Conflitto a Gaza: attacchi israeliani a Khan Yunis, almeno 40 morti e oltre 60 feriti
Attacchi israeliani a Khan Yunis colpiscono una zona umanitaria causando oltre 40 morti. Hamas smentisce la presenza di combattenti. Unicef denuncia la distruzione delle scuole e migliaia di vittime tra studenti e insegnanti.
Conflitto a Gaza: attacchi israeliani a Khan Yunis, almeno 40 morti e oltre 60 feriti.
Il conflitto tra Israele e Hamas ha raggiunto un nuovo livello di intensità nella Striscia di Gaza, con attacchi aerei che hanno causato numerose vittime e feriti tra la popolazione civile. Nella notte, l’esercito israeliano ha condotto un bombardamento su Khan Yunis, una città situata nel sud di Gaza, prendendo di mira una zona designata come “umanitaria”, ossia un’area ritenuta sicura per i civili in fuga dai combattimenti. L’attacco ha causato almeno 40 morti e oltre 60 feriti, con molte persone ancora intrappolate sotto le macerie. Testimoni oculari hanno riferito di potenti esplosioni e fiamme che si levavano nel cielo, mentre volontari locali cercavano disperatamente di prestare soccorso. L’esercito israeliano ha dichiarato che l’operazione aveva come obiettivo un centro di comando di Hamas e che erano state adottate misure per ridurre il rischio di danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni di precisione e una lunga sorveglianza aerea. Tuttavia, Hamas ha respinto con forza le affermazioni israeliane, negando la presenza di propri combattenti nell’area colpita e accusando Israele di giustificare crimini contro civili innocenti.
La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è diventata sempre più critica, soprattutto per quanto riguarda l’istruzione. Secondo un rapporto dell’Unicef, 9.211 studenti e 397 insegnanti sono stati uccisi dall’inizio del conflitto, mentre 577 scuole sono state danneggiate o completamente distrutte. Questi dati riflettono l’entità della devastazione nelle infrastrutture educative di Gaza, dove il 53,5% degli edifici scolastici è stato utilizzato come rifugio per i civili sfollati. Il nuovo anno scolastico, che doveva iniziare questa settimana, è stato sospeso a tempo indeterminato a causa della situazione di sicurezza. L’Unicef ha lanciato un appello urgente per un cessate il fuoco duraturo e per la ricostruzione delle scuole, sottolineando l’importanza di garantire il diritto all’istruzione per le future generazioni di Gaza.
Nel frattempo, le tensioni sono aumentate anche a livello diplomatico. Un convoglio delle Nazioni Unite è stato fermato per oltre otto ore dalle forze israeliane nel nord di Gaza, con l’accusa che alcuni palestinesi non autorizzati fossero a bordo dei veicoli. Durante il fermo, i bulldozer israeliani hanno causato gravi danni ai veicoli del convoglio, che è stato poi rilasciato. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la sicurezza del loro personale, ribadendo che la protezione degli operatori umanitari è di massima priorità. Questo episodio riflette la complessità del contesto operativo a Gaza, dove l’accesso umanitario e la sicurezza dei soccorritori sono costantemente a rischio.
Sul piano politico, l’Egitto ha dato il via libera al presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), per attraversare il valico di Rafah e entrare a Gaza, a condizione che Israele approvi la visita. Questo sviluppo diplomatico, che potrebbe segnare un punto di svolta nei negoziati per un cessate il fuoco, evidenzia le delicate dinamiche politiche della regione, con l’Egitto che gioca un ruolo chiave come mediatore tra le parti in conflitto. La decisione finale spetterà al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Il conflitto ha avuto ripercussioni anche al di fuori di Gaza. In Siria, una serie di raid aerei israeliani ha colpito il distretto di Masyaf, causando la morte di 25 persone, tra cui 5 civili, 11 miliziani siriani filo-iraniani, 2 combattenti di Hezbollah libanesi, e 4 militari governativi siriani. Altri 32 individui sono rimasti feriti, alcuni dei quali in modo grave, il che potrebbe far aumentare il bilancio delle vittime nelle prossime ore.
Nel frattempo, in Giordania, si sono svolte le elezioni politiche sotto l’ombra del conflitto a Gaza. Quasi 5 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne in un contesto di forte tensione politica e sociale, con molti cittadini che hanno manifestato solidarietà a Hamas. Le elezioni rappresentano un importante banco di prova per il governo giordano, con un alto livello di partecipazione giovanile e femminile e un crescente sostegno alle fazioni islamiste di opposizione.
Infine, l’Iran ha duramente condannato Israele per il rifiuto di un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha accusato Israele di “aprire le porte dell’inferno” con la sua politica militare aggressiva, definendo il regime israeliano un “tumore cancerogeno” nella regione. L’Iran ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché condanni le azioni israeliane e adotti misure per fermare quello che ha descritto come “orribili crimini di guerra”.
Nel complesso, la situazione a Gaza rimane estremamente volatile, con una crisi umanitaria in continuo peggioramento e sforzi diplomatici che devono ancora portare a una soluzione sostenibile del conflitto.
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