Dazi USA: export italiane ed europee a rischio, la sfida dell’Ue per proteggere il mercato unico
L’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha aperto scenari di grande incertezza economica a livello globale. Una delle questioni più dibattute riguarda le ripercussioni dei dazi sui prodotti europei annunciati durante la campagna elettorale presidenziale. Secondo le analisi di Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della BCE, tali misure potrebbero innescare una contrazione della crescita economica europea, accompagnata però da una diminuzione dell’inflazione.
L’impatto dei dazi sulle esportazioni europee
Cipollone sottolinea che i dazi rappresentano una minaccia diretta per l’export europeo, in particolare per i rapporti commerciali con gli Stati Uniti, un mercato di sbocco fondamentale per molti Paesi, tra cui l’Italia. “Un dazio imposto sulle nostre esportazioni ridurrebbe l’export e, se i dazi contro la Cina verranno applicati, il surplus produttivo cinese potrebbe riversarsi sui mercati europei, aumentando la competizione“, ha dichiarato. Questa situazione potrebbe rendere più difficile per le imprese europee sfruttare la domanda estera e generare maggiore concorrenza sul mercato interno.
Lo scenario risulta ancora più complesso considerando il momento delicato dell’economia europea, che sta uscendo faticosamente da un periodo di crescita stagnante. Settori come la moda, i mobili e i metalli, che in Italia dipendono fortemente dall’export verso gli USA, potrebbero subire perdite significative.
Effetti sull’inflazione e sul mercato interno
I dazi americani potrebbero anche incidere indirettamente sull’inflazione in Europa. L’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti e il conseguente rafforzamento del dollaro potrebbero provocare un’accelerazione dell’inflazione europea, legata all’aumento dei prezzi delle importazioni.
Le ripercussioni nel mercato italiano
Secondo uno studio di Confartigianato, l’Italia sarebbe uno dei Paesi europei più colpiti dai dazi statunitensi, con una perdita stimata di oltre 11 miliardi di euro nelle esportazioni verso gli USA. I settori più vulnerabili includono moda, mobili, gioielleria e occhialeria, caratterizzati da una forte presenza di micro e piccole imprese. Nel 2024, gli Stati Uniti sono stati il secondo mercato più importante per l’Italia, con un export di 66,4 miliardi di euro, trainato da farmaceutica (+19,5%), alimentari (+18%) e apparecchi elettrici (+12,1%).
Le regioni più esposte a questa crisi sono Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte, che contribuiscono complessivamente a una quota significativa dell’export italiano verso gli Stati Uniti.
Strategie per affrontare la sfida
In questo contesto di incertezza, Cipollone e altri esperti evidenziano la necessità di rafforzare il mercato unico europeo per sostenere la competitività delle imprese. “Siamo un mercato enorme che potrebbe vivere tranquillamente sulle proprie forze. Dobbiamo sfruttare appieno il potenziale del mercato unico e ridurre la frammentazione, in particolare nei settori dell’energia“, ha affermato l’esperto
Anche Marco Granelli, presidente di Confartigianato, sottolinea l’importanza di puntare sulla qualità distintiva del made in Italy per competere sui mercati internazionali. L’alta qualità della manifattura italiana rappresenta un vantaggio competitivo che può essere ulteriormente valorizzato per fronteggiare le sfide imposte dai nuovi scenari economici globali.
Un’occasione per ripensare l’Europa
La crisi rappresenta anche un’opportunità per l’Unione Europea di rivedere le proprie politiche economiche e industriali. “Le riforme sono sempre costose, ma oggi siamo di fronte a uno shock formidabile che ci obbliga a sederci attorno a un tavolo per ripensare alcune priorità“, ha concluso Cipollone. Rafforzare la resilienza europea e favorire la crescita attraverso investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo potrebbe essere la risposta di lungo periodo per rendere l’Europa meno vulnerabile alle politiche protezionistiche e più autonoma sul piano economico.
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