Cisgiordania, Francia, Germania, Italia e Regno Unito lanciano un appello congiunto: “fermare subito la violenza dei coloni”.
Quattro Paesi europei condannano l’escalation di violenza in Cisgiordania, chiedono a Israele azioni concrete contro gli attacchi dei coloni e rilanciano la necessità urgente della soluzione a due Stati.
Cisgiordania, Francia, Germania, Italia e Regno Unito lanciano un appello congiunto: “fermare subito la violenza dei coloni”.
Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui esprimono “ferma condanna” per il crescente numero di attacchi compiuti da coloni israeliani contro civili palestinesi in Cisgiordania, definendo l’escalation “un grave fattore di destabilizzazione” per la regione e per gli sforzi diplomatici in corso.
Allarme OCHA: attacchi ai massimi livelli
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nel mese di ottobre si sono registrati 264 episodi di violenza, il numero più alto riportato in un singolo mese da quando l’ONU ha iniziato a monitorare sistematicamente questo fenomeno, nel 2006.
I quattro Paesi sottolineano che tali azioni “seminano timore tra la popolazione civile, ostacolano il processo di pace e compromettono la sicurezza dello stesso Stato di Israele”.
Pressione internazionale su Israele: “Tradurre le condanne in atti concreti”
I ministri degli Esteri dei quattro Stati chiedono al Governo israeliano di adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e di garantire la protezione della popolazione palestinese nei territori occupati. La nota richiama, inoltre, le recenti prese di posizione del Presidente Herzog e del Primo Ministro Netanyahu contro la violenza dei coloni, invitando l’esecutivo a “tradurre tali dichiarazioni in misure operative”.
Il documento sollecita l’avvio di procedimenti giudiziari contro i responsabili degli attacchi e interventi mirati ad affrontarne le cause strutturali.
Insediamenti e annessione: “Invertire immediatamente la rotta”
La dichiarazione ribadisce la netta opposizione dei quattro Paesi a qualsiasi forma di annessione — totale, parziale o de facto — della Cisgiordania e denuncia l’accelerazione delle politiche di insediamento. Nel testo si richiama in particolare l’approvazione dell’insediamento E1 nell’agosto 2025, definito un progetto che “frammenterebbe la Cisgiordania”, e la recente autorizzazione di oltre 3.000 nuovi progetti abitativi, che portano il numero complessivo di unità approvate dall’inizio dell’anno a 28.000, un record storico.
I governi europei invitano Israele a “invertire immediatamente questa politica”.
Fondi fiscali trattenuti: “Rischio collasso finanziario dell’Autorità Palestinese”
La dichiarazione critica anche la decisione israeliana di continuare a trattenere i ricavi fiscali spettanti all’Autorità Palestinese, definendola “ingiustificabile”. Secondo i ministri, lo sblocco dei fondi, il rafforzamento delle relazioni bancarie bilaterali e l’aumento dei trasferimenti in shekel sono passaggi indispensabili per garantire servizi essenziali ai cittadini palestinesi e per preservare la stabilità istituzionale dell’Autorità Palestinese.
Un eventuale collasso finanziario, avvertono, avrebbe “serie conseguenze per la stabilità regionale e per la sicurezza di Israele”.
Rilancio della soluzione a due Stati
Il testo si conclude riaffermando l’impegno dei quattro Paesi per una soluzione negoziata del conflitto basata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici. Una prospettiva che, si precisa, “resta l’unica via percorribile” per garantire pace, sicurezza e riconoscimento reciproco.
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