sull’Ucraina con un bombardamento massiccio di missili e droni: otto vettori, tra cui due ipersonici Kh‑47M2 “Kinzhal”, e 272 droni (compresi i kamikaze Shahed) hanno colpito diverse regioni, con conseguenti perdite parziali per le difese ucraine, che hanno abbattuto cinque missili e neutralizzato 252 velivoli senza pilota.

Sul fronte russo, il Ministero della Difesa ha reso noto l’abbattimento di 97 droni ucraini nelle 24 ore precedenti, nonché di quattro bombe JDAM statunitensi, mentre le forze aeree di Mosca hanno attaccato depositi strategici e siti logistici in Ucraina.

Accuse e diplomazia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato la Russia di aver consegnato “deliberatamente” i corpi di 20 soldati russi – tra cui un cittadino israeliano – presentandoli come quelli di militari ucraini, con il sospetto di voler minimizzare il bilancio russo. A livello internazionale, le Nazioni Unite hanno accolto con favore l’ultimo scambio di prigionieri, definendolo un passo positivo verso la protezione dei civili.

Mosca apre al dialogo

In un momento di forte tensione bellica, il rappresentante della Russia presso l’Onu, Vasily Nebenzya, ha suggerito un nuovo round di negoziati a Istanbul dopo il 22 giugno, definendolo fondamentale per “salvare l’Ucraina dal disastro totale”. Parallelamente, il presidente Vladimir Putin ha riaffermato che la Russia non mira alla capitolazione di Kiev, bensì al riconoscimento delle “realtà emerse sul terreno”, invitando a un confronto realistico.

L’Occidente osserva e prepara risposte

Gli Stati Uniti hanno condannato con fermezza l’assalto russo, evidenziando vittime tra i civili, compreso un cittadino americano, e il Canada ha posto resistenza nell’approvazione di un comunicato del G7 troppo duro su Kiev, per non ostacolare le vie diplomatiche. Intanto, dall’Europa si moltiplicano le pressioni per rafforzare le sanzioni e aumentare il supporto militare a Kiev .

Contesto e prospettive

Il conflitto, al giorno 1.212, continua a registrare un’intensità elevata tra scontri armati e prese di posizione diplomatiche. Il lancio contemporaneo di armi ipersoniche e droni conferma come la guerra stia entrando in una nuova fase tecnologica. Tuttavia, sul piano politico, le aperture di Mosca – compresa la richiesta ufficiale di un tavolo negoziale – disegnano uno scenario in bilico. Da una parte, Kiev resiste e denuncia manipolazioni; dall’altra, la diplomazia prova a emergere dalle ceneri del conflitto, con interlocutori internazionali pronti a sostenere un cessate il fuoco ragionato.

Le prossime mosse diplomatiche, in particolare il possibile incontro di Istanbul, saranno determinanti per capire se la guerra potrà davvero aprirsi a una fase negoziale o scivolare in un’escalation strategica più profonda.

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