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Chernobyl, scudo compromesso: “la cupola non isola più le radiazioni”. L’Aiea avverte: riparazioni urgenti.

L’ispezione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica rivela danni gravi al New Safe Confinement: compromessa la capacità di contenimento. L’Ucraina accusa Mosca, mentre la guerra intensifica i rischi sul sito del disastro nucleare del 1986.

Chernobyl, scudo compromesso: “la cupola non isola più le radiazioni”. L’Aiea avverte: riparazioni urgenti.

L’allerta internazionale sulla sicurezza della centrale nucleare di Chernobyl torna a crescere con intensità drammatica. A lanciare l’allarme è l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), secondo cui la cupola protettiva costruita per sigillare il reattore numero quattro, epicentro del più grave incidente nucleare della storia, ha subito danni così seri da non riuscire più a garantire la sua funzione primaria: impedire la fuoriuscita di radiazioni. Le conclusioni arrivano in un momento particolarmente delicato per il Paese, mentre la guerra entra nel giorno 1.382 con nuovi e massicci bombardamenti russi.

L’ispezione dell’Aiea e il deterioramento della cupola

La settimana scorsa una squadra di esperti dell’Agenzia ha concluso un’ispezione completa al “New Safe Confinement”, il gigantesco involucro d’acciaio e cemento scorrevole installato tra il 2016 e il 2019 per inglobare il vecchio sarcofago. Il direttore generale Rafael Grossi ha spiegato che il rivestimento ha “perso le sue principali funzioni di sicurezza”, inclusa la capacità di contenimento, anche se le strutture portanti e i sistemi di monitoraggio non risultano compromessi in modo permanente. Sono già state eseguite alcune riparazioni di emergenza, ma l’Aiea ha precisato che non bastano: serve un intervento completo e tempestivo per impedire ulteriori deterioramenti della struttura e scongiurare il rischio che nuove infiltrazioni o cedimenti possano causare fughe radioattive.

L’attacco con drone del 14 febbraio e l’incendio sul sito nucleare

L’attuale crisi deriva da un attacco avvenuto il 14 febbraio, quando un drone con testata esplosiva ha colpito il tetto della cupola, provocando un incendio e aprendo una breccia nella superficie metallica. L’Ucraina ha immediatamente attribuito la responsabilità alla Russia, diffondendo un video che mostrava l’impatto e le fiamme divampate nella struttura; dall’altra parte, Mosca ha respinto ogni addebito. All’epoca l’Aiea aveva rassicurato che i livelli di radiazione erano rimasti stabili, ma, dopo l’ispezione approfondita, è emerso che nonostante l’assenza di perdite radioattive l’integrità dello scudo è gravemente compromessa.

La nascita del New Safe Confinement e il suo ruolo strategico

La cupola danneggiata è il cosiddetto New Safe Confinement, erede del sarcofago costruito in fretta e furia nel 1986 dopo l’esplosione del reattore 4. Progettata per durare cento anni, la nuova struttura è un colossale arco in acciaio di 36.000 tonnellate, realizzato grazie a un consorzio internazionale finanziato da 40 Paesi e costato circa due miliardi di euro. Il suo scopo è impedire ogni rilascio di materiale radioattivo e consentire, nel lungo periodo, lo smantellamento in sicurezza del vecchio reattore. La guerra ha, però, complicato ogni attività di manutenzione e monitoraggio: già nel 2022 le truppe russe avevano occupato per oltre un mese l’area della centrale, interrompendo o rallentando operazioni critiche e aggravando le vulnerabilità dell’intero complesso.

Chernobyl oggi: un sito fragile nel pieno della guerra

La situazione odierna rende ancora più evidente quanto la guerra stia mettendo a rischio non solo l’Ucraina, ma la sicurezza nucleare dell’intera Europa. L’Aiea ha confermato che i sistemi di controllo della cupola non sono stati danneggiati in modo irreversibile, ma l’incapacità attuale della struttura di garantire il contenimento delle radiazioni rappresenta un pericolo che richiede interventi immediati. Ogni ulteriore attacco, vibrazione o stress meccanico potrebbe amplificare i danni, mentre la prosecuzione del conflitto rende estremamente complesso pianificare riparazioni su larga scala, che richiederebbero una collaborazione internazionale stabile e operazioni di enorme delicatezza.

Il contesto militare: bombardamenti notturni e tensione crescente

L’allarme sulla cupola arriva in parallelo a nuovi bombardamenti russi su larga scala. Nella notte, secondo fonti ucraine, missili ipersonici e droni d’attacco hanno colpito diverse regioni del Paese, confermando l’intensificazione delle operazioni russe nelle ultime settimane. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, consapevole della portata potenzialmente catastrofica delle minacce nucleari e militari congiunte, sarà a Londra l’8 dicembre per un vertice con il premier britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Il dossier Chernobyl sarà inevitabilmente uno dei punti più urgenti sul tavolo.

Le conseguenze potenziali e l’urgenza degli interventi

Secondo l’Aiea, l’attuale incapacità dello scudo di contenere eventuali perdite dalle componenti interne del reattore rende il sito vulnerabile a scenari peggiori. Non si registrano, al momento, fughe radioattive né anomalie nei livelli esterni di radiazione, ma la perdita della barriera di contenimento rappresenta un rischio strutturale. Un nuovo attacco – o anche un semplice cedimento dovuto all’esposizione agli agenti atmosferici – potrebbe trasformarsi in un’emergenza nucleare su scala continentale. Per questo gli esperti dell’Agenzia insistono sulla necessità di completare le riparazioni, non solo per tamponare i danni già presenti, ma anche per assicurare la stabilità dello scudo nell’arco dei decenni.

Il peso della memoria e la fragilità del presente

Il disastro di Chernobyl del 1986 continua a esercitare un’ombra lunga sulla storia europea e mondiale. All’epoca l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica e la nube radioattiva raggiunse gran parte del continente. Ancora oggi non esiste una stima definitiva delle vittime.

La costruzione del nuovo involucro di sicurezza avrebbe dovuto rappresentare la chiusura definitiva di un capitolo tragico, garantendo un secolo di protezione. L’attacco del febbraio scorso e l’impossibilità attuale di effettuare una manutenzione completa hanno invece riportato Chernobyl al centro delle preoccupazioni globali, dimostrando come la guerra possa risvegliare rischi che si credevano ormai controllati.

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