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Crisi in Medio Oriente: Hamas valuta il rilascio di ostaggi per una tregua mentre Israele cerca paesi per la ricollocazione dei palestinesi

Hamas valuta il rilascio di ostaggi per un cessate il fuoco durante l’Eid al-Fitr. Israele cerca paesi per la ricollocazione dei palestinesi di Gaza. Proteste contro Hamas nella Striscia

Crisi in Medio Oriente: Hamas valuta il rilascio di ostaggi per una tregua mentre Israele cerca paesi per la ricollocazione dei palestinesi

La situazione in Medio Oriente continua a essere estremamente delicata, con nuovi sviluppi che coinvolgono Hamas, Israele e la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Mentre i negoziati per una possibile tregua si intensificano, crescono le tensioni sia sul fronte militare che su quello politico.

Hamas valuta il rilascio di ostaggi per un cessate il fuoco

Secondo l’emittente pubblica israeliana Kan, alcuni membri di spicco di Hamas starebbero considerando il rilascio di un piccolo numero di ostaggi in cambio di una tregua temporanea che coinciderebbe con la festività di Eid al-Fitr, che segna la fine del Ramadan. L’Egitto, inoltre, si è detto ottimista su questa possibilità, come riportano alcuni funzionari egiziani, infatti, al Cairo proseguono i lavori per l’accelerazione dei negoziati. Fonti a conoscenza dei negoziati parlano dunque di una proposta che comprenderebbe  un cessate il fuoco temporaneo della durata di circa 50 giorni, in cambio del rilascio di cinque [ostaggi] israeliani e di alcuni prigionieri palestinesi.

Tuttavia, fonti vicine ai mediatori israeliani suggeriscono che la decisione di Hamas sia più legata alle recenti proteste scoppiate all’interno della Striscia di Gaza contro il gruppo islamista.

Parallelamente le manifestazioni e le proteste nella Striscia riflettono il crescente malcontento della popolazione per la guerra e le devastazioni subite.

Israele esplora opzioni per la ricollocazione dei palestinesi di Gaza

Israele avrebbe discusso con il Sud Sudan, la Somalia e l’Indonesia la possibilità di accogliere palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza.  L’idea di una ricollocazione su larga scala suscita forti critiche a livello internazionale. Molti osservatori, infatti, ritengono che possa configurarsi come un tentativo di deportazione forzata, mentre altri vedono in questa opzione un possibile scenario per alleviare la crisi umanitaria in corso.

La situazione sul campo: 921 morti da quando è ripresa l’offensiva

Il Ministero della Sanità di Gaza ha aggiornato il bilancio delle vittime: 921 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano dal 18 marzo, portando il numero totale di morti dall’inizio del conflitto il 7 ottobre 2023 a oltre 50.277.

Parallelamente, continuano le operazioni militari su larga scala. L’esercito israeliano (IDF) ha confermato di aver sparato su ambulanze nella Striscia, identificandole come “veicoli sospetti”. L’episodio, avvenuto a Rafah, ha suscitato indignazione internazionale, con Hamas che ha definito l’attacco un “crimine di guerra”.

Israele: fiducia nel governo Netanyahu ai minimi storici

Un sondaggio pubblicato da Channel 12 e riportato dal Times of Israel mostra che il 70% degli israeliani non si fida del governo di Benjamin Netanyahu. Anche tra gli elettori della coalizione di governo, solo il 51% ha dichiarato di avere ancora fiducia nell’operato dell’esecutivo.

Tra le principali criticità evidenziate dal sondaggio vi è la gestione del bilancio statale e la controversa riforma giudiziaria proposta dal governo, che ha spaccato l’opinione pubblica.

La crisi in Medio Oriente continua a evolversi rapidamente, con molteplici attori coinvolti in una complessa rete di interessi politici e militari. Da una parte, Hamas valuta una possibile apertura con il rilascio di ostaggi, ma è incalzato dal dissenso interno e dalla crescente pressione internazionale. Dall’altra, Israele prosegue le operazioni militari, mentre cerca soluzioni per la gestione della popolazione palestinese di Gaza.

Il futuro della regione dipenderà dalle prossime mosse diplomatiche e dalla capacità dei mediatori di negoziare un cessate il fuoco duraturo che possa portare stabilità in un’area segnata da anni di conflitti.

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