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Cisgiordania, la dura presa di posizione di 14 Paesi occidentali: “Gli insediamenti israeliani violano il diritto internazionale e minano la pace”

Quattordici Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania e Regno Unito, condannano l’approvazione di 19 nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania: “Violano il diritto internazionale e mettono a rischio la soluzione dei due Stati”.

Cisgiordania, la dura presa di posizione di 14 Paesi occidentali: “Gli insediamenti israeliani violano il diritto internazionale e minano la pace”.

Si intensifica il fronte diplomatico internazionale contro la politica di espansione degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati. Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Islanda, Italia, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna hanno diffuso una dichiarazione congiunta di forte condanna dopo l’approvazione, da parte del gabinetto di sicurezza israeliano, di 19 nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata.

La presa di posizione arriva in un momento particolarmente delicato per l’equilibrio regionale, segnato dal conflitto in corso a Gaza, dalle difficoltà nel passaggio alla cosiddetta “fase 2” del piano per la Striscia e da un quadro di crescente tensione anche in Cisgiordania. Secondo i firmatari, la decisione del governo israeliano rappresenta non solo una violazione del diritto internazionale, ma anche un serio fattore di destabilizzazione che rischia di compromettere qualsiasi prospettiva di soluzione politica.

Nel documento, i 14 Paesi sottolineano come l’approvazione di nuovi insediamenti si inserisca in una più ampia intensificazione delle politiche di colonizzazione israeliane in Cisgiordania. Politiche che, secondo la comunità internazionale, vanno contro le risoluzioni delle Nazioni Unite e contro il principio, più volte ribadito, dell’inammissibilità dell’acquisizione di territori con la forza.

Particolare preoccupazione viene espressa per l’impatto che tali decisioni potrebbero avere sugli sforzi diplomatici in corso. L’espansione degli insediamenti, infatti, rischia di minare l’attuazione del Piano onnicomprensivo per Gaza e di rendere ancora più fragile il tentativo di avanzare verso una stabilizzazione del conflitto, aggravando le tensioni sul terreno e riducendo ulteriormente lo spazio per un negoziato credibile.

La dichiarazione congiunta ribadisce inoltre una netta opposizione a qualsiasi forma di annessione dei territori occupati e all’espansione delle politiche di insediamento, citando esplicitamente il controverso progetto E1, considerato da molti osservatori internazionali un punto critico perché potrebbe spezzare la continuità territoriale di un futuro Stato palestinese. L’approvazione di migliaia di nuove unità abitative, secondo i firmatari, rischia di compromettere in modo irreversibile la soluzione dei due Stati.

Nel testo viene anche rivolto un appello diretto a Israele affinché revochi la decisione e interrompa l’espansione degli insediamenti, richiamando esplicitamente la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che definisce gli insediamenti israeliani nei Territori occupati come privi di validità legale e come un ostacolo alla pace.

Al centro della dichiarazione resta il sostegno al diritto di autodeterminazione del popolo palestinese e la riaffermazione dell’impegno per una pace “onnicomprensiva, giusta e duratura”. I 14 Paesi riaffermano che l’unica prospettiva realistica per la sicurezza di Israele e per i diritti dei palestinesi resta una soluzione negoziata a due Stati, basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite e su confini sicuri e riconosciuti.

Una posizione che, pur non essendo nuova, assume un peso politico rilevante per l’ampiezza del fronte coinvolto e per il momento in cui viene espressa. In un contesto internazionale segnato da profonde divisioni sul conflitto israelo-palestinese, la dichiarazione rappresenta un tentativo di riaffermare un quadro di riferimento comune e di riportare al centro il diritto internazionale come base per qualsiasi soluzione futura.

Dichiarazione di Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Islanda, Italia, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna sulla Cisgiordania

“Noi, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Islanda, Italia, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna, condanniamo l’approvazione da parte del gabinetto di sicurezza israeliano di 19 nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata.

Ricordiamo che queste azioni unilaterali, nel quadro di una più ampia intensificazione delle politiche di insediamento in Cisgiordania, non solo violano il diritto internazionale, ma rischiano anche di alimentare l’instabilità. Esse rischiano di compromettere l’attuazione del Piano onnicomprensivo per Gaza, nel contesto degli sforzi per avanzare verso la fase 2, e di minare le prospettive di pace e sicurezza a lungo termine in tutta la regione.

Ribadiamo la nostra netta opposizione a qualsiasi forma di annessione e all’espansione delle politiche di insediamento, inclusa l’approvazione dell’insediamento E1 e di migliaia di nuove unità abitative.

Esortiamo Israele a revocare questa decisione, così come l’espansione degli insediamenti, in conformità con la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Siamo risoluti nel nostro sostegno al diritto di autodeterminazione dei palestinesi. Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per una pace onnicomprensiva, giusta e duratura, basata sulla soluzione dei due Stati, secondo le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, entro confini sicuri e riconosciuti. Riaffermiamo che non esiste alternativa a una soluzione a due Stati negoziata”.

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