Crisi umanitaria a Gaza: cresce la pressione internazionale dopo la morte di medici, giornalisti e civili
Israele accusata di crimini a Gaza: uccisi 15 medici e 2 giornalisti. Macron, Germania e Spagna chiedono il cessate il fuoco. Crisi umanitaria in peggioramento.
Crisi umanitaria a Gaza: cresce la pressione internazionale dopo la morte di medici, giornalisti e civili
Si aggrava la crisi nella Striscia di Gaza mentre si moltiplicano gli appelli internazionali e le denunce di crimini di guerra a carico delle forze armate israeliane (IDF). Nell’ultimo mese, numerosi attacchi aerei e terrestri hanno colpito obiettivi civili, causando la morte di medici, giornalisti, soccorritori e bambini. Il bilancio aggiornato risulta essere di oltre 50.000 civili uccisi dal 7 ottobre 2023, inclusi 490 bambini nelle ultime tre settimane, secondo l’ufficio stampa di Hamas.
Attacco a Rafah: uccisi 15 operatori sanitari. La Mezzaluna Rossa chiede un’indagine internazionale
Una delle vicende più controverse risale al 23 marzo, quando un attacco israeliano ha colpito ambulanze e soccorritori a Rafah, nel sud della Striscia. La Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) ha confermato la morte di 15 medici e paramedici, dichiarando che le vittime sono state colpite “con intento di uccidere”. Secondo il presidente dell’organizzazione, Younis Al-Khatib, le autopsie hanno rivelato che i colpi erano diretti alla parte superiore del corpo.
Al-Khatib ha inoltre accusato l’esercito israeliano di aver usato uno dei soccorritori come scudo umano durante l’operazione, denunciando una grave violazione del diritto internazionale umanitario.
Giornata tragica per la stampa: attaccata tenda di giornalisti a Khan Younis
Sempre a Khan Younis, un attacco aereo dell’IDF ha colpito una tenda utilizzata da giornalisti locali e internazionali, causando la morte di due reporter e il ferimento di almeno sette colleghi, due dei quali in condizioni critiche. Tra i feriti figura anche Hassan Aslih, mentre è morto Hilmi al-Faqaawi, giornalista dell’agenzia stampa locale.
Israele ha dichiarato di aver preso di mira un “terrorista” nascosto tra i giornalisti: Hassan Abdel Fattah Mohammed Aslih, accusato di aver partecipato al massacro del 7 ottobre e di aver filmato gli attacchi per poi diffonderli sui social. Il governo palestinese ha respinto le accuse, denunciando un attacco sistematico alla libertà di stampa e la volontà di “mettere a tacere le voci palestinesi”.
Attacchi anche in Libano, proteste e scioperi in Cisgiordania
L’escalation non si ferma a Gaza. Un raid israeliano ha colpito il sud del Libano, causando almeno una vittima. Intanto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est sono teatro di scioperi generali in solidarietà con Gaza. Le scuole, gli uffici governativi e gran parte del settore privato sono chiusi. L’iniziativa è stata promossa da diverse fazioni palestinesi, tra cui Fatah, il partito del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Cresce la pressione internazionale: da Macron a Madrid, appelli per il cessate il fuoco
Il presidente francese Emmanuel Macron, parlando dal Cairo, ha espresso la sua “ferma condanna” contro il continuo bombardamento di Gaza, chiedendo la fine immediata delle ostilità e il rilascio di tutti gli ostaggi. Macron ha anche criticato l’ipotesi di annessione della Striscia di Gaza alla Cisgiordania e si è detto contrario a qualsiasi forma di sfollamento forzato della popolazione palestinese.
Anche la Spagna, per voce del ministro degli Esteri José Manuel Albares, ha condannato “la catastrofe insopportabile” in corso a Gaza. “Non entrano aiuti da oltre un mese”, ha scritto su X, ribadendo la necessità urgente di un cessate il fuoco definitivo.
Indagini richieste anche dalla Germania: “Serve chiarezza sull’attacco alle ambulanze”
Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Christian Wagner, ha definito “scioccanti” le accuse relative all’attacco contro un convoglio di ambulanze. Berlino chiede un’indagine indipendente e approfondita, sottolineando che la trasparenza è essenziale per la credibilità dello Stato di diritto israeliano.
Proteste in Bangladesh e mobilitazione internazionale
Anche in Bangladesh si sono svolte proteste studentesche in solidarietà con la popolazione palestinese. Oltre mille manifestanti si sono riuniti all’università di Dhaka, sventolando bandiere palestinesi e cartelli contro i bombardamenti israeliani.
Intanto, fonti internazionali riferiscono che una delegazione di Hamas si recherà al Cairo per nuovi colloqui con Fatah, sotto la mediazione dell’Egitto, per discutere un eventuale nuovo accordo di tregua.
Israele apre (parzialmente) ai voli per gazawi e agli aiuti
In un contesto sempre più teso, il ministro dell’Interno israeliano Moshe Arbel ha annunciato che 16 voli con cittadini di Gaza sono partiti dal sud di Israele, dall’aeroporto Ilan e Asaf Ramon vicino a Eilat, e ha promesso l’aumento delle partenze nei prossimi giorni.
Inoltre, secondo Ynet, Israele starebbe valutando la riapertura dei valichi per consentire l’ingresso di aiuti umanitari limitati nella Striscia, in particolare alimenti e medicinali. Tuttavia, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) negano qualsiasi intento di “aiutare Hamas” e ribadiscono che si tratta solo di misure necessarie per evitare accuse di crimini di guerraa livello internazionale.
Proteste a Gerusalemme: le famiglie degli ostaggi chiedono risposte
Nel frattempo, a Gerusalemme, le famiglie degli ostaggi israeliani si sono riunite davanti alla residenza del premier Benjamin Netanyahu, chiedendo con forza il rilascio immediato dei propri cari. Le manifestazioni sono accompagnate da preghiere e testimonianze audio degli ostaggi liberati. “Sono diventati marginali, ma dovrebbero essere la priorità assoluta dello Stato“, ha dichiarato uno dei familiari.
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