Fratelli Menendez a un passo dalla libertà: ridotta la pena dopo 35 anni di carcere per l’omicidio dei genitori.
Erik e Lyle Menendez, condannati all’ergastolo nel 1996 per aver ucciso madre e padre a Beverly Hills, ottengono una riduzione della pena a 50 anni. Il giudice Jesic: "Hanno diritto a una possibilità". Il 13 giugno l’udienza per la libertà vigilata.
Fratelli Menendez a un passo dalla libertà: ridotta la pena dopo 35 anni di carcere per l’omicidio dei genitori.
Erik e Lyle Menendez, condannati all’ergastolo nel 1996 per aver ucciso madre e padre a Beverly Hills, ottengono una riduzione della pena a 50 anni. Il giudice Jesic: “Hanno diritto a una possibilità”. Il 13 giugno l’udienza per la libertà vigilata.
Dopo oltre tre decenni trascorsi in prigione, Erik e Lyle Menendez potrebbero presto tornare in libertà. I due fratelli, condannati all’ergastolo nel 1996 per il brutale omicidio dei genitori José e Kitty Menendez avvenuto nel 1989, hanno ottenuto una storica riduzione della pena da parte del giudice Michael Jesic, presso la Corte di Van Nuys a Los Angeles.
Dall’ergastolo senza possibilità di libertà vigilata, la condanna è stata commutata in 50 anni di reclusione, rendendoli eleggibili per un’udienza davanti alla commissione per la libertà vigilata, fissata per il prossimo 13 giugno. Se il parere sarà favorevole, i due potrebbero finalmente uscire dal carcere di San Diego dove sono detenuti da 35 anni.
Il caso che sconvolse l’America
Il 20 agosto 1989, nella loro villa a Beverly Hills, Erik e Lyle – all’epoca 18 e 21 anni – uccisero i genitori a colpi di fucile. Il padre José, potente dirigente della RCA Records, venne colpito sei volte; la madre Kitty fu raggiunta da una decina di colpi.
Il processo, seguito in diretta da milioni di americani, si svolse in un clima mediatico infuocato, a ridosso del caso O.J. Simpson. I fratelli vennero accusati di omicidio premeditato e condannati all’ergastolo, anche in virtù del fatto che nei sei mesi successivi al delitto spesero oltre un milione di dollari in beni di lusso. La tesi dell’accusa fu che i Menendez uccisero per ereditare il patrimonio familiare.
L’ombra degli abusi e il ritorno del caso
Già all’epoca del processo erano emersi elementi su presunti abusi sessuali subiti dai due ragazzi per mano del padre, con il silenzio complice della madre. Tali accuse, però, vennero marginalizzate dalla corte.
A riaccendere l’attenzione sull’aspetto degli abusi è stata, negli ultimi anni, una serie di documentari, tra cui il recente “Monsters” su Netflix, che ha riportato in auge il caso. In seguito a questi sviluppi, l’ex procuratore distrettuale George Gascón chiese una revisione della sentenza, sottolineando l’importanza di nuove prove relative agli abusi. Tuttavia, il suo successore, Nathan Hochman, rigettò la richiesta a marzo 2025, sostenendo che i fratelli “non hanno assunto piena responsabilità per l’omicidio” e restano “un rischio per la comunità”.
La decisione del giudice e la legge californiana del 2018
La svolta è arrivata il 13 maggio, dopo un’udienza durata otto ore. Il giudice Jesic ha applicato una legge californiana del 2018 che prevede la possibilità di una nuova valutazione per chi ha commesso reati gravi prima dei 26 anni. “Non dico che debbano essere liberati oggi – ha dichiarato Jesic – ma credo che meritino una possibilità”.
In aula si sono susseguiti numerosi testimoni a favore dei fratelli. Anerae Brown, ex compagno di cella, ha raccontato commosso di come Erik e Lyle lo abbiano aiutato a “lasciarsi alle spalle rabbia e autodistruzione”. Oggi Brown è libero, ha una famiglia e un lavoro stabile. Una delle cugine dei Menendez, Anamaria Baralt, ha dichiarato: “Da entrambe le parti della famiglia riteniamo che 35 anni siano abbastanza. Li abbiamo perdonati”.
Anche un giudice in pensione e altri conoscenti hanno testimoniato sulla condotta impeccabile dei due detenuti nel corso degli anni, sottolineando l’impegno in programmi educativi e attività di supporto alla comunità carceraria.
Verso la libertà vigilata
La riduzione della pena apre ora le porte all’udienza davanti alla commissione per la libertà vigilata, prevista per il 13 giugno. Se l’esito sarà favorevole, i fratelli Menendez potranno lasciare il carcere dopo oltre trent’anni dietro le sbarre, chiudendo uno dei capitoli più controversi e seguiti della cronaca giudiziaria americana.
Il dibattito pubblico resta acceso: per alcuni, i due fratelli hanno finalmente avuto giustizia; per altri, l’orrore dell’omicidio resta imperdonabile. Ma, dopo 35 anni, la possibilità di una nuova vita per Erik e Lyle Menendez sembra ormai concreta.
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