Fine della tregua a Gaza: prosegue la guerra in Medio Oriente tra le proteste in Israele contro Netanyahu e i bombardamenti
Israele riprende i raid su Gaza dopo la fine della tregua: quasi 1.000 morti in 48 ore. Manifestazioni in Israele contro Netanyahu, reazioni internazionali dure.
Fine della tregua a Gaza: prosegue la guerra in Medio Oriente tra le proteste in Israele contro Netanyahu e i bombardamenti
La fragile tregua tra Israele e Hamas è ufficialmente terminata, lasciando spazio a ondate di attacchi aerei e combattimenti nella Striscia di Gaza. Secondo il Ministero della Sanità gestito da Hamas, in sole 48 ore gli attacchi israeliani hanno causato la morte di almeno 970 palestinesi, tra cui donne e bambini.
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha definito la situazione “scioccante” e ha espresso “profonda preoccupazione” per il deterioramento del conflitto. Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere, con diversi leader mondiali che hanno condannato la ripresa delle ostilità e l’alto numero di vittime civili.
L’escalation militare: obiettivi di Israele
Israele ha giustificato la ripresa dei bombardamenti affermando di colpire obiettivi strategici di Hamas. Il governo di Tel Aviv sostiene che le operazioni militari sono mirate a eliminare i comandanti di Hamas e a distruggere le infrastrutture terroristiche nella Striscia di Gaza.
Tuttavia, molte organizzazioni umanitarie internazionali denunciano che gran parte delle vittime sono civili, e che l’impatto dei bombardamenti sta aggravando una crisi umanitaria già insostenibile.
Fonti locali riferiscono di raid aerei, bombardamenti di artiglieria e operazioni terrestri in corso. L’esercito israeliano ha anche dichiarato di aver eliminato diversi comandanti di Hamas e di aver distrutto tunnel sotterranei utilizzati per il contrabbando di armi e il movimento di miliziani.
Hamas risponde: tra resistenza e diplomazia
Hamas parallelamente ha ribadito di non aver chiuso la porta ai negoziati e ha dichiarato di essere pronto a discutere una nuova tregua, a condizione che Israele interrompa i bombardamenti. Taher al-Nounou, uno dei leader del movimento, ha sottolineato che “non c’è bisogno di nuovi accordi, ma solo di rispettare la tregua esistente“.
Il gruppo armato palestinese ha inoltre intensificato i lanci di razzi verso il territorio israeliano, colpendo principalmente città nel sud del Paese. Le sirene d’allarme sono risuonate a Sderot, Ashkelon e Be’er Sheva, mentre il sistema di difesa antimissile Iron Dome ha intercettato la maggior parte dei proiettili.
Proteste in Israele contro Netanyahu
Mentre la guerra continua, decine di migliaia di israeliani sono scesi in piazza per protestare contro il governo di Benjamin Netanyahu, accusandolo di mettere in pericolo la sicurezza del Paese.
A Tel Aviv, circa 40.000 manifestanti hanno bloccato le strade principali, esponendo slogan contro il primo ministro e chiedendo un immediato cessate il fuoco. La protesta è stata innescata dalla decisione di Netanyahu di rimuovere Ronen Bar, capo dello Shin Bet (i servizi segreti interni israeliani), mossa che molti interpretano come un tentativo di eliminare i dissidenti all’interno dell’apparato di sicurezza nazionale.
A Gerusalemme, un’altra marcia ha visto migliaia di cittadini manifestare contro la ripresa dei combattimenti a Gaza. Molti israeliani temono che il conflitto possa prolungarsi per mesi, aumentando le vittime civili e rendendo ancora più difficile una futura soluzione diplomatica.
Shikma Bressler, leader del movimento di protesta, ha dichiarato: “La follia deve finire prima che non ci sia più nessuno da salvare, prima che non ci sia più un Paese“.
Reazioni internazionali: l’Europa condanna
La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione alla ripresa delle ostilità.
- Francia: Il presidente Emmanuel Macron ha definito i bombardamenti “un drammatico passo indietro” e ha ribadito che “non esiste una soluzione militare per Gaza“.
- Germania: La ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato che “i raid israeliani stanno distruggendo ogni speranza di pace tra israeliani e palestinesi“.
- Spagna: Il ministro degli Esteri José Manuel Albares ha condannato la fine della tregua, affermando che “il popolo palestinese ha diritto alla pace e a uno Stato“.
- Giordania: Il re Abdullah II ha chiesto un immediato cessate il fuoco e ha denunciato il blocco israeliano alla fornitura di acqua ed elettricità a Gaza.
Netanyahu difende l’operazione militare: “Questo è solo l’inizio”
Nonostante le pressioni internazionali, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che le operazioni militari continueranno senza sosta. In un discorso televisivo, ha affermato: “Israele non prende di mira i civili palestinesi. Prendiamo di mira i terroristi di Hamas. E quando questi terroristi si insediano in aree civili, quando usano i civili come scudi umani, sono loro i responsabili di tutte le vittime“.
Prospettive future tra escalation e ritorno ai negoziati
Lo scenario futuro rimane incerto. Da un lato, Hamas sembra disposto a negoziare, ma solo se Israele interromperà i raid. Dall’altro, Netanyahu e il suo governo sembrano determinati a proseguire l’operazione militare fino alla completa eliminazione delle infrastrutture di Hamas.
La comunità internazionale dovrà intensificare gli sforzi diplomatici per cercare di riportare entrambe le parti al tavolo dei negoziati.
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