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Escalation del conflitto tra Israele e Hamas: razzi su Tel Aviv e operazioni di terra a Gaza

Nuova escalation tra Israele e Hamas: razzi su Tel Aviv, operazioni di terra a Gaza e proteste a Gerusalemme. Centinaia di vittime civili e tensione internazionale.

Escalation del conflitto tra Israele e Hamas: razzi su Tel Aviv e operazioni di terra a Gaza

Il 20 marzo 2025 segna un nuovo capitolo nel conflitto tra Israele e Hamas, con un’intensificazione delle operazioni militari, attacchi missilistici e un crescente numero di vittime civili. La comunità internazionale osserva con preoccupazione mentre il rischio di un’ulteriore escalation si fa sempre più concreto.

Attacco missilistico su Tel Aviv

Alle 13:25 locali (12:35 in Italia), le sirene d’allarme hanno risuonato a Tel Aviv, avvertendo la popolazione di un attacco missilistico. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato il lancio di tre razzi da Gaza verso il centro di Israele. Uno è stato intercettato dal sistema Iron Dome, mentre gli altri due sono caduti in aree aperte, senza provocare danni o vittime.

Le Brigate Al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato l’attacco, affermando di aver utilizzato razzi M90 in risposta a quelli che definiscono “massacri sionisti contro i civili”. L’attacco rappresenta la prima risposta diretta di Hamas alla rinnovata offensiva israeliana e segnala una possibile ripresa delle ostilità su larga scala.

Operazione di terra israeliana nel nord di Gaza

Parallelamente all’attacco missilistico, Israele ha avviato un’operazione di terra nel nord della Striscia di Gaza, precisamente nell’area di Beit Lahia. L’azione militare è stata preceduta da intensi raid aerei mirati a colpire infrastrutture di Hamas e postazioni di lancio di missili anticarro.

L’IDF ha dichiarato che l’obiettivo dell’operazione è neutralizzare le capacità offensive dell’organizzazione e garantire la sicurezza del territorio israeliano. Tuttavia, l’avanzata delle truppe di terra potrebbe aggravare ulteriormente la già fragile situazione umanitaria nella regione.

Crisi umanitaria a Gaza: centinaia di vittime

Per quanto riguarda la popolazione civile di Gaza, fonti sanitarie locali riportano almeno 95 morti nelle ultime ore, con un numero crescente di donne e bambini tra le vittime. Il bilancio delle vittime nelle ultime 48 ore supera i 500 morti, rendendo questa fase del conflitto una delle più letali finora.

Migliaia di palestinesi sono stati costretti a fuggire dalle loro abitazioni, mentre ospedali e infrastrutture mediche faticano a far fronte all’afflusso di feriti. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha denunciato la morte di cinque membri del suo staff e avvertito che “il peggio deve ancora arrivare”.

Proteste in Israele contro la guerra

La decisione del governo israeliano di riprendere le operazioni militari ha scatenato proteste interne. Migliaia di manifestanti si sono radunati davanti alla Knesset a Gerusalemme, chiedendo la fine delle ostilità e maggiori sforzi per la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.

Il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu è stato accusato di mettere in pericolo la vita degli ostaggi e di non aver fatto abbastanza per garantirne il rilascio. Secondo alcune fonti, oltre 40.000 israeliani hanno partecipato alle proteste, evidenziando una crescente frattura interna sulla gestione del conflitto. A Tel Aviv, i familiari degli ostaggi hanno organizzato una manifestazione nel centro della città, esponendo cartelli con scritte come “La guerra non sta riportando indietro gli ostaggi, li sta uccidendo“.

Israele e Hamas a colloquio al Cairo

Fonti diplomatiche riferiscono che una delegazione di Hamas è attesa oggi al Cairo per discutere possibili soluzioni alla crisi. Secondo i media nazionali, Hamas sarebbe disposto ad accettare la proposta dell’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, a condizione che si passi immediatamente alla fase 2 dell’accordo per il cessate il fuoco.

Parallelamente, anche una delegazione israeliana ha visitato il Cairo per colloqui con i mediatori egiziani. Secondo fonti egiziane, l’incontro tra i funzionari israeliani e il capo dell’intelligence Hassan Rashad sarebbe durato circa tre ore, segnalando un possibile tentativo di mediazione.

Arresti e repressione in Cisgiordania

Nel frattempo, la tensione si estende anche alla Cisgiordania, dove l’esercito israeliano ha arrestato 19 palestinesi in diverse operazioni notturne. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, gli arresti sono avvenuti in città come Hebron, Betlemme e Nablus. Alcuni detenuti sarebbero stati sottoposti a diversi interrogatori, alimentando ulteriormente il clima di tensione nella regione.

L’intensificazione del conflitto tra Israele e Hamas, le crescenti vittime civili e le tensioni interne in Israele dimostrano l’urgenza di una soluzione diplomatica per evitare un ulteriore deterioramento della situazione. Tuttavia, con il proseguire delle operazioni militari e la mancanza di progressi nei negoziati, il rischio di un conflitto prolungato rimane alto.

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