Cina-Taiwan, nuova escalation nello Stretto: Pechino avvia esercitazioni con munizioni vere attorno all’isola.
Esercitazioni cinesi con munizioni vere e simulazione del blocco navale: cresce la pressione militare su Taiwan e l’allarme nella comunità internazionale.
Cina-Taiwan, nuova escalation nello Stretto: Pechino avvia esercitazioni con munizioni vere attorno all’isola.
La tensione tra Cina e Taiwan torna a salire bruscamente dopo l’annuncio di nuove esercitazioni militari cinesi con munizioni vere attorno all’isola. Pechino ha definito le manovre un test della “prontezza al combattimento” e un “serio avvertimento” contro qualsiasi tentativo di indipendenza di Taipei, mentre il governo taiwanese ha reagito denunciando una pericolosa strategia di intimidazione militare e disponendo un immediato rafforzamento delle proprie difese.
Le manovre dell’Esercito popolare di liberazione
Secondo quanto comunicato dal Comando del Teatro Orientale dell’Esercito popolare di liberazione, la Cina ha avviato un articolato ciclo di esercitazioni militari attorno a Taiwan impiegando un ampio ventaglio di assetti operativi. Le attività coinvolgono cacciatorpediniere, fregate, caccia, bombardieri e droni e comprendono sessioni di addestramento con munizioni vere contro bersagli marittimi posizionati a nord e a sud-ovest dell’isola. Le manovre sono finalizzate a verificare il coordinamento tra forze navali e aeree, la capacità di controllo delle aree circostanti e la prontezza operativa delle unità impegnate in scenari complessi.
“Missione Giustizia 2025” e la simulazione del blocco
Le esercitazioni, denominate “Missione Giustizia 2025”, si articolano in cinque aree operative che circondano Taiwan: lo Stretto di Taiwan e le zone a nord, sud-ovest, sud-est ed est dell’isola. Analisti militari sottolineano come questo tipo di manovre rappresenti una simulazione sempre più realistica di quello che potrebbe essere uno scenario di crisi reale, basato su un blocco navale e aereo volto a isolare economicamente e militarmente Taipei, impedendo al contempo eventuali interventi esterni.
L’avvistamento delle navi della guardia costiera cinese
Ad alimentare ulteriormente la preoccupazione a Taipei è stata la segnalazione della presenza di 28 navi della guardia costiera cinese nelle immediate vicinanze delle acque territoriali taiwanesi. Le autorità locali hanno riferito che le imbarcazioni sono state individuate al largo delle coste settentrionali e orientali dell’isola, spingendo la guardia costiera di Taiwan a schierare unità di grandi dimensioni e mezzi di supporto per monitorare la situazione e predisporre risposte rapide in caso di escalation.
La dura condanna di Taiwan
Il governo di Taipei ha reagito con fermezza, definendo le manovre cinesi “provocazioni irrazionali” e “molestie militari”. In una nota ufficiale, l’Ufficio presidenziale ha ribadito che l’uso della forza e dell’intimidazione viola le norme internazionali e mina la stabilità regionale. Il ministero della Difesa ha annunciato l’attivazione di un centro di risposta e il dispiegamento di forze “adeguate” per proteggere la sovranità, la democrazia e la libertà dell’isola, sottolineando che la difesa dello status quo non può essere considerata una provocazione.
L’avvertimento di Pechino alle “forze esterne”
Parallelamente alle esercitazioni, la leadership cinese ha lanciato un monito diretto alle cosiddette “forze esterne” che sostengono Taiwan. Il portavoce del ministero degli Esteri ha ribadito che qualsiasi tentativo di ostacolare l’unificazione con la Cina continentale è destinato al fallimento. Un riferimento implicito, ma chiaro agli Stati Uniti, principali garanti della sicurezza di Taiwan, e al Giappone, che negli ultimi mesi ha assunto posizioni più esplicite sulla difesa dell’isola in caso di conflitto.
Il contesto internazionale e la vendita di armi a Taipei
La dimostrazione di forza cinese arriva in un momento particolarmente delicato, segnato da una massiccia vendita di armi statunitensi a Taiwan, per un valore complessivo che supera i 10 miliardi di dollari. Pechino considera queste forniture una grave ingerenza nella propria sovranità, mentre Washington richiama le proprie leggi interne che la obbligano ad assistere Taipei nella difesa. Un equilibrio fragile che continua a essere uno dei principali fattori di instabilità geopolitica nell’area indo-pacifica.
L’eredità della crisi del 2022 e il fattore politico
Le attuali esercitazioni si inseriscono in una tendenza di lungo periodo. Dal 2022, anno della visita a Taipei dell’allora speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi, la Cina ha intensificato le manovre di accerchiamento attorno all’isola. Quella visita, interpretata da Pechino come una sfida diretta, aveva segnato un punto di svolta nei rapporti tra le due sponde dello Stretto. Oggi, sotto la guida del presidente Xi Jinping, le esercitazioni assumono anche una valenza interna, mostrando compattezza e forza dopo recenti riorganizzazioni ai vertici militari.
Propaganda e guerra psicologica
Come già avvenuto in passato, le manovre sono accompagnate da una massiccia campagna di comunicazione sui social e sui media statali cinesi. Video e immagini diffusi online mostrano scenari futuristici e messaggi simbolici volti a esaltare la potenza militare di Pechino e a inviare un chiaro segnale di deterrenza, non solo a Taiwan, ma anche ai suoi potenziali alleati.
Un equilibrio sempre più fragile nello Stretto
Mentre Taiwan mantiene una linea prudente, evitando risposte dirette che possano degenerare in uno scontro aperto, la comunità internazionale osserva con crescente apprensione. Le esercitazioni con munizioni vere e la simulazione del blocco dei porti evidenziano quanto lo Stretto di Taiwan resti uno dei punti più caldi del panorama geopolitico globale, dove ogni mossa rischia di avere conseguenze ben oltre la regione.
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