Dazi USA: ufficialmente in vigore le nuove tariffe su auto e importazioni
Il presidente Donald Trump ha ufficialmente avviato una nuova fase di protezionismo economico con l’introduzione di dazi sulle importazioni di automobili e altri prodotti. L’obiettivo dichiarato è ridurre il deficit commerciale e favorire la produzione nazionale, ma la decisione ha immediatamente scatenato tensioni con i principali partner economici, facendo aumentare i timori di una guerra commerciale globale.
I dazi sulle auto: 25% sulle importazioni
A partire dalle 00:01 (ora di Washington), gli Stati Uniti hanno imposto un dazio del 25% su tutte le automobili e i camion leggeri di fabbricazione estera. Secondo il Federal Register, anche i pezzi di ricambio per automobili saranno colpiti, con un’entrata in vigore prevista per il 3 maggio. Questo intervento mira a incentivare la produzione interna e a spingere le case automobilistiche straniere a investire in stabilimenti sul suolo americano. Tuttavia, le aziende del settore hanno manifestato preoccupazione per l’aumento dei costi e per le possibili ripercussioni sulla domanda da parte dei consumatori americani.
L’industria automobilistica, infatti, si trova ad affrontare una difficile transizione verso la mobilità elettrica, e l’imposizione di dazi potrebbe complicare ulteriormente i piani di produzione e distribuzione. Costruttori europei e asiatici, come Volkswagen, Toyota e BMW, hanno già segnalato che questi dazi potrebbero portare a un incremento dei prezzi finali per i consumatori, con effetti negativi sulla domanda e sulla competitività del mercato statunitense.
Tariffe differenziate: i paesi più penalizzati
Oltre al dazio base del 10% applicato a tutte le importazioni, Trump ha deciso di introdurre tariffe specifiche per i Paesi con cui gli Stati Uniti registrano un deficit commerciale più elevato. I dazi “reciproci”, come li ha definiti il presidente, prevedono le seguenti aliquote:
- Cina: 34%
- Unione Europea: 20%
- Vietnam: 46%
- Svizzera: 31%
- Israele: 17%
- Brasile: 10%
- Giappone: 24%
- Sudafrica: 30%
- Taiwan: 32%
Dal 9 aprile entreranno in vigore ulteriori dazi per circa 60 Paesi definiti “peggiori trasgressori” dal punto di vista commerciale. Questi stati, secondo la Casa Bianca, impongono barriere tariffarie e non tariffarie ai prodotti statunitensi, giustificando una risposta proporzionata da parte degli USA.
Canada e Messico esclusi dal nuovo pacchetto tariffario
A differenza di altre economie, Canada e Messico non sono stati inclusi nel nuovo piano tariffario. Tuttavia, restano in vigore le tariffe del 25% su alcuni settori specifici, come l’automotive, nell’ambito delle misure già adottate per contrastare il traffico di fentanyl e rafforzare la sicurezza dei confini.
Questa esclusione non significa però che i rapporti commerciali tra Stati Uniti, Canada e Messico siano immuni da tensioni. L’USMCA, l’accordo commerciale che ha sostituito il NAFTA, è ancora oggetto di discussione e potrebbe essere rivisto in seguito alle elezioni presidenziali americane.
L’obiettivo di Trump: “make America wealthy again”
Nel presentare il suo piano, Donald Trump ha definito i dazi come la “regola d’oro per la nuova età dell’oro americana“. Durante un evento alla Casa Bianca, circondato da bandiere a stelle e strisce e sostenuto da membri del governo e lavoratori dell’industria automobilistica e siderurgica, ha dichiarato che questa misura genererà “miliardi di miliardi di dollari“, ridurrà le tasse e abbasserà il debito pubblico.
Il messaggio è chiaro: “Se volete dazi zero, venite a produrre in America“. Il protezionismo di Trump mira a incentivare gli investimenti interni e a dissuadere le aziende dal delocalizzare la produzione all’estero.
Impatto sui mercati dinanziari
L’annuncio dei nuovi dazi ha avuto ripercussioni immediate sui mercati:
- Il dollaro si è indebolito
- I titoli di Stato americani hanno visto un rialzo dei rendimenti, con il Treasury decennale al 4,231%
- Wall Street ha chiuso in positivo, grazie anche alle performance di Tesla e Amazon, che hanno beneficiato di speculazioni su un possibile coinvolgimento di Elon Musk nel governo e dell’interesse di Jeff Bezos per TikTok.
- Le borse europee, invece, hanno reagito negativamente, con Milano in calo dello 0,27% e Francoforte dello 0,66%.
Gli investitori si trovano ora a dover bilanciare l’incertezza derivante da queste politiche protezionistiche con la possibilità di tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve, che potrebbero sostenere la crescita economica.
La politica commerciale di Trump segna una svolta radicale nelle relazioni economiche globali. I dazi imposti potrebbero rafforzare l’economia americana nel breve termine, ma rischiano di alimentare nuove tensioni commerciali con i partner storici degli Stati Uniti.
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