Antartide, la missione della Laura Bassi: quattro mesi ai confini del mondo per decifrare passato e futuro del pianeta.
Dalla consegna delle carote di ghiaccio del progetto Ice Memory ai rilievi dei fondali sconosciuti del Mare di Ross, la 41ª spedizione italiana punta a decifrare passato, presente e futuro del clima globale.
Antartide, la missione della Laura Bassi: quattro mesi ai confini del mondo per decifrare passato e futuro del pianeta.
È ufficialmente partita la missione scientifica della rompighiaccio italiana Laura Bassi, al centro della 41ª spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. La nave, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, resterà impegnata per circa quattro mesi nelle acque del continente bianco, dove svolgerà un’intensa attività scientifica e di supporto logistico alle basi italiane, con particolare attenzione alla Mario Zucchelli. L’operazione rappresenta uno dei momenti più significativi della presenza nazionale nei mari polari, grazie a una combinazione di tecnologie avanzate, competenze multidisciplinari e cooperazioni internazionali e assume un rilievo particolare per l’ampiezza delle operazioni previste e per il contributo che fornirà alla comprensione dei cambiamenti climatici in corso. L’Italia, presente stabilmente nel continente bianco dagli anni ’80, conferma così il suo ruolo di primo piano nella rete scientifica internazionale che studia uno degli ecosistemi più fragili e cruciali del pianeta.
Il lungo viaggio dalla partenza all’arrivo in zona operativa
La Laura Bassi ha lasciato l’Italia a inizio ottobre, intraprendendo una traversata di circa 50 giorni attraverso il Canale di Panama e l’intero Oceano Pacifico. Una volta giunta in Nuova Zelanda, nel porto di Lyttelton, la nave ha effettuato le ultime operazioni preparatorie prima di dirigersi verso sud. Qui si unirà alla rompighiaccio sudcoreana RV Araon, con la quale procederà in convoglio fino ai margini del pack e poi verso la base Mario Zucchelli. Il rientro in Nuova Zelanda è previsto per i primi giorni di marzo 2026, mentre il ritorno definitivo in Italia avverrà nella seconda metà di aprile, segnando la conclusione di una missione tra le più impegnative degli ultimi anni.
Una missione divisa in due fasi complementari
L’attività della nave è organizzata in due campagne distinte. La prima, della durata di 25 giorni, sarà dedicata principalmente al supporto logistico alla base italiana Mario Zucchelli e al trasferimento nel continente antartico delle preziose carote di ghiaccio raccolte nell’ambito dell’iniziativa internazionale Ice Memory, un progetto che ambisce a preservare “capsule del tempo” climatico per i secoli futuri.
A partire dal 30 dicembre comincerà invece la seconda fase, della durata di 58 giorni, che vedrà a bordo trenta ricercatori impegnati in cinque progetti scientifici finanziati dal PNRA. Questa seconda campagna prevede analisi geologiche, geofisiche, oceanografiche e glaciologiche con l’obiettivo di ricostruire gli ambienti del passato, comprendere i processi attuali e prevedere la risposta della calotta antartica ai cambiamenti climatici.
Ice Memory: la corsa per salvare la storia del clima
Le carote di ghiaccio rappresentano una delle risorse scientifiche più preziose per studiare il passato climatico del pianeta. Strati dopo strati, il ghiaccio conserva minuscole bolle d’aria intrappolate per centinaia di migliaia di anni, veri e propri campioni dell’atmosfera antica. Il progetto Ice Memory nasce dall’urgenza di salvare questa memoria climatica prima che il riscaldamento globale la comprometta irreversibilmente. La Laura Bassi, con la sua capacità di trasporto in ambienti estremi, svolge un ruolo chiave nel trasferimento di questi campioni dalla zona di prelievo alle strutture di conservazione. Ogni carota è un documento unico, irripetibile, e consegnarla intatta alla scienza significa offrire alle generazioni future l’opportunità di ricostruire la storia atmosferica della Terra con una precisione sempre maggiore.
Cinque progetti per esplorare oceani, ghiacci e fondali sconosciuti
I progetti di ricerca che saranno sviluppati a bordo coprono diverse discipline. Il programma CSICLIC si concentra sui processi che avvengono nei sedimenti marini appena depositati, con particolare attenzione all’assorbimento o rilascio di anidride carbonica. Il progetto DIONE ricostruirà l’evoluzione climatica e ambientale del margine continentale della Sabrina Coast a partire dal Pliocene, un periodo in cui le condizioni atmosferiche erano simili, ma leggermente più calde rispetto a quelle attuali. IOPPIERS indagherà invece le interazioni passate e presenti tra ghiaccio, oceano e sedimenti nell’Hillary Canyon, nel Mare di Ross Orientale, con lo scopo di comprendere la sensibilità della calotta glaciale ai futuri cambiamenti climatici. MORsea proseguirà l’attività di monitoraggio della storica rete di osservatori marini attivi nel Mare di Ross dal 1994, fondamentali per conoscere lo stato delle acque profonde. Infine, MYSTERO studierà enigmatici rilievi sottomarini di origine ancora sconosciuta, alti decine di metri e situati tra i 400 e i 1.200 metri di profondità, che potrebbero custodire informazioni preziose sulla circolazione marina, la vita bentonica e la storia geologica dell’area.
Una nave concepita per la ricerca nei mari estremi
La Laura Bassi non è solamente un mezzo di trasporto, ma un simbolo della capacità della ricerca italiana di operare in ambienti estremi. La Laura Bassi, infatti, rappresenta oggi l’unica rompighiaccio italiana capace di operare stabilmente in Antartide. Il suo sistema di posizionamento dinamico le permette di rimanere ferma in un punto nonostante vento, ghiaccio e correnti, requisito indispensabile per i rilievi scientifici. La solidità della sua carena e la potenza dei suoi motori le consentono di penetrare banchise spesse senza compromettere le operazioni a bordo. Dotata di laboratori, aree di analisi, spazi cargo modulabili e attrezzature scientifiche avanzate, è un autentico laboratorio fluttuante progettato per ottenere dati essenziali e affrontare imprevisti in una delle aree più remote della Terra. Acquistata nel 2019 grazie ai finanziamenti del Ministero dell’Università e della Ricerca, è una nave lunga 80 metri e larga 17, con una stazza di oltre 4.000 tonnellate.
Un impegno corale della comunità scientifica italiana
La spedizione è finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca e attuata nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. L’organizzazione vede il Consiglio Nazionale delle Ricerche impegnato nel coordinamento scientifico, l’ENEA responsabile della pianificazione e della logistica nelle basi antartiche e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale incaricato della gestione tecnica e scientifica della Laura Bassi. A bordo operano 44 persone tra tecnici e ricercatori, affiancati da 23 membri dell’equipaggio.
Un ruolo chiave per comprendere il futuro del pianeta
Le attività previste nei prossimi mesi non sono solo un esercizio scientifico, ma un investimento nella conoscenza necessaria per affrontare le grandi questioni del presente. L’Antartide è un continente remoto e inospitale, ma è anche una delle chiavi per comprendere il futuro del clima globale. La Laura Bassi e la sua squadra, attraverso analisi, osservazioni e campionamenti, contribuiranno a costruire un archivio di dati che potrà guidare le politiche climatiche e ambientali dei prossimi decenni. In un’epoca in cui il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti, la spedizione italiana in Antartide assume così un valore scientifico e strategico di portata globale.
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